Rifugiati, Santa Sede: i muri non sono la soluzione, acutizzano la sofferenza
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
É innegabile che la pandemia, in riferimento alla situazione dei rifugiati, “ha ritardato il raggiungimento di soluzioni durevoli” ma, allo stesso tempo, ha anche contribuito a “richiamare l'attenzione su parti del sistema di protezione internazionale che hanno bisogno di essere rafforzate e riformate”. Lo ha sottolineato il cardinale Michael Czerny, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, intervenendo nella giornata del 15 dicembre a Ginevra ad un incontro organizzato dall’Unhcr. Resta il pericolo, ha aggiunto il porporato, di restare “indifferenti alla sofferenza dei rifugiati e di innumerevoli altri”: “sopraffatti dal numero sempre crescente di sfollati, è facile dimenticare che si tratta di persone e famiglie umane in cerca di sicurezza e di pace”.
Dobbiamo risvegliare cuori sordi
Il cardinale Michael Czerny ha poi ricordato le parole pronunciate lo scorso 5 dicembre da Papa Francesco durante la visita al Centro di accoglienza e di identificazione a Mytilene, in Grecia: è “una crisi umanitaria che riguarda tutti”. “La pandemia - ha aggiunto in quell’occasione il Pontefice - ci ha colpiti globalmente, ci ha fatti sentire tutti sulla stessa barca, ci ha fatto provare che cosa significa avere le stesse paure. Abbiamo capito che le grandi questioni vanno affrontate insieme, perché al mondo d’oggi le soluzioni frammentate sono inadeguate”. Questo significa, ha ribadito il cardinale Czerny, che “non possiamo voltarci dall’altra parte” e negare “la nostra comune umanità o ignorare coloro che soffrono”. “Dobbiamo invece scuoterci dall'individualismo che esclude gli altri e risvegliare i cuori sordi alle necessità dei nostri fratelli”.
Non muri ma soluzioni durature
“Costruire muri - ha sottolineato il sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati - non ci avvicinerà a soluzioni reali e sostenibili”. “Esacerbano solo la sofferenza umana e il conflitto”. Si devono invece riconoscere “la generosità e la solidarietà dimostrate dai Paesi che continuano ad accogliere e ospitare gli sfollati”. La via da seguire è dunque quella della “fraternità e della solidarietà umana”. Una via non percorribile senza “la stretta collaborazione della società civile”, di organizzazioni religiose e delle Chiese locali. Il porporato ha espresso infine gratitudine “a quei Paesi che hanno preso impegni concreti, in particolare nell'aumentare le quote di reinsediamento e nel garantire l'istruzione ai giovani rifugiati”. Prevenzione, protezione e soluzioni durature sono inevitabilmente interconnesse. “Se una fallisce - ha concluso il cardinale Czerny - le altre non possono funzionare”.
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