Incontro delle Famiglie, Gambino: serve una pastorale vocazionale sin dall’infanzia
Debora Donnini – Città del Vaticano
C’è grande attesa per l’apertura dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, che si tiene a Roma da oggi a domenica 26 giugno. “L’amore familiare: vocazione e via di santità” è il tema di questa edizione che prende concretamente il via nel pomeriggio con il Festival delle famiglie. Sono circa duemila i delegati invitati da 120 Paesi, scelti dalle Conferenze episcopali, dai Sinodi delle Chiese orientali e dalle realtà ecclesiali internazionali. Un incontro che si tiene in un momento difficile per l’umanità, provata dalla pandemia e dalla guerra. A Vatican News ne parla Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, promotore dell'evento:
Dottoressa Gabriella Gambino, come sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, quale speranza vede in questo evento?
Dopo un anno intero che abbiamo dedicato alla pastorale familiare con tutto il grande lavoro che è stato fatto, credo che sia davvero il momento di “fare Chiesa” insieme alle famiglie, pastori e famiglie insieme. Si tratta proprio della speranza di un incontro, della speranza di ascoltare parole di incoraggiamento dal Santo Padre perché poi, finito questo Anno della famiglia, possiamo proseguire un cammino insieme. Credo che la grande speranza sia quella di avviare proprio dei processi di rinnovamento della pastorale familiare per saperci mettere in ascolto delle famiglie, per continuare a camminare con loro.
In questa edizione del Congresso non vi saranno conferenze strutturate in modo accademico con contenuti teologico-dottrinali ma principalmente sarà un momento di ascolto e incontro. Partecipano anche i tanti figli dei coniugi presenti. Quanto è importante che le famiglie siano oggi protagoniste della pastorale di evangelizzazione anche con il coinvolgimento dei loro figli?
È molto importante perché in realtà la pastorale familiare è proprio la pastorale delle famiglie. La famiglia intera è chiamata all'annuncio cristiano e credo che oggi una delle sfide più grandi per noi genitori sia proprio quella di trasmettere ai nostri figli la consapevolezza e anche il coraggio di annunciare Cristo presente nelle nostre famiglie. E anche insegnare ai bambini a farlo, anche se viviamo in un contesto a volte complesso, che non ci mette a nostro agio. Molto importante è che anche a livello di impostazione della pastorale, incominciamo a lavorare su una pastorale più trasversale tra i vari settori - pastorale dell'infanzia, pastorale dei giovani, pastorale matrimoniale - in modo tale che ci sia un discorso coerente e continuo nel percorso vocazionale delle persone dall'infanzia fino alla vita adulta.
Formazione, accompagnamento, trasmissione della fede alle nuove generazioni, sono alcuni dei temi. Quale è, in qualche modo, il filo conduttore di questi giorni?
Il tema fondamentale è l'annuncio della vocazione di ogni famiglia, di ogni soggetto all'interno della famiglia. La famiglia è una via di santità e di santificazione che ciascuno di noi ha a propria disposizione. La famiglia è un dono che il Signore ci fa. La parola chiave credo che sia “realtà”, cioè partire dalla realtà perché ognuno di noi deve vivere la propria vocazione nella realtà quotidiana in cui è inserito. È importante che formiamo formatori che sappiano incontrare la realtà delle famiglie di oggi. È importante che accompagniamo le famiglie e in particolare i giovani fidanzati e gli sposi nella realtà che vivono, a partire dalla loro realtà, perché da lì possano scoprire la loro vocazione e incontrare Cristo. Ed è importante che impariamo a trasmettere la fede ai giovani partendo dalla realtà in cui sono inseriti, quindi avendo il coraggio anche di affrontare tematiche oggi per noi molto faticose, sulle quali a volte siamo poco preparati. Penso, ad esempio, all'ambiente digitale dei giovani, all’ambiente dei social, degli smartphone, che ci chiedono delle competenze relazionali particolari, perché da lì dobbiamo saper dialogare con i giovani e far scoprire loro la fede, anche da quei contesti.
Secondo lei, quale è il desiderio principale per le famiglie che ha oggi il Papa, partendo dalla grande attenzione che ha dato attraverso l’Amoris laetitia, i tanti interventi sul tema della famiglia, i video realizzati dal vostro Dicastero?
Il messaggio che credo sia più a cuore al Santo Padre è davvero quello di annunciare oggi la bellezza del matrimonio e della famiglia. Viviamo in contesti sociali dove le nuove generazioni fanno fatica a credere nel matrimonio, hanno intorno a sé tante sfide che li portano su altre strade e hanno bisogno di testimonianze di famiglie credibili che dicano loro che la vita familiare risponde ai bisogni di pienezza della persona e che la vita familiare fondata sul matrimonio cristiano - quindi una famiglia stabile, solida e costruita intorno alla fede nel Signore che abita le nostre case e la nostra vita – è bella ed è possibile e non è qualcosa di irraggiungibile. Non è un ideale astratto ed è per questo che uno dei temi che sono stati scelti nell’Incontro mondiale di questi giorni è proprio il tema della santità perché il modello di alcune famiglie sante che hanno già fatto questo percorso prima di noi, possa mostrarci che è possibile cogliere i segni della presenza di Dio nella nostra vita, nella realtà che viviamo tutti i giorni.
È stato pubblicato in questi giorni il documento “Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale” nell’ambito degli Orientamenti pastorali per le Chiese particolari, preparato dal Dicastero per il Laici, la Famiglia e la Vita e con la prefazione di Papa Francesco. Centrale è la questione di portare avanti un vero e proprio catecumenato per le famiglie: prima, durante e dopo il matrimonio. Una questione fondamentale nel mondo di oggi dove il rischio che le coppie si sfaldino è sempre più alto?
Sì, credo che questo sia davvero una un punto importantissimo: questo testo è stato esplicitamente desiderato dal Santo Padre proprio perché viviamo in un’epoca in cui il matrimonio ha bisogno di essere annunciato con maggior forza, con maggior chiarezza, ma soprattutto è necessario che sia annunciato “per tempo”. Per questo, credo che uno degli aspetti più interessanti di questo documento, sia il fatto che proponga una preparazione molto “remota” alla vita matrimoniale. Questo significa addirittura parlare ai bambini del Sacramento del matrimonio nei percorsi di iniziazione cristiana, cioè fare in modo che sentano parlare del matrimonio, che vedano la testimonianza di coppie che magari sono i loro catechisti, che testimoniano la bellezza di una vocazione che forse il Signore ha preparato anche per loro, ma che è una vocazione, è una chiamata. È importante che si preghi nella Chiesa per le vocazioni al matrimonio, perché non è più scontato che i giovani oggi si sposino. Un altro aspetto molto importante è l'accompagnamento anche dopo la celebrazione del Rito e quindi portare avanti una pastorale del vincolo forte, perché le coppie soprattutto nei primi anni di vita del matrimonio, hanno bisogno di essere accompagnate. Sono gli anni più faticosi, a volte, e sono gli anni in cui la coppia incomincia a conoscersi, ad andare incontro alle prime delusioni, alle prime fatiche, anche alle prime gioie, ma non solo. Serve, dunque, un accompagnamento che non li lasci soli, che li faccia sentire parte di una comunità ecclesiale e che li aiuti a superare la fase delle crisi perché la fase delle crisi è una fase normale nella vita coniugale di due persone che vivono insieme per tutta la vita, ma bisogna “scortare” le coppie affinché sappiano vivere queste crisi come delle opportunità di crescita e non come dei momenti che segnano delle ferite insuperabili.
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