La poesia e l’impegno civile di Folon ai Musei Vaticani
Paolo Ondarza - Città del Vaticano
Impegno civile, ecologia, denuncia delle atrocità della guerra e delle ingiustizie e dei soprusi ai danni dei più deboli. Sono temi drammaticamente attuali quelli al centro della grande mostra “Folon. L’etica della poesia”, allestita ai Musei Vaticani dal 6 maggio al 27 agosto prossimi. Circa 90 le opere selezionate dalla produzione dell’artista belga Jean-Michel Folon (1934 - 2005) la cui attività di illustratore, pittore e scultore è nota e amata in tutto il mondo: dal personaggio con cappello e cappotto blu ai paesaggi a metà tra sogno e fantasia in una poetica profonda e raffinata, intensa e visionaria.
Artista impegnato
Dalla produzione giovanile ai grandi fogli degli anni Ottanta e Novanta, fino alle sculture enigmatiche dei primi anni Duemila. “Folon non è mai stato solo un illustratore, ma un artista a tutto tondo, impegnato a livello umano, sociale e civile", spiega Marilena Pasquali.
Dalla parte delle vittime
"Questa mostra non è un’antologia, ma pur affrontando un tema specifico è molto esaustiva ed è inoltre evocativa". Doveva aprire due anni fa, poi lo stop imposto dalla pandemia. “Il fatto che la mostra riemerga oggi, in un momento tanto drammatico, è incredibile", prosegue Pasquali. “Le immagini della guerra, o quelle della 'rottura' con la natura rappresentano temi attualissimi. C’è una capacità profetica di vedere il futuro in Folon. Aveva una grande fiducia nell’uomo, visto come vittima e carnefice di sé stesso. Ma Folon si schiera sempre dalla parte delle vittime; non si sofferma sul buio, non è mai disperato. La luce delle sue opere - dice ancora Pasquali - è speranza, proietta l’uomo verso il futuro con dolcezza e disincanto, con ironia: non scherzava, ma sorrideva. Aveva fiducia nell’uomo. Non ha mai fatto arte sacra, ma le sue opere sono cariche di spiritualità ed aperte a ciò che non si conosce”.
I colori e i diritti umani
Ad ogni sezione della mostra corrisponde nell’allestimento delle pareti, una cromia diversa: petrolio come lo smog per 'L’uomo e la metropoli'; verde acceso per 'L’uomo e la natura'; rosso scarlatto evocativo del sangue per 'L’uomo e la guerra'; grigio perla per 'Le stanze della speranza'; celeste come gli orizzonti dell’utopia per 'La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo'. Quest’ultima occupa una posizione centrale con i 19 acquerelli realizzati nel 1988 e accompagnati in mostra dai testi in varie lingue degli articoli della Carta adottata dall’Onu quarant’anni prima, nel 1948.
La denuncia della guerra
“Folon non rappresenta i diritti, ma le violazioni dei diritti” osserva Micol Forti. “Il suo impegno civile, politico, sociale, culturale sono al centro della mostra. Molti dei temi da lui affrontati assumono oggi il sapore della cronaca. Folon vive da bimbo la seconda guerra mondiale. Il suo impegno contro tutte le guerre sarà costante. Denuncia l’inutile violenza della lotta dell’uomo contro l’uomo. Molte immagini che presentiamo in mostra - continua - sembrano illustrazioni di ciò che sta accadendo alle porte dell’Europa. Il colore è la grande arma poetica dell’arte di Folon: ne è stato maestro sublime e grande conoscitore. Abbiamo voluto rendergli omaggio attraverso cromie particolari in ogni sala, lasciando al bianco la conclusione del percorso di visita: il bianco è la risultanza di tutti i colori dello spettro solare ed è proprio grazie alla loro fusione che possiamo costruire un destino nuovo e migliore”.
Due anni di attesa
L’evento inizialmente programmato per la primavera del 2020, poi differito a causa dell'emergenza pandemica, è organizzato dai Musei Vaticani in collaborazione con la Fondazione Folon in occasione della donazione di alcune opere dell'artista che, terminata la mostra, entreranno a far parte delle collezioni vaticane: la serie di otto grafiche “A propos de la Création”, dedicate al Libro della Genesi, realizzate tra il 1989 ed il 1990, e l’”Angelo custode”, una scultura in bronzo del 2005.
Profeta e poeta
“Abbiamo tutti bisogno in questo momento di angeli custodi. La serie della Creazione – sottolinea la direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta – conferma Folon un artista dotato di una speciale sensibilità nei confronti del sacro e nel contempo di un sincero interesse per la rielaborazione di temi universali, ispirati alle Sacre Scritture, filtrato attraverso uno sguardo sempre intriso di poesia. Questa grande mostra - spiega Jatta - vuole far conoscere Folon anche alle generazioni più giovani. Il titolo ‘Etica della poesia’ declina due aspetti: non solo i valori etici che l’artista racconta attraverso i suoi acquerelli quasi eterei, ma anche la meraviglia della sua poesia. San Paolo VI diceva che un artista è profeta e poeta. Folon incarna perfettamente questa idea di artista”.
La luce della speranza
La riflessione di Folon di fronte alle ingiustizie e alle sofferenze non cede mai al pessimismo, perché è sua ferma convinzione che non ci sia ombra senza una speranza di luce. “Facendo luce”, scrive Stéphanie Angelroth, “tendendo la sua mano per condurci in un paesaggio sconosciuto, onirico, Folon ci ha, umilmente ma caparbiamente, offerto questa speranza”. Una virtù, la speranza, della quale oggi si avverte particolare bisogno.
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