Ucraina, Gallagher: tutti sconfitti dalla guerra, tutti responsabili della pace
Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
“Raccolti in preghiera imploriamo la pace per l’Ucraina”. I fedeli presenti nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma hanno risposto, ieri sera, all'invito di Papa Francesco che in mattinata nel corso dell'udienza generale, aveva pregato chiedendo alla cristianità di fare altrettanto, perché nel cuore dell'Europa sull’odio e sulle minacce prevalga la fratellanza. “Tacciano i venti guerra, siano le ferite, uomini donne e bambini siano preservati dall’orrore del conflitto”: le preghiere dei fedeli sono raccolte dalla riflessione dall'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, che ha presieduto la celebrazione organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio. “Siamo in comunione col Papa affinché ogni iniziativa sia a servizio della fratellanza umana”. Nelle sue parole in evidenza innanzitutto la drammaticità dei conflitti e la disparità che c’è tra chi li decide e chi li subisce, tra chi li porta avanti in modo sistematico e chi ne patisce il dolore.
È scandaloso vedere soffrire tante vittime inermi
Sappiamo, osserva monsignor Gallagher, quanto la guerra è drammatica e le sue conseguenze gravi: “Sono situazioni dolorose che privano tanti uomini perfino dei più fondamentali diritti”. Ma ancor più scandaloso, afferma, “è vedere che a soffrire di più a causa dei conflitti non sono quelli che decidono se avviarli o no, ma sono soprattutto quelli che ne sono solo vittime inermi”.
Tanti i conflitti calcolati attentamente
Quanta tristezza - evidenzia ancora il presule - nella "lacerazione" di popolazioni intere causata dalla “mano dell’uomo”, da “azioni calcolate attentamente e portate avanti n modo sistematico”, e non da “uno scatto di ira”, o “da disastri naturali o fatti fuori del potere umano”.
Fratelli di chi soffre e di chi causa sofferenza
Sono scenari tanto diffusi oggi, nota il segretario per i Rapporti con gli Stati, che non possono non farci riconoscere tutti quanti “sconfitti” nella nostra umanità e insieme tutti “congiuntamente responsabili per la promozione della pace”. Ma Dio ci ha resi fratelli e dunque, coscienti di questo scenario e portando nel cuore il dramma dei “conflitti che lacerano” il mondo, ci riconosciamo come fratelli sia di quelli che li causano, sia di quelli che ne soffrono le conseguenze, e in Gesù Cristo presentiamo al Padre sia la “grave responsabilità dei primi sia il dolore degli ultimi”. Per tutti invochiamo dal Signore il dono della pace.
La pace rinasca nei cuori, non attenda gli accordi
Invochiamo la pace ma - sottolinea monsignor Gallagher - “senza limitarci ad aspettare che siano raggiunti e rispettati accordi e tregue, ma implorando e impegnandoci perché in noi stessi e in tutti i cuori rinasca l’uomo nuovo”, unificato in Cristo "che vive in pace e crede nella forza della pace”. La pace è contagiosa, ripete monsignor Gallagher, citando le parole del Papa al Corpo diplomatico, si propaga dal cuore di chi la desidera, al mondo intero. Da qui l’invocazione finale: “Che lo Spirito Santo renda tutti gli uomini, soprattutto i responsabili delle nazioni, operatori di pace”.
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