Guerra e migrazioni, Unhcr: una gara di solidarietà da non dimenticare
Francesca Merlo e Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
"La guerra in Ucraina ha causato la crescita, nel mondo, di rifugiati da 84 milioni a 90“. "Certamente non è facile gestire un flusso di questo tipo e non è facile mantenere la solidarietà, ma l’Europa in questo ha dato un buon esempio". Parte da questo presupposto Chiara Cardoletti, rappresentante per l'Italia, la Santa Sede e San Marino dell'Unhcr, per rispondere all'impatto del disastro ucraino sull'andamento dei flussi migratori. "Le migrazioni e l'Europa alla luce della guerra in Ucraina", infatti, è il tema del primo incontro del corso di formazione: "Europa ferita", che si svolge nel pomeriggio presso l'Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana, e che vede la Cardoletti insieme a padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, tra gli ospiti.
La solidarietà vale per tutti allo stesso modo
La rappresentante dell'Unhcr evidenzia, alla luce del flusso migratorio che arriva dall’Ucraina, la risposta positiva dei "governi, delle popolazioni, dei volontari e del settore privato”. Negli ultimi 10 anni, ci spiega, l’emergenza ucraina è quella per cui abbiamo visto più solidarietà. “Ma la solidarietà - precisa - deve essere per tutti: per tutti quelli che fuggono dalle guerre. Non solamente le guerre che sono vicine a noi e in cui ci immedesimiamo perché viene spontaneo pensare che poteva succedere a noi. Dobbiamo, invece, renderci conto che gli altri 84 milioni di persone che fuggono dallo Yemen, che fuggono dall’Afghanistan, o dal Venezuela, e da tantissimi altri Paesi, hanno lo stesso diritto di essere accolti, e nello stesso modo".
L'integrazione e la preparazione ad affrontare la realtà
La guerra in Ucraina ha causato già tanta distruzione, afferma Chiara Cardoletti, mettendo anche delle basi "nefaste" per quanto concerne il ritorno della popolazione civile alle proprie case. Troverebbe, ad ora, “la distruzione”, spiega. Nei prossimi mesi, dobbiamo dedicarci a vedere come gestire tutte queste persone “in modo tale che, almeno per un periodo, possano godere dell’integrazionenel Paese in cui hanno trovato protezione”. L’accoglienza è una cosa, spiega, “ma la possibilità di riprendere una vita normale è un’altra”.
Aquesto scopo, l'Unhcr ha messo in moto una macchina di assistenza e soccorso che parte innanzitutto dalla necessità di spiegare al popolo ucraino quali sono i rischi cui va incontro e come gestirli. “Abbiamo anche stabilito, insieme all’Unicef e ad altre organizzazioni, dei punti di ascolto per assicurare il supporto necessario”. Finalmente, aggiunge, si sta facendo anche molto lavoro con i governi nazionali, secie in Italia, “per assicurarsi che queste persone abbiano un’accoglienza degna”, l’accoglienza, che tutti i rifugiati, si meritano.
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