Francia-Vaticano, Parolin: piena collaborazione nel rispetto delle due parti
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“Cordialità” e “stima” sono le parole che il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e il premier francese Jean Castex hanno usato per definire i rapporti tra Francia e Santa Sede, a cent’anni dal ristabilimento delle relazioni diplomatiche nel maggio 1921. Cent’anni segnati anche da crisi e incomprensioni - e non solo durante il secolo scorso - sulle quali, tuttavia, ha sempre prevalso un dialogo solido e una fiducia “costante nel tempo e indubbiamente reciproca”. Il cardinale e il primo ministro, ricevuto in mattinata in udienza in Vaticano da Papa Francesco, si sono incontrati ieri pomeriggio a Villa Bonaparte, sede dell’Ambasciata francese presso la Santa Sede, per celebrare il centenario del riallacciamento dei rapporti bilaterali dopo un’interruzione di diciassette anni, dall’inizio del XX secolo fino agli anni dopo la fine della Prima Guerra mondiale.
La questione abusi
“Questa è l’ultima linea retta di una storia molto lunga”, ha esordito Parolin. Dal 1921 “un clima di cordialità” caratterizza le relazioni tra Santa Sede e Repubblica francese, ha detto il segretario di Stato vaticano, che non ha mancato di fare cenno al diverso approccio della Chiesa in Francia nei confronti dello Stato e della sua laicità, richiamando le parole di Papa Francesco e il sogno di “un’Europa sanamente laica, dove Dio e Cesare siano distinti ma non contrapposti”. Un cenno è andato anche al recente rapporto pubblicato dalla Ciase che ha rivelato numerosi e ripetuti abusi su minori da parte di membri clero lungo settant’anni. In merito a questa tematica dolorosa, il cardinale Parolin ha ribadito l’impegno della Chiesa francese “ancora più forte e determinato, in piena collaborazione con le autorità civili”, sempre però “rispettando la natura, la missione e la struttura sacramentale della Chiesa che le sono proprie”.
Impegno per la pace in Medio Oriente
Nel suo intervento, Parolin ha voluto rilevare inoltre le tante e fruttuose “conseguenze delle relazioni” tra Francia e Santa Sede: dal rispetto dei diritti umani alla promozione della pace e della stabilità, dalla protezione delle minoranze religiose al dialogo interreligioso, senza dimenticare il tema dell’ambiente, con la Cop21 di Parigi del 2015 alla quale l’enciclica Laudato si’ ha dato forte impulso. Ma è in particolare sul Medio Oriente che la collaborazione tra la diplomazia vaticana e quella francese registra una forte sintonia, con il “desiderio” da entrambe le parti di “contribuire alla pace e alla stabilità in un Medio Oriente multi-fede, rispettoso delle libertà religiose e dei diritti umani fondamentali”. Oggi, ha detto il segretario di Stato vaticano, “ognuno di noi, operando nel proprio campo di competenza, vuole dare il proprio contributo alla ricostruzione dei Paesi della regione, duramente provati dalla guerra e dalla violenza, dove diverse comunità religiose convivono da secoli”. Ed è in particolare la situazione del Libano a destare maggiore preoccupazione. “Fondamentalmente - ha aggiunto il porporato - la Francia e la Santa Sede condividono responsabilità globali nel mondo, anche se le esercitiamo con mezzi diversi e con obiettivi diversi”.
Legge e laicità
Da parte sua, Castex si è ampiamente soffermato nel suo intervento sulla questione della laicità, ricordando che la legge di separazione tra Chiesa e Stato del 1905 ha di fatto messo fine a sette secoli di gallicanesimo, restituendo alla Chiesa la totale libertà. “La laicità - ha detto il primo ministro - lungi dall’essere, come alcuni pretendono di credere, un mezzo per escludere la religione dallo spazio sociale e dal dibattito pubblico, delimita semplicemente gli ambiti di intervento dello Stato da un lato e della religione dall’altro. Non si tratta di un conflitto di trascendenza - ha sottolineato - ma semplicemente di restituire alla Repubblica ciò che appartiene alla Repubblica e a Dio ciò che appartiene a Dio”. Castex ha anche voluto rassicurare sulle conseguenze della legge sui principi della Repubblica, affermando che lo statuto delle associazioni religiose e diocesane è stato modernizzato e rafforzato. Al contempo, sulla problematica degli abusi, ha detto che spetta ora alla Chiesa “trovare le risposte necessarie”, ma ci ha tenuto a sottolineare che la separazione tra Chiesa-Stato “non è affatto la separazione tra Chiesa e Legge”.
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