Musei Vaticani: nell'icona ucraina di Maria la sofferenza di un popolo in guerra
Michele Raviart - Città del Vaticano
Un’immagine sacra è l’espressione della fede di un popolo e anche a secoli di distanza, quando il tempo ha fatto il suo corso, può raccontarne la sofferenza. È questo il caso dell’icona mariana della Vergine Odigitria, risalente al XVII secolo ed unico esempio di arte ucraina custodito nei Musei Vaticani.
Un dono per San Giovanni Paolo II
La sua storia è legata alla figura di San Giovanni Paolo II, che tanto a cuore ebbe le sorti della “sua” Europa orientale. Fu infatti il Pontefice polacco a ricevere questa icona in dono a Leopoli nel 2001, durante il suo viaggio apostolico in Ucraina. Insieme all’originale, deteriorata dal tempo, il Papa ne ricevette anche una copia che ne ricostruiva idealmente le parti mancanti. Entrambe furono donate a loro volta da San Giovanni Paolo II alla Congregazione per le Chiese orientali fino a giungere nel 2004 alla collezione dei Musei del Papa.
Una tradizione lunga secoli
Ispirata al prototipo bizantino custodito nel monastero Odigon di Costantinopoli, la Madonna Odigitria (che in greco significa “colei che indica la via”) mostra la Madre di Dio con il Salvatore sul braccio sinistro, mentre con la mano destra lo mostrava ai fedeli. Ne furono create numerosissime copie in tutto l’Oriente cristiano, compresa l’antica Rus’ di Kiev, dove icone di questo tipo erano già conosciute già nel XII-XIII secolo, anche se la più antica a noi nota risale al XIV secolo.
La descrizione dell'icona
Nell’icona custodita nei Musei Vaticani - alta 96 cm e larga 77 - la Madonna è raffigurata a mezzo busto, veste una tunica blu con le maniche ornate ed è avvolta da un maphorion (il manto rosso indossato dalla Vergine e dalle Sante), con ampie pieghe e bordure dorate. L’immagine del Bambino è quasi completamente perduta, mentre ai lati di Maria si vedono due medaglioni tondi di colore blu e rosso, abitati dagli angeli, insieme ai monogrammi che indicano Lei e Gesù.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui