Koch: comunione ed Eucarestia i pilastri del pensiero di Benedetto XVI
Eugenio Bonanata – Città del Vaticano
Bilancio positivo per il tour in tre tappe organizzato in occasione dell’edizione italiana del nuovo volume dell’Opera Omnia di Benedetto XVI intitolato ‘Chiesa: segno tra i popoli’, edito da Libreria Editrice Vaticana (LEV). Per l’esattezza si tratta del primo tomo del capitolo 8 della collana, già pubblicata in Germania. Il libro ieri è stato al centro di un convegno nell’Aula Magna della Pontificia Università della Santa Croce, nel quadro di una giornata di studio densa di spunti e di riflessioni. Tra i relatori della sessione conclusiva del pomeriggio c’era il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che ha tenuto un intervento su “La dimensione ecumenica nell’ecclesiologia di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI”.
L’amore di Dio
“La sua – ha precisato – è soprattutto una ecclesiologia di comunione e precisamente una ecclesiologia eucaristica, che è una dimensione sacramentale molto importante”. Vuol dire – ha aggiunto – “che la Chiesa non è soltanto una organizzazione sociale, ma soprattutto un organismo sacramentale”. Un orizzonte in sintonia con le attuali dinamiche all’interno delle nostre comunità. “Il Papa emerito si è sempre impegnato nel rapporto tra fede e ragione”, ha precisato il cardinale Koch. Esempio, questo, teso “all’approfondimento e all’annuncio della fede, ma con intelligenza e prudenza affinché l’uomo di oggi possa comprendere questo bellissimo messaggio che è fatto essenzialmente di amore e che ci conduce nel mistero della Trinità: l’amore di Dio e in Dio stesso, per l’uomo e per tutto il creato”.
La guerra è una tragedia
La realtà di questi giorni, però, è fatta di guerra. Riflettendo sulla tematica, il presidente del Pontificio Consiglio dell’Unità dei cristiani vede una sostanziale continuità tra il pensiero del cardinale Ratzinger e quello di Papa Francesco. “Come Bergoglio anche Ratzinger “diceva che la guerra è una tragedia perché sono sempre le armi a parlare e non la diplomazia e la pace”. Una catastrofe che rischia anche di compromettere la fiducia e la speranza in quanti sperimentano sulla propria pelle così tanta violenza. “È comprensibile – ha detto – ma come cristiani non possiamo mai farlo perché la speranza è la nostra grande forza. Ciò si vede anche nella gente in Ucraina che ha una grande fede e che è contenta per il sostegno della nostra preghiera. E questa è la forza più grande che non possiamo perdere, ma che dobbiamo approfondire”. Ad alimentare questo atteggiamento c’è anche il dialogo ecumenico, che si basa sulla preghiera sacerdotale di Gesù. “Nel capitolo 17 del Vangelo di Giovanni – precisa – è scritto che Gesù non ha comandato l’unità, ma ai suoi discepoli ha chiesto di pregare per l’unità”. E il successore di Pietro si appresta a compiere il suo 36esimo viaggio apostolico che si terrà a Malta a partire da domani. Per il cardinale Koch il pellegrinaggio evidenzia “una importante dimensione spirituale legata a San Paolo che è naufragato sull’isola trovando una grande ospitalità”. Questo – ha concluso – “mi sembra un bel messaggio riferito alla contemporaneità”.
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