All'Unesco conferenza sulle donne, il Papa: per loro più ruoli e responsabilità
Francesca Merlo - Parigi
"Quante scelte di morte sarebbero evitate se proprio le donne fossero al centro delle decisioni!". È quanto scrive oggi Papa Francesco in un tweet in cui riprende il tema della promozione delle donne, rinnovando l'appello affinché sia rafforzato l'impegno per maggiore rispetto e riconoscimento nei loro confronti e per un più ampio loro coinvolgimento. Di questo oggi e domani si discute a Parigi nell'ambito della conferenza "Il volto pieno dell'umanità: le donne al comando per una società giusta", organizzata dalla Missione permanente di osservazione della Santa Sede presso l'UNESCO e da Caritas Internationalis, con il patrocinio dell'UNESCO.
Donne penalizzate dalla discriminazione
115 milioni di ragazze non vanno a scuola. Meno del 3% dei finanziamenti umanitari è destinato a organizzazioni che si occupano di empowerment femminile. Solo il 5% degli amministratori delegati nel mondo sono donne. Questi sono solo alcuni dei dati sconcertanti evidenziati dai relatori durante la prima giornata di lavori della conferenza i cui obiettivi sono esplorare le sfide per le donne a tutti i livelli della società; concentrarsi sulle barriere che impediscono alle donne di accedere a posizioni di leadership e decisionali; proporre strategie concrete su come contribuire a eliminare queste barriere.
Gettare via il potenziale di metà dell'umanità è disumano
Oltre al cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che nel suo ampio intervento ha parlato dell'educazione e dei valori della femminilità come dono per l'umanità, a rappresentare la Santa Sede c'era anche monsignor Eric Soviguidi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO, il quale ha sottolineato come le donne siano penalizzate dalla discriminazione, concetto ribadito dall'ambasciatrice Nancy Ovelar de Gorostiaga, delegata permanente del Paraguay presso l'UNESCO. Ai nostri microfoni, Soviguidi precisa che le risorse del mondo femminile sono indispensabili e insostituibili, anche per l'indole che comunemente contraddistingue le donne le quali sono in grado di prendere decisioni non solo sulla base della razionalità strategica ma sulla base dell'empatia.
Il suo avvertimento è che tutti noi subiamo le conseguenze di questa disuguaglianza e discriminazione, che colpisce le donne, le popolazioni indigene, i migranti e i rifugiati e le persone con disabilità. La realtà, ha sottolineato Ovelar de Gorostiaga, è che "le opportunità di vita per le persone dipendono dal loro genere, dalla loro razza, dalla loro religione e dalla loro disabilità". Le donne rappresentano la metà della popolazione mondiale e "gettare via il potenziale di metà dell'umanità è ingiusto e disumano", ha affermato. Il segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John, ha riconosciuto il lavoro che deve ancora essere fatto all'interno della Caritas per rafforzare le donne. Attualmente, il 53% del personale Caritas è composto da sole donne, ma "dobbiamo anche andare un po' oltre, per consentire alle donne di assumere posizioni più importanti nella confederazione", ha osservato.
Violenza contro le donne
È stato poi riservato spazio per l'ascolto di alcune testimonianze strazianti, in particolare quella di Jasvinder Sanghera, sopravvissuta a un matrimonio forzato. Ha raccontato dell'alienazione ricevuta dalla sua famiglia quando ha scelto di lasciare il matrimonio violento a cui era stata costretta. Anche quando ha partecipato al funerale della sorella venticinquenne, suicidatasi a causa degli abusi subiti dal marito, anch'egli proveniente da un matrimonio forzato, la madre ha annunciato che preferiva che la figlia si togliesse la vita piuttosto che disonorare la famiglia lasciando il marito. Jasvinder Sanghera ha sottolineato come molte donne e ragazze vivano ancora oggi in questa condizione e come le persone, a livello globale, non parlino abbastanza di questo problema.
Un'altra forma di violenza è stata evidenziata da Christina Lamb, giornalista di guerra, che ha rilevato quella che sembra essere una "epidemia" di stupri e violenze nei conflitti. Lo stupro è l'unico crimine in cui le vittime si sentono come se avessero fatto qualcosa di sbagliato, e molte di loro vivono nella vergogna per decenni, incapaci di parlare di ciò che è accaduto loro, per paura del giudizio. "Le vittime e i sopravvissuti devono essere trattati con dignità e non devono sentirsi come se avessero fatto qualcosa di sbagliato", ha scandito. Spesso, ha osservato la signora Lamb, le donne vengono rapite e tenute come schiave sessuali, ad esempio in Siria. Molte di loro, ha aggiunto, sono costrette a scegliere tra i figli, che non vengono accettati dalle comunità, e il ritorno a casa. È qui che i leader religiosi possono farsi avanti e aiutare a dare voce a queste donne nel momento del bisogno.
Guardare al futuro
Domani la conferenza si riunirà nuovamente nella sede Unesco di Parigi sul tema "Guardare al futuro". I relatori si occuperanno di come abbattere le barriere attualmente esistenti e di come dotare le donne degli strumenti necessari per avere fiducia in se stesse ed essere sufficientemente sicure di sé, attraverso l'istruzione e il rafforzamento delle capacità, dal livello locale a quello globale.
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