Nicaragua, preoccupazione della Santa Sede: il dialogo è strumento di democrazia
Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
È arrivata col titolo de “La situazione Nicaragua” sul tavolo dei delegati dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa). E da quel tavolo è ripartita come una risoluzione votata a larga maggioranza, 27 voti su 34 e soprattutto con un appello al presidente nicaraguense Daniel Ortega: basta con le "vessazioni" contro la Chiesa cattolica, con la "chiusura forzata" delle ong, con la "persecuzione" dei media. Richieste che valgono una condanna da parte dell’organizzazione panamericana nei confronti di tutte quelle azioni del governo intraprese in modo sistematico ormai da diverse settimane e mirate a legare una sorta di grande bavaglio attorno a coloro che vengono considerati nemici dell’attuale potere, molti dei quali finiti in carcere e per i quali la risoluzione chiede il rilascio.
La Santa Sede: rispetto per una civiltà più umana
Un appello, quello dell’Osa, cui ha unito la voce anche la Santa Sede per bocca del suo osservatore permanente, monsignor Juan Antonio Cruz Serrano, che in una dichiarazione ha espresso la “preoccupazione” vaticana, invitando a trovare “vie di intesa, basate sul rispetto e sulla fiducia reciproca”, dirette al “bene comune e la pace”, e ribadendo che la Santa Sede è “sempre pronta a collaborare con quanti si impegnano nel dialogo”, ritenendolo “strumento indispensabile di democrazia e garante di una civiltà più umana e fraterna”.
Le misure contro la Chiesa
Oltre ai 27 voti favorevoli su 34 con cui è stata approvata la risoluzione sulla situazione in Nicaragua, presentata da Antigua e Barbuda, ne è stato registrato uno contrario da parte di Saint Vincent e Grenadine, oltre alle astensioni di Bolivia, El Salvador, Honduras e Messico. Una presa di posizione che arriva dopo una lunga serie di condanne analoghe da parte di Stati Uniti e di Europa e di espressioni di solidarietà da parte di vari organismi cattolici, come il Celam ma non solo, che hanno voluto farsi vicini alla Chiesa nicaraguense. Tra le decisioni negli ultimi tempi, l’ultima in ordine di tempo è quella che ha visto le autorità del Nicaragua vietare ieri la processione prevista oggi per le strade della capitale Managua al termine del pellegrinaggio mariano - processione che verrà quindi celebrata alle 8 del mattino ora locale direttamente all’interno della cattedrale. Ma a suscitare scalpore sono state anche l’espulsione dal Paese della Congregazione delle Missionarie della Carità di Madre Teresa, la chiusura di una decina di emittenti cattoliche e in particolare il blocco imposto dalla polizia al vescovo di Matagalpa Rolando José Álvarez Lagos, che da una settimana non può uscire dalla sua sede per andare a celebrare Messa, tacciato di fomentare rivolte nelle sue omelie. In un tweet, monsignor Alvarez ha scritto: “Siamo nelle mani di Dio. Vogliamo fare la sua volontà e tutto per la sua gloria".
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