Czerny, Messa ad Auschwitz per gli ottant’anni dalla morte di Edith Stein
Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
“Solo una cosa importa: che, coraggiosi o vigliacchi, ci troviamo sempre lì dove Dio ci vuole, confidando in Dio per il resto”. La frase del grande scrittore francese George Bernanos è un programma di vita per ogni cristiano, al di là di quanta forza abbia la sua fede. Il cardinale Michael Czerny la mette a suggello di un’omelia coinvolgente e commovente, nella quale scorrono in parallelo le vicende e il destino simile della grande Santa Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein e della nonna materna del porporato, Anna Hayek in Löw. Storie emblematiche di quali atrocità sia portatrice una guerra, ogni guerra, e per questo le più giuste, secondo il prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano, per pregare e invocare la fine dei conflitti in Ucraina e nel mondo, riecheggiando il grido di Paolo VI all’Onu nel ’65: “Non gli uni contro gli altri, non più, non mai … non più la guerra, non più la guerra”.
Edith Stein, l’intelligenza della fede
La storia di Edith Stein è nota e il cardinale Czerny ripercorre le tappe salienti di quello che definisce “il lento lavorio della grazia”. La prima crepa che in lei - ebrea di nascita, inizialmente atea ma avida indagatrice del pensiero umano - apre la testimonianza di un’amica ebrea convertita al cristianesimo, capace di parole di serenità nonostante il dolore di una fresca vedovanza. Poi la storica notte in cui, in casa di amici a Bergzabern, trova per caso e poi divora il libro sulla vita di Santa Teresa d’Avila. Circostanza, afferma il cardinale Czerny, che le illumina che la tanto ricercata verità è in realtà “oggettiva, è un ‘dono’, è una persona, è Cristo”. Infine la conversione nel 1921 e il Battesimo del primo gennaio 1922, gli anni di insegnamento in cui gradualmente trova un “equilibrio armonico tra fede e filosofia” fino alla consacrazione religiosa nell’Ordine carmelitano, giorno in cui Edith Stein diventa Teresa Benedetta della Croce. L’epilogo si consuma il 9 agosto del ’42: prelevata dal convento in Olanda dove aveva cercato riparo, la futura Santa viene deportata ad Auschwitz dove muore nelle camere a gas il 9 agosto.
Czerny: la mia famiglia nei campi di concentramento
Alternando la storia della Santa con quella della sua famiglia, il prefetto del dicastero vaticano rivela di condividere con Edith Stein “le origini ebraiche, la fede cattolica, la vocazione religiosa, e diverse coincidenze con la vicenda personale di Anna Hayek, mia nonna materna”, classe 1893 e praticamente coetanea della Stein che era nata due anni prima. Tutta la famiglia del ramo materno, cattolica di discendenza ebraica, conosce l’ignominia dell’internamento nel campo di Terezín non lontano da Praga. Il nonno vi muore, mentre la nonna e i suoi due figli, ovvero gli zii del cardinale Czerny, finiscono ad Auschwitz. Gli zii vengono uccisi nei campi di lavoro, la nonna sopravvive ma per poco. Malata di tifo muore nel maggio del ’45. Anche i genitori del porporato subiscono una sorte analoga: la madre in quanto discendente di ebrei, il padre perché rifiuta di divorziare dalla moglie, imprigionati lei a Terezín, lui in un campo non lontano, a Postoloprty.
Due vite, una sola preghiera di pace
Il capo dicastero vaticano confida che “avendo un tale background" sia per lui "un grande onore" e si senta "profondamente commosso" nel celebrare "l’80° anniversario della nascita al cielo di Edith Stein, che cade in circostanze che quest’anno sono particolari e che ci esortano a fare memoria del passato”. Mi riferisco, dice, “alla guerra in Ucraina e alle troppe crudeli guerre in atto in varie parti del mondo”. Mia nonna, confessa il porporato, “ancora non so dove sia stata sepolta” e tuttavia “Auschwitz lega la testimonianza e le reliquie di Santa Teresa Benedetta della Croce alla storia e allo spirito di mia nonna, ovunque si trovino le sue spoglie”. Dunque, prosegue, per me “è molto commovente celebrare l’80° anniversario di Edith Stein e, allo stesso tempo e nello stesso luogo, il 77° di Anna Löw, piangere mia nonna e onorarla, pensarla riunita a tutta la famiglia e anche a Santa Teresa Benedetta”. Attraverso “la loro intercessione - conclude - preghiamo per la pace in Ucraina e nel mondo” e “possano coloro le cui storie personali e familiari sono sia ebree sia cristiane, contribuire al necessario dialogo tra le nostre fedi per vivere come fratelli tutti, nella nostra casa comune”.
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