Santa Sede: scandaloso l’aumento delle spese militari di fronte alla povertà
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Di fronte a una pandemia mondiale, alla gravità delle crisi sociali ed economiche e agli effetti sempre più gravi del cambiamento climatico globale, è scandaloso che le spese militari continuino ad aumentare, distogliendo potenziali risorse dall'affrontare povertà, disuguaglianza, ingiustizia, istruzione e salute. E’ il drammatico richiamo di monsignor John D. Putzer, incaricato d'affari ad interim presso la Missione di Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra e capo delegazione della Santa Sede alla sesta Conferenza di revisione della Convenzione sulla proibizione o la limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati (CCW), dal 13 al 17 dicembre 2021.
Disarmo, sviluppo e pace
Quanti morti, feriti e disabili saranno necessari prima di condannare un certo comportamento militare perché inaccettabile? È la terribile domanda che pone Putzer, spiegando che disarmo, sviluppo e pace sono tre questioni interdipendenti. Collegare la sicurezza nazionale all'accumulo di armi è una falsa "logica", aggiunge, precisando che sicurezza e pace internazionali sono meglio raggiunte attraverso la promozione di una cultura del dialogo e della cooperazione, attraverso l'educazione alla pace e non attraverso una corsa agli armamenti in cui sono sempre e inevitabilmente i civili a pagare il prezzo più alto. La Santa Sede esprime preoccupazione per la sicurezza delle popolazioni locali, ma anche a livello nazionale e regionale, a causa dei residuati bellici esplosivi, del traffico illecito di armi leggere e di piccolo calibro, nonché di armi esplosive che sono diventate sempre meno "convenzionali" e sempre più "armi di distruzione di massa" e di spostamento, devastando città, scuole, ospedali, luoghi di culto e infrastrutture di base per la popolazione civile. L’esortazione è quindi a “perseguire ogni sforzo che possa contribuire ad un progresso verso un disarmo generale e completo sotto un rigoroso ed efficace controllo internazionale", come affermato nel preambolo della CCW.
Il Papa, le armi non sono la strada
“La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”, scrive Francesco nella Fratelli tutti, parole più volte riprese da lui stesso per ribadire che la guerra non è mai utile e che, come indicato anche all’Angelus di domenica 12 dicembre, “le armi non sono la strada”. Restano però evidenti le terribili cifre che raccontano di un raddoppio, dal 2000 ad oggi, della spesa militare a livello globale, arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari statunitensi all'anno. C’è poi la statistica che “addolora” dice Francesco, quella che dimostra come nell’anno in corso siano state fabbricate più armi di quello precedente.
Cresce la voglia di armi
Il Papa, ritiene don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, “ricorda sempre che le armi non sono una strada perché si rischia di entrare in quella logica che con le armi si è più sicuri. E il Papa ci ricorda che non è così”. Don Sacco guarda nello specifico all’Italia, dove i dati dicono che nel 2022 verrà speso il 3% in più rispetto al 2021 e che, in tre anni, la percentuale è aumentata del 20%. Questo significa che, “nonostante la pandemia e le tragedie, la voglia di armi cresce da parte di chi ha dei grossi interessi, non della gente”.
Il primo anno del Trattato contro le armi nucleari
Nel mondo sono in atto oltre 360 conflitti e 22 guerre ad alta intensità, anche dimenticate, dettate dagli interessi legati alle armi, così come alle materie prime, come l'acqua, il petrolio o il gas, e se prevale la logica degli interessi, avverte Sacco, “le lobby delle armi vanno a nozze e i poveri pagheranno sempre più il conto”. Il prossimo 22 gennaio si celebrerà il primo anno dell’entrata in vigore del Trattato contro le armi nucleari, firmato da 50 Paesi, da quelli più piccoli, non dalle cosiddette superpotenze. Ma questo anniversario è però uno dei segni di speranza che, “anche se piccoli – conclude don Sacco – ci sono”.
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