Pakistan, Giornata delle minoranze religiose. Ancora discriminazioni
di Paolo Affatato
«Le minoranze religiose, soprattutto cristiani, indù e sikh, costituiscono circa il quattro per cento della popolazione del Pakistan, che è nel complesso 220 milioni di cittadini in maggioranza musulmani. I membri delle piccole comunità sono tuttora spesso discriminati a causa della loro fede. Vogliamo denunciare e lottare contro questa ingiustizia»: con queste parole Aftab Alexander Mughal, leader cristiano pakistano, fondatore e direttore dell’organizzazione Minority concern, spiega a L’Osservatore Romano il senso della Giornata delle minoranze religiose, che nella nazione del subcontinente indiano si celebra l’11 agosto di ogni anno.
Quella data fu scelta dal ministro cattolico Shahbaz Bhatti (1968 – 2011) per tenere come solido punto di riferimento uno storico discorso che Mohammad Ali Jinnah, il padre della patria, tenne alla nazione pakistana l’11 agosto 1947, quando disse: «Siamo tutti cittadini e uguali cittadini di uno Stato. Voi siete liberi. Liberi di andare nei vostri templi, nelle vostre moschee o in qualunque altro luogo di culto in questo Stato del Pakistan. Potrete appartenere a qualsiasi religione, casta o credo: questo non ha nulla a che fare con gli affari dello Stato». Nell’idea del fondatore, ricorda Mughal, «si proclamarono uguali diritti per tutti i cittadini, senza distinzioni etniche o religiose, ma quella lezione non è ancora assimilata e praticata, pur essendo i diritti di uguaglianza e le pari opportunità sancite dalla Costituzione».
La Giornata delle minoranze, istituita per iniziativa di Bhatti nel 2009, intende dare un riconoscimento pubblico e tangibile al ruolo delle minoranze in Pakistan e onorare il loro contributo all’edificazione della nazione, fin dall’indipendenza. I temi che contraddistinguono la Giornata sono: giustizia, lavoro, istruzione, rispetto dei diritti, lotta a ogni discriminazione sociale e religiosa e al drammatico fenomeno delle conversioni forzate all’islam di ragazze cristiane e indù.
«Registriamo nella società pakistana fenomeni estremamente preoccupanti come l’abuso dei diritti umani fondamentali, la discriminazione, la povertà, l’assenza dello Stato di diritto. I membri della comunità delle minoranze religiose, deboli e poveri, non sono in grado di difendersi per ottenere giustizia», spiega al nostro giornale il laico cattolico Peter Jacob, noto attivista per i diritti umani in Pakistan, per circa 30 anni segretario esecutivo della Commissione cattolica per la giustizia e la pace (Ncjp), nella Conferenza episcopale del Pakistan.
Jacob, che oggi dirige il Centro per la giustizia sociale (Csj), pensa che «bisognerebbe affrontare la questione dell’abuso dei diritti sulle minoranze attraverso una adeguata legislazione, adottando specifiche misure per la protezione delle donne delle minoranze religiose». «Oggi — aggiunge — ribadiamo l’urgenza di programmi di sensibilizzazione e di educazione per aumentare nella nazione la consapevolezza sulla condizione di vulnerabilità ed emarginazione delle minoranze. Continueremo ad alzare la voce finché lo Stato non promuoverà la giustizia e il popolo pakistano non ne prenderà coscienza».
In particolare nel fenomeno delle conversioni forzate, autentica piaga per la società pakistana, «si commettono crimini come sequestro di persona, falsificazione di documenti, violenza sessuale, che restano impuniti», osserva Jacob, riferendo che, secondo dati raccolti dal Csj, nel 2021 78 tra donne e adolescenti di comunità delle minoranze religiose (39 donne indù, 38 cristiane e una sikh) sono state rapite e convertite con la forza all’islam, con un aumento dei casi dell’80 per cento rispetto all’anno 2020.
In occasione della Giornata delle minoranze, enti della società civile e comunità religiose hanno organizzato in diverse città del Pakistan momenti di silenzio e commemorazioni, con letture e manifestazioni pubbliche, esortando il governo pakistano a proteggere le minoranze religiose, in attuazione della visione di Jinnah. In particolare, dalle comunità cristiane viene ricordata la figura di Bhatti, ucciso in un attentato terroristico a Islamabad e “martire” della giustizia. «Nella sua preziosa eredità spirituale e tra le conquiste civili e politiche vi è l’istituzione delle Giornata delle minoranze. Il ministro aveva a cuore l’anniversario dello storico discorso di Jinnah e questa Giornata è frutto del suo impegno umano e cristiano», ricorda don Emmanuel Parvez, parroco nella diocesi di Faisalabad, dove Bhatti è nato e cresciuto.
Rileva l’arcivescovo Joseph Arshad, alla guida della diocesi di Islamabad-Rawalpindi, che è presidente della Conferenza episcopale cattolica del Pakistan e della Commissione Giustizia e pace: «I diritti umani, sociali e religiosi devono essere uguali per tutti i cittadini in Pakistan, compresi i cristiani e gli altri membri delle comunità più piccole». Questo principio centrale è sviluppato dal rapporto 2022 della commissione Human rights monitor, che analizza e dimostra, con dati, cifre e ricerche, la condizione di vulnerabilità e la discriminazione subita dai non musulmani, auspicando un serio e vigile impegno delle istituzioni civili e politiche.
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