Germania, Monda: l’identità e lo schiaffo del Vangelo
di Andrea Monda
Nel rispondere alla prima domanda dei giornalisti, quella di Fatima Alnajem, inviata della «Bahrain News Agency», il Papa ha riflettuto ad alta voce sull’esperienza del viaggio appena concluso e ne ha indicato la parola chiave: dialogo. Precisando però che la condizione affinché ci sia un dialogo vero e fecondo è la presenza di due identità a confronto, identità non vaghe e confuse ma chiare e forti. Su questo punto dell’identità Francesco è tornato, implicitamente ma con particolare enfasi, nel momento in cui ha concluso la risposta all’ultima domanda, quella del giornalista tedesco Ludwig Rin-Eifel, del Centrum informationis Catholicum, che paragonava la chiesa cattolica in Bahrein (piccoli numeri ma in crescita grazie ad una grande vivacità ricca di speranza) con la chiesa in Germania (ricca di soldi e di grande tradizione teologica ma in forte decrescita e nel mezzo di un periodo travagliato) ed ha parlato di radici affermando che «la radice della religione è lo schiaffo che ti dà il Vangelo, l’incontro con Gesù Cristo vivo: e da lì le conseguenze, tutte; da lì il coraggio apostolico, da lì andare alle periferie, anche alle periferie morali della gente per aiutare; ma dall’incontro con Gesù Cristo. Se non c’è l’incontro con Gesù Cristo ci sarà un eticismo travestito da cristianesimo».
Questo è un punto fondamentale di tutto il pontificato di Papa Francesco: il ritorno alla sorgente, alla fonte della fede, il richiamo all’essenzialità del Vangelo. Altrimenti la Chiesa non si distinguerebbe da una “Ong pietosa”, perché essa non è un’agenzia etica, un’istituzione dedicata alla diffusione dei valori morali, questi sono solo effetti, “conseguenze” come ha specificato ieri sempre nella risposta al giornalista tedesco: «Alle volte si perde il senso religioso del popolo, del Santo popolo fedele di Dio, e cadiamo nelle discussioni eticiste, nelle discussioni di congiuntura, nelle discussioni che sono conseguenze teologiche, ma non sono il nocciolo della teologia». E il nocciolo è proprio “lo schiaffo del Vangelo”. Questo piccolo libro di cui sant’Agostino diceva di aver paura, è un testo che fa entrare in crisi chi lo avvicina con cuore sincero, libero e umile cioè senza intenzioni strumentali o lenti ideologiche. E la crisi, il Papa spesso lo ha ripetuto, molte volte si rivela feconda di possibilità più grandi e sorprendenti e di nuovi inizi se non la si lascia degenerare in paure paralizzanti o esiti conflittuali. Ma è importante accogliere quello schiaffo.
Quando il Papa visitò il Dicastero della Comunicazione, il 24 maggio dello scorso anno, disse qualcosa di simile proprio ai redattori de «L’Osservatore Romano», di lasciarsi schiaffeggiare dalla realtà, cioè abbandonare l’illusione del controllo e l’ansia di “creare” le notizie, perché la realtà, che è sempre più grande delle nostre idee, già parla sufficientemente anzi a volte urla, grida. E nella realtà, nascosto tra le pieghe degli avvenimenti, si cela anche la voce di Dio e la sua Parola, Gesù stesso che continua a interpellare la nostra coscienza: sta a noi ascoltare; è questo il “nocciolo” di tutto, non solo della teologia ma anche di una vita cristianamente e quindi umanamente vissuta in pienezza e all’altezza della propria identità di figli di Dio.
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