Antonella Sciarrone Alibrandi: solo l’educazione rende liberi e consente un vero sviluppo
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Papa Francesco ha nominato Antonella Sciarrone Alibrandi sotto-segretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Già consultore del Pontificio Consiglio della Cultura, il suo ruolo accademico è quello di professore ordinario di Diritto dell’Economia nella Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative all’università Cattolica del Sacro Cuore, dove dal 2011 è prorettore oltre a essere presidente dell’Associazione Ludovico Necchi tra i laureati dell’ateneo e direttore dell’Osservatorio sul debito privato.
Dal 2014 è Presidente dell’Associazione dei docenti di diritto dell’economia, membro dell’academic board dello European banking institute e del Comitato direttivo dell’Associazione europea per il Diritto bancario e dinanziario. Dal 2020 è membro del consiglio direttivo dell’Autorità di informazione finanziaria Vaticana.
Il Rettore: la nomina valorizza il nostro impegno per una formazione integrale
“In questo ruolo, la professoressa Sciarrone Alibrandi porterà l’esperienza, la capacità di visione e la sensibilità che ne hanno caratterizzato il lavoro nel nostro Ateneo”, ha detto il Rettore Franco Anelli. “La scelta per un compito così importante di una figura di spicco dell’Università Cattolica – ha aggiunto - testimonia il valore del nostro corpo docente, che da sempre pone al centro del proprio impegno la formazione integrale della persona”. Nella nostra intervista, Antonella Sciarrone Alibrandi racconta come ha accolto la nomina, precisando che uno dei più importanti insegnamenti di Papa Francesco è l’interconnessione tra i saperi, tra le varie aree della dimensione sociale, umana ed economica.
Professoressa, come ha accolto questa nomina?
Mi ha colto di sorpresa e sono anche veramente emozionata, perché per me e per il mio percorso di docente è un cambio di prospettiva inatteso che mi porta un po' fuori dal mio seminato abituale.
La sfida educativa, è una delle priorità del magistero di Papa Francesco…
È una sfida decisiva, secondo me, per diverse ragioni. La prima è che purtroppo a livello mondiale, tuttora l'educazione non è per tutti e c'è una povertà educativa che veramente è necessario colmare in tempi rapidi, perché è solo l'educazione che rende realmente liberi e consente un vero sviluppo. Poi anche perché, laddove non si può parlare di povertà educativa in senso stretto, vedo comunque altri rischi che caratterizzano questa nostra società dell'iperspecializzazione e dell’ipertecnicismo. Si sta perdendo di vista l'uomo, l'uomo al centro, e una visione che sia veramente fondata su una certa antropologia che sta alla base di ogni educazione.
L’organismo in cui lei lavorerà si configura ora come risultato della fusione del dicastero della Cultura con la congregazione per l’Educazione cattolica. Che frutti auspica nell'ambito di questa riconfigurazione?
Già quando avevo letto di questa riconfigurazione, senza pensare minimamente che ne sarei stata direttamente coinvolta, avevo trovato l'idea del Santo Padre coraggiosa, veramente illuminata perché secondo me è oggi più che mai il “momento cultura” e il “momento educazione” sono un tutt’uno. Poterli disegnare assieme credo che porterà grandi benefici.
Professoressa, questa nomina si inserisce come ulteriore tassello di attuazione della Praedicate evangelium di Papa Francesco, nell'ottica di un maggiore coinvolgimento, non solo di laici, ma anche di donne ai vertici dei dicasteri vaticani…
Questo è innegabile. Anche in questa prospettiva Papa Francesco negli ultimi anni ha portato avanti una vera e propria piccola rivoluzione. Forse ancor prima della sottolineatura rispetto all'essere donna mi sembra veramente importante una così forte valorizzazione dei laici, perché esprime un'idea di Chiesa che è veramente universale e nella quale ognuno di noi può contribuire con un piccolissimo tassello a costruire un bel mosaico.
Il suo percorso ha sempre creduto nell'intreccio inscindibile tra didattica e ricerca. Che cosa vuol dire in concreto?
Ho sempre creduto tanto nell'educazione, forse anche perché sono cresciuta in una parrocchia milanese retta da padri Scolopi, dove la passione educativa mi è stata trasmessa sin da quando ero una bambina. In effetti un po' tutto il mio percorso, sia pure partendo da una prospettiva più squisitamente tecnica e giuridica, perché ho sempre insegnato diritto, mi ha portato piano piano ad allargare l'orizzonte e ad appassionarmi a temi più di carattere generale e più culturale, ritornando poi con una prospettiva più larga anche alle mie discipline. Di questo sono davvero convinta: anche discipline che sono squisitamente tecniche come il diritto o il diritto dell'economia, che ho insegnato per anni e anni, possono essere insegnate, studiate e ricercate in modalità molto differenti a seconda della prospettiva che si assume, che si adotta. È una prospettiva più generale che è fondata su una certa visione dell'uomo e su una certa antropologia delle relazioni, perché le relazioni giuridiche ed economiche sono ancora prima relazioni tra persone. Penso che questo sia decisivo anche per un giusto grado di approfondimento e di attenzione alle discipline più specifiche e più tecniche.
Di quale valore aggiunto potrà beneficiare il dicastero, e di riflesso tutta la comunità extra-accademica, per il fatto che la sua specializzazione riguarda materie economiche? Dobbiamo forse veramente scardinare queste questi confini tra le varie discipline e ragionare di più in termini di interconnessione, come ci invita a fare di continuo Papa Francesco?
Io sono nel mio piccolo veramente convinta di questo e spero di poter essere di un qualche aiuto in questo nuovo ruolo. Sono convinta che uno dei più grandi insegnamenti che Papa Francesco ripetutamente ci offre è proprio quello dell’interconnessione tra le varie discipline, tra i vari saperi e tra le varie aree della dimensione umana, sociale e anche economica. Questo è un grande insegnamento perché alla fine al centro c’è l'uomo sia in una prospettiva verticale, rispetto all’oltre, sia in una prospettiva orizzontale, rispetto agli altri uomini. È una visione determinante e decisiva e ha ricadute su tutte le discipline e in tutti gli ambiti.
Come sta vivendo questo frangente storico della guerra, che incide profondamente sulle vite dei singoli alle prese con rincari, limitazioni e sacrifici pesanti?
Questo è un momento molto difficile, per un concorso di fattori molti dei quali del tutto imprevedibili che in questi anni hanno proprio cambiato e rivoluzionato il nostro orizzonte. Le ricadute ci sono per tutti. Ci sono per le famiglie, non solo italiane, ma nel mondo. La guerra in particolare, da ultimo, ha provocato degli scossoni. È chiaro che come in tutti i momenti di crisi, e questo è certamente un momento di crisi, si deve cercare di trarre nei limiti del possibile una sorta di sprone per guardare alla realtà in un modo nuovo. Apprezzare e valorizzare quello che magari anche solo qualche anno fa ci sembrava scontato e contemporaneamente riflettere però sulle conseguenze che qualunque gesto del singolo, di un popolo, di un'istituzione può avere in termini di ricadute e di ripercussioni sull'umanità intera.
Le mancherà l'insegnamento?
Sì moltissimo. È così inaspettato e anche un dono così grande quello che ho ricevuto, che ci sarà anche un modo per mantenere un contatto forte con i giovani e con gli studenti oltre i chiostri della mia università che ho frequentato per più di trentacinque anni e con un orizzonte più globale, una grande comunità educante a livello universale.
Magari, per esempio, faciltando una circolazione delle nuove generazioni nell'ambito del dicastero…
Certo. Questo è un ottimo suggerimento!
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