Parolin: la guerra è uno scempio, se c’è volontà la pace è possibile
Alessandro De Carolis e Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Le immagini scuotono tra i colori che inseriscono una nota allegra nel dolore sordo, trattenuto dentro. Le immagini dei bambini ucraini con addosso il doppio stigma, la malattia grave che li consuma e la fine di un mondo, il loro, polverizzato dalla follia dei missili. Follia che li ha portati a migliaia di chilometri da casa, nel nuovo Centro per le cure palliative aperto dal Bambino Gesù a Passoscuro. Il cardinale Pietro Parolin, che ha inaugurato il Centro, li ha visti – piccoli visi su una foto – e alla domanda dei cronisti sulla guerra in Ucraina confida tutto lo sgomento che la loro condizione di malati e di profughi gli ha procurato:
Questi bambini ucraini che sono anche qui, ci hanno mostrato alcune fotografie, è una cosa veramente inaccettabile… Per sogni di non so quale genere, le conseguenze poi le pagano le persone e le persone più deboli, le persone più vulnerabili.
Lo scempio che smarrisce
I “sogni” sono le ambizioni che da 27 giorni hanno scatenato un inferno in est Europa, un’apocalisse che il segretario di Stato definisce uno “scempio”.
Credo che siamo tutti smarriti di fronte a quanto è successo e continua a succedere, senza sapere quali saranno le prospettive future, sperando che si riesca a porre fine a questo scempio - io lo definisco come tale - e si riesca prima di tutto a bloccare la guerra e poi a intavolare negoziati che possano portare ad una soluzione.
La “buona volontà” della pace
Papa Francesco lo ha ripetuto all’infinito che la Santa Sede è pronta a fare di tutto per fermare la guerra e lo riafferma anche il cardinale Parolin, sottolineando che per una svolta servono intenzioni reali.
C’è sempre la possibilità di trovare una soluzione, una soluzione che sia onorevole per tutti, basta avere la buona volontà di farlo. Io credo che in questo caso c’è bisogno di tanta buona volontà. L’alternativa è la guerra, l’alternativa è la violenza, l’alternativa sono i morti. Noi stiamo insistendo che ci sia un negoziato e siamo disponibili nella misura in cui le parti pensano di poter avvalersi anche della nostra collaborazione proprio per aiutare a concludere questa guerra.
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