La Via Crucis di Previati per pregare in Quaresima
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Non c’è spazio per l’orpello, per l’aggettivo, per la descrizione. Lo sguardo non può che concentrarsi sulla salita di Cristo al Calvario nella straordinaria Via Crucis realizzata tra il 1901 e il 1902 dal pittore divisionista italiano Gaetano Previati ed esposta in queste settimane nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
Per la prima volta in una chiesa
Conservate all’interno della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani le 14 stazioni fino al prossimo 20 aprile sono installate per la prima volta dentro uno spazio sacro ed offerte alla devozione popolare. Si tratta di un’inedita iniziativa artistica e spirituale resa possibile grazie alla collaborazione tra la Fabbrica di San Pietro e i Musei Vaticani.
Un'opera intima
Gli oli su tela, recentemente restaurati, furono realizzati in pochi mesi dall’artista ferrarese senza una committenza specifica. Di notevoli dimensioni, 150x120 cm, i quadri, fuori scala sia per un ambiente liturgico che per le pareti di un’abitazione, non sono stati ideati per una chiesa, né per una collezione privata. Possono piuttosto essere ricondotti ad una forma di “esercizi spirituali” che Previati, uomo profondamente religioso ed esperto conoscitore dei testi sacri, realizzò per sé stesso.
Lo zoom su Gesù
Nei quadri, ideati per essere accostati l’uno vicino all’altro, in una composizione a metà strada tra il polittico e la sequenza cinematografica, non c’è contesto. Non è possibile deviare lo sguardo dal corpo di Gesù. Si è costretti ad osservare il volto e il corpo, deformati e contorti dal dolore. Previati non indugia sui dettagli, si concentra sulle espressioni e definisce sovrumano lo sforzo di mostrare il volto di Gesù accanto a quello della Madre che gli corre incontro per baciarlo.
Impossibile guardare altro
“La disposizione ravvicinata – scrive Micol Forti, curatrice della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, nel volume su Gaetano Previati pubblicato dalle Edizioni Musei Vaticani e presentato nei giorni scorsi - attiva un movimento reale, interno all'opera-polittico, che si svolge, nel tempo e nello spazio, di fronte all'osservatore, come se egli stesse osservando da una finestra. Non siamo noi a muoverci per raggiungere la stazione successiva, come avviene all'interno di un edificio sacro. La figura di Gesù avanza, cade, si rialza: è sempre davanti ai nostri occhi, in primo piano, impedendo di guardare altro o altrove se non il suo incedere e il suo volto”. “È schiacciata dal peso di una sofferenza che va al di là del martirio. Il suo corpo gracile, curvo, il volto basso dai contorni sfuggenti, si deforma sotto il peso del legno, si contorce ai colpi del martello, è abbandonato ormai esangue dopo l'ultimo respiro”.
La croce caricata in spalla
Nino Barbantini, forse il maggiore biografo del pittore divisionista, ricorda che nel 1901 assieme alle 14 tele l’artista acquistò anche una “grossa croce massiccia” che lo accompagnò durante l’esecuzione: “per non distrarsi dalla meditazione costante del dolore e della morte di Gesù, aveva la grossa croce massiccia davanti agli occhi e ogni tanto se la caricava in spalla per sentire come pesava, come aveva dovuto pesare sulle spalle gracili e malate di Gesù”.
In anticipo sul Futurismo
Le 14 tele furono esposte per la prima volta, fresche di vernice, alla Quadriennale di Torino nel 1902 e successivamente a Parigi nel 1907 e a Milano nel 1910. Distante dal puntinismo francese, il divisionismo di Gaetano Previati guarda ed anticipa Van Gogh, Munch, Ensor, il grande espressionismo tedesco. Le quattordici stazioni, caratterizzate dai toni caldi e dal rosso purpureo della veste del Cristo, furono donate nei primi anni Settanta del secolo scorso alla nascente Collezione d’Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani voluta da Paolo VI. Profondamente innovativo, in anticipo sul Futurismo, Previati opera una scelta fuori da i cardini tradizionali in un momento in cui cinema e fotografia stavano stravolgendo la comunicazione.
L'arte e l'anima
Di intenso coinvolgimento spirituale, a riprova che l’arte in ogni tempo è capace di favorire la preghiera e la contemplazione, è la collocazione di due stazioni – “Gesù cade per la seconda volta” e “L’incontro con le Pie donne” – vicino all’ingresso della Cappella della Pietà di Michelangelo in San Pietro. Come scriveva Enrico Corradini nel 1906, “questo è ciò che Previati ha fatto: ha riportato l’arte religiosa, cristiana e celeste, dentro le sede da cui ha origine ogni sentimento religioso, dentro le profondità originarie dell’anima umana”.
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