Sinodo, veglia ecumenica il 30 settembre per pregare per l'unità nella Chiesa
Antonella Palermo - Città del Vaticano
"Non sono preoccupato che ci siano opinioni diverse all’interno della Chiesa, è assolutamente normale. Il Sinodo è per natura non divisivo, bisogna ascoltarsi reciprocamente per discernere ciò che Dio vuole per il suo popolo. Sono dunque fiducioso che possiamo progredire bene insieme". Così il cardinale Jean-Claude Hollerich S.I., relatore generale della XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi in vista del quale, il 30 settembre prossimo, si pregherà in uno stile ecumenico in piazza San Pietro a Roma alla presenza di Papa Francesco e di rappresentanti di varie Chiese. L'iniziativa, aperta a tutti, è promossa e animata dalla Comunità di Taizé. Si intitola "Together - Raduno del Popolo di Dio" ed è in collaborazione con la Diocesi di Roma, la Segreteria Generale del Sinodo, il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, oltre a una cinquantina di realtà associative ecclesiali ed ecumeniche. La presentazione stamani in Sala stampa vaticana.
Pregare insieme riscoprendosi fratelli e sorelle in Cristo
La sinodalità in sé non è qualcosa di nuovo perché si riferisce all’esperienza cominciata dagli stessi apostoli. Ora, la novità è la preghiera insieme, consapevoli che siamo tutti battezzati in Cristo. È questo il concetto chiave ermerso nella presentazione della veglia ecumenica a cui prenderanno parte, in particolare, giovani dai 18 ai 35 anni da diversi Paesi europei e da tutte le tradizioni cristiane invitati, per il weekend di fine settembre, a un tempo di condivisione. L'ospitalità sarà a cura delle parrocchie e delle comunità di Roma. Per queste nuove generazioni di cattolici è un evento pensato anche per essere vissuto in continuità con la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona. Dopo la veglia i vescovi e i partecipanti al Sinodo faranno un ritiro di tre giorni nei pressi della capitale guidato dal teologo domenicano Timothy Radcliffe.
Fr. Alois: sostare per celebrare l'unità e chiedere la pace
Fu il Priore della Comunità di Taizé, fr. Alois, a proporre nell'ottobre del 2021, l'intuizione di un tempo di sosta, di respiro, di silenzio da dedicare alla celebrazione di quella "unità ancora imperfetta ma reale" in Cristo. Anche quando le questioni teologiche rimangono irrisolte, ebbe a dire, siamo uniti e ciò va manifestato: così scopriamo che possiamo diventare operatori di pace. Il Papa ne fu entusiasta, ha ripetuto il religioso quest'oggi, evidentemente i tempi erano maturi per questa idea, ha aggiunto. Manifestare l'unità, attraverso quello che è l'ecumenismo spirituale, è il presupposto per chiedere la pace nel mondo. Alois ha sottolineato l'importanza di rimettere a fuoco il dono del Battesimo che ci lega gli uni gli altri: "In un clima di polarizzazioni sociali - ha detto - vogliamo porre al centro la preghiera in Cristo che è la nostra unità". Ciò che a lui sta a cuore, ha precisato, sono i tanti giovani in ricerca di un cammino spirituale, ancora disorientati: è a loro che pure bisogna guardare, non solo a chi è già legato ad una fede.
Aprire le porte all'ecumenismo dell'azione
Crisi ecologica e pianto dei poveri: due priorità da tenere fisse. Sono quelle suggerite da Fratel Alois e condivise anche dall'arcivescovo Ian Ernst, rappresentante personale dell'arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede e direttore dell'Anglican Centre a Roma. Il suo è stato un invito ad aprire le porte all’ecumenismo dell’azione. "Dobbiamo essere portatori delle esigenze profonde del popolo di Dio, ascoltare la voce di chi non viene normalmente ascoltato. Il Sinodo deve promuovere inclusione e non ragionare solo sulle strutture ma porre al centro le relazioni stesse", ha auspicato. In questo senso, la Veglia sarà una sorta di 'test' per provare come siamo capaci di pregare l’uno per l’altro e di prenderci carico delle difficoltà altrui. Perché condividere la Parola di Dio, è stato rimarcato, non è qualcosa di astratto, ma qualcosa che rafforza nel concreto della vita.
Al Sinodo serve uno spirito di umiltà e sincerità
Sulla stessa linea il Pastore Christian Krieger, Presidente della Conferenza delle Chiese europee e della Federazione protestante francese (in streaming): "Il Sinodo ha un carattere performativo perché è capace di trasformarci", ha detto, e ha incoraggiato le Chiese riformate italiane a prendere parte al raduno. Tra i relatori anche Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa Apostolica Armena presso la Santa Sede, per il quale fondamentale sarà per ciascuno chiedere e mantenere uno spirito di umiltà e sincerità: "Perché l’umiltà non è una forma di debolezza e l’unità si realizza proprio quando non c’è qualcuno più in alto dell’altro".
Hollerich: le tensioni positive nella Chiesa servono a tenerla in piedi
Vivere la sinodalità nella Chiesa ci conduce a una nuova primavera nella Chiesa, a un nuovo punto di partenza. Ne è convinto il cardinale Hollerich che ha insistito molto sul fatto che "non ci sono piani precostituiti", che bisogna essere docili all'ascolto dello Spirito Santo. È l'incontro, inteso come metodo di fondo, a ispirare scelte e sciogliere steccati, tensioni: "Quando l’incontro è autentico si può veramente imparare in umanità. Noi costruiamo la nostra identità cristiana nel dialogo. Il processo di apprendimento reciproco ci avvicina". Quando si leggono le sintesi delle singole Conferenze episcopali, ha osservato inoltre il porporato gesuita, emerge una grande unità, a discapito di quella immagine lacerata che della Chiesa spesso i detrattori vogliono evidenziare. "Per avere una tenda c’è bisogno di una tensione altrimenti la tenda cade. Le tensioni ‘positive’ sono buone. Non vogliamo quelle negative e distruttive, ma quelle positive sono anche necessarie", ha concluso.
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