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Stefano Zamagni, presidente della Pontificia accademia delle Scienze sociali Stefano Zamagni, presidente della Pontificia accademia delle Scienze sociali 

Zamagni: pagare le tasse è un dovere morale

Il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali commenta il recente discorso di Papa Francesco ad una delegazione dell’Agenzia delle Entrate italiana e spiega che l’evasione fiscale genera ingiustizia: “I soldi delle tasse vanno amministrati bene. Attenzione ai paradisi fiscali dell’Europa: l’elusione è il male peggiore”. E suggerisce di tassare di più le rendite che i salari

Federico Piana - Città del Vaticano

“L’evasione fiscale non è soltanto un reato ma anche un peccato”. Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, sottolinea la sua piena sintonia con il discorso che Papa Francesco ha rivolto, nell’udienza del 31 gennaio ad una delegazione dell’Agenzia delle Entrate italiana mettendo in evidenza che le tasse giuste tutelano i poveri e gli ultimi. “Bisogna sfatare il mito secondo il quale evadendo le tasse si fa un dispetto allo Stato: il dispetto lo si fa ai nostri fratelli perché così non si contribuisce alla produzione di quei beni e servizi che vanno catalogati sotto l’etichetta del bene comune”, afferma con determinazione l'economista.

Ascolta l'intervista con Stefano Zamagni

Qual è l'altro aspetto di questo tema che merita particolare attenzione, secondo lei?

Le tasse vanno amministrate bene. Prima cosa, rispettando il criterio dell’equità, ma non sempre ciò avviene. E poi bisogna spendere al meglio questi soldi. Perché lo Stato non può usare i soldi delle tasse per raggiungere obiettivi che non sono di primaria rilevanza. Si crea un danno enorme quando i cittadini vengono a sapere che il loro Stato ha sperperato i denari delle tasse: la funzione contributiva del cittadino viene delegittimata e così si perde la fiducia.

C’è anche un terzo punto che va preso in considerazione… 

Certamente, lo afferma il Papa nel suo discorso: a preoccupare non c’è solo l’evasione ma anche l’elusione che per molti aspetti è anche peggiore. Mentre l’evasione è un reato perseguibile a termini di legge, l’elusione non lo è. E qual è la forma più ignobile e grave di elusione? Sono i paradisi fiscali. Chi porta i capitali nei paradisi fiscali non va incontro alle sanzioni di legge perché è la legge stessa che lo consente. L’elusione toglie risorse economiche a quelle comunità dove il reddito, dal quale si sottraggono le tasse, è stato generato. E tutto questo pone un grosso problema all’Unione Europea nella quale ci sono quattro Paesi che hanno la caratteristica di essere paradisi fiscali: Olanda, Irlanda, Lussemburgo e Malta. Così si rompe la solidarietà.

Insomma, bisogna trovare dei sistemi per usare bene il denaro delle tasse?

Sì. Ma soprattutto occorre mettere al centro dei nostri sistemi fiscali un principio: le tasse vanno fatte pagare in primis ai soggetti improduttivi e meno a quelli produttivi. Ora, in molti Paesi compresa l’Italia, si tassano molto meno le rendite che i salari ed i profitti. Basta vedere quanto è tassato il reddito di un lavoratore. I soggetti che non contribuiscono alla creazione di valore devono essere tassati di più. Se non lo facciamo, continuiamo a produrre ingiustizie ed inefficienze.

Le tasse servono veramente anche per la ridistribuzione della ricchezza?

Sicuramente, lo strumento fiscale è di primaria importanza nelle politiche ridistributive ma bisogna aggiungere che oggi le politiche ridistributive non sono più sufficienti per ottenere maggiore giustizia sociale. La strada, invece, è quella di impegnarsi nelle politiche pre-distributive. Ad esempio, se un disoccupato perde il lavoro deve essere aiutato a mettersi di nuovo nel circuito produttivo prima di accedere alle politiche redistributive.

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03 febbraio 2022, 10:00