30 anni fa nasceva il Catechismo della Chiesa cattolica, "deposito della fede"
Michele Raviart – Città del Vaticano
“Esporre i contenuti della fede in modo conforme alla verità biblica, alla genuina tradizione della Chiesa e in particolare agli insegnamenti del Concilio Vaticano II”, facendo “lo sforzo di porre in evidenza ciò che nell’annuncio cristiano è fondamentale ed essenziale”, “con l’impegno di “riesprimere, con un linguaggio più rispondente alle esigenze del mondo d’oggi, la verità cattolica perenne”. Così San Giovanni Paolo II, il 7 dicembre del 1992, presentava in modo solenne il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica, che oggi compie dunque trent’anni.
I lavori presieduti dal cardinale Ratzinger
Un lavoro durato sei anni e portato avanti da una commissione di dodici cardinali e vescovi e un comitato di redazione di sette vescovi diocesani esperti di teologia e di catechesi, guidati dall’allora prefetto per la Congregazione della dottrina della fede, Joseph Ratzinger. I presuli redassero così, consultando vescovi, teologi ed esegeti di tutto il mondo, quello che è il testo di riferimento della trasmissione della fede cattolica, diviso in tre parti “La professione delle Fede”, “La celebrazione del mistero cristiano”, “La vita in Cristo” e “La preghiera cristiana”. “Un dono veritiero”, “profondamente radicato nel passato” della Sacra Scrittura e della tradizione apostolica, disse San Giovanni Paolo II, ma anche “rivolto all’avvenire” e per tutti, “perché chiama in causa il Signore di tutti, Gesù Cristo”.
L'iter di pubblicazione
L’idea di costituire un “punto di riferimento” dell’annuncio profetico e catechistico nacque nel 1985, su richiesta dei padri sinodali ricevuti dal Papa per i vent’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II. L’anno dopo, nel 1986, furono avviati i lavori di comitato e comissione, con il testo approvato da San Giovanni Paolo II il 25 giugno del 1992, promulgato nella costituzione Fidei depositum dell’11 ottobre successivo e pubblicato definitivamente con la lettera apostolica Laetamur Magnopere il 15 agosto 1992.
La fede come risposta signficiativa per l'esperienza umana
Venticinque anni dopo la Fidei depositum, l’11 ottobre 2017, Papa Francesco ricordò l’importanza del Catechismo, un frutto del Concilio e della volontà di Giovanni XXIII per la sua capacità di “presentare con un linguaggio rinnovato la bellezza della fede in Gesù Cristo”. “Uno strumento importante non solo perché presenta ai credenti l’insegnamento di sempre in modo da crescere nella comprensione della fede, ma anche e soprattutto perché intende avvicinare i nostri contemporanei, con le loro nuove e diverse problematiche, alla Chiesa, impegnata a presentare la fede come la risposta significativa per l’esistenza umana in questo particolare momento storico”.
La modifica sulla pena di morte nel 2018
In quell’occasione, Papa Francesco espresse la volontà di rivedere l’articolo 2267 sulla pena di morte, che non era esclusa dall’insegnamento tradizionale della Chiesa. “La pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona”, disse il Pontefice in un passaggio che è stato incorporato nel nuovo testo, rescritto nel 2018. “Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune”, si legge ora nel Catechismo, ma “oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi”.
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