Czerny: equa distribuzione dell’acqua, per evitare futuri conflitti
Giancarlo La Vella e Benedict Mayaki – Città del Vaticano
L’acqua è un bene prezioso per la vita dell’essere umano e di tutte le specie viventi, per questo è necessario che si equamente distribuito e che ne venga promosso l’accesso soprattutto in quei Paesi atavicamente colpiti dalla scarsità del liquido. L’acqua sta diventando sempre meno accessibile anche nelle zone del mondo dove prima era in abbondanza e per questo c’è il rischio che l’accesso alle fonti possa diventare in futuro motivo di nuovi conflitti.
Di questo si sta parlando a Dakar, dove è in corso il 9° Forum internazionale sul tema “Sicurezza dell’acqua per la pace e lo sviluppo”, al quale partecipa il cardinale Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale che, in apertura ha letto ai partecipanti il messaggio di Papa Francesco.
Dialogo e rispetto per risolvere i conflitti sull’acqua
Il porporato sostiene la necessità che la comunità internazionale, governi, società civile e organizzazioni si impegnino per evitare che l’acqua diventi motivo di nuovi conflitti.
Qual è l'importanza di questo Forum guardando alla possibilità di promuovere la pace e lo sviluppo nel mondo?
Penso che tutti siamo molto preoccupati della pace nel mondo oggi a causa della guerra in Ucraina. Perciò è interessante soffermarsi su questa Conferenza che ha l'obiettivo della pace e dello sviluppo mentre c’è questa guerra che bisogna fermare immediatamente. E’ necessario però anticipare altre guerre che si stanno preparando, ad esempio i conflitti sull'acqua. Lavorare perché si assicuri l'acqua che è un bene essenziale per lo sviluppo, indispensabile per la pace, come ci ha insegnato San Paolo.
La Giornata mondiale dell'acqua mette l'accento su 2 miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua pulita. Come la Chiesa contribuisce a migliorare le condizioni di vita di un numero così elevato di persone?
La Chiesa lo fa in maniera multipla. Ci sono mille progetti della Chiesa, della Caritas, delle organizzazioni cattoliche che lavorano in questo campo pertanto non c'è un'unica risposta ma tanti sforzi insieme, è importante però partire dal territorio.
Nel documento “Aqua fons vitae”, la Chiesa mette l'accento sul diritto di tutti all'acqua. Qual è il ruolo dei governi e della politica perché nessuno sia lasciato indietro?
Il lavoro, l'analisi, i progetti anche le risorse sono nelle mani dei cittadini, delle organizzazioni civili. Il ruolo del governo è di coordinare e assicurare che si realizzino e questo è indispensabile, non aspettiamo che il governo risolva tutti questi problemi, ognuno di noi può offrire un contributo. Spero molto che i governi imparino a concentrarsi su questi bisogni per facilitare il contributo di tutti coloro che sono nella società e di non delegare la soluzione di queste problematiche a pochi perché c’è il rischio che si cada nell’inefficacia e nella corruzione.
In alcuni luoghi l'acqua è stata fonte di tensioni, a volte anche di violenza. Quali suggerimenti per gestire queste situazioni di conflitti?
Papa Francesco ci dice tanto sia nella Laudato si’ che nella Fratelli tutti e afferma che l'unica maniera sicura di risolvere ei conflitti è il dialogo. Bisogna trovare il coraggio di dialogare perché è il mezzo più efficace, ma anche il più difficile. Siamo in Senegal e questo ci fa pensare che al Sahel, questo enorme territorio che ha bisogno di acqua ma le condizioni per assicurare l’acqua in quel grande deserto derivano da soluzioni politiche. Incoraggiamo la risoluzione dei conflitti per mezzo del dialogo, del rispetto della legge internazionale per poter far fiorire il deserto come Gesù e i profeti ci hanno promesso.
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