Gambetti agli allevatori: il pensiero di Dio sul creato per uscire dalla crisi
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Un invito a chiedere perdono a Dio per le nostre mancanze nei confronti del prossimo, ma anche del creato: “A volte siamo dannosi invece che utili”. Lo ha pronunciato il cardinale arciprete Mauro Gambetti, vicario generale per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, all’inizio della messa in occasione della memoria di Sant’Antonio Abate, celebrata presso l’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro.
Garantire il giusto reddito
“Dio non è ingiusto tanto da dimenticare il vostro lavoro”, ha detto citando la Lettera agli Ebrei (Eb 6,10) il porporato ai coltivatori e agli allevatori presenti, pensando alla travagliata fase economica attraversata dal settore. Un momento storico segnato “da incertezze e difficoltà che rendono complicato sostenere in modo virtuoso le attività zootecniche e di coltivazione, garantendo il giusto reddito ad agricoltori e allevatori”. Inoltre, ha constatato Gambetti, il conflitto in Ucraina rende ancora più difficoltoso “custodire la biodiversità, promuovere le micro e medio imprese in un’ottica di sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.
Non tradire il pensiero di Dio
La chiave di volte per affrontare la crisi consiste, secondo il vicario generale per la Città del Vaticano, nell’ “imparare a leggere il pensiero di Dio nella creazione e non tradirlo”. “Il Signore infatti non fa mancare mai il suo provvidente aiuto” e “il frutto della terra che si trasforma in cibo buono che nutre la vita è la carezza di Dio”. “Questo incanto – ha ammonito - deve essere difeso ad oltranza sia nella zootecnia, che nell’agricoltura: si narra che sant’Antonio non fosse tanto erudito, ma tanto ricercato per la sua sapienza. Egli diceva che oltre alla Scrittura il suo libro era il creato in cui leggeva il pensiero di Dio”.
Leggi per l'uomo
“Le leggi vanno fatte per l’uomo. L’uomo è per Dio, come Dio è per l’uomo. Occorre una rilettura delle leggi in questa prospettiva da proporre nelle sedi appropriate. Per il cristiano – ha proseguito il cardinale Gambetti - si tratta di fare spazio in ogni ambito di vita a Dio, come fece Antonio abate che lasciò tutto per poter seguire il Signore”.
La benedizione degli animali
Durante l’offertorio sono stati portati all’altare i prodotti degli allevamenti come uova ai formaggi. Al termine della celebrazione, nonostante il maltempo, il porporato ha assistito alla conclusione della sfilata di cavalli e cavalieri lungo Via della Conciliazione ed ha quindi impartito la benedizione agli allevatori e agli animali radunati in Piazza Pio XII, di fronte alla Basilica: galline, oche, conigli ed esemplari tipici del territorio italiano come le mucche, dalla frisona alla chianina; le pecore, dalla sarda alla sopravvissana; le capre, dalla girgentana alla monticellana; i cavalli e gli asini.
Una stalla su dieci a rischio chiusura
Per l’occasione, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha divulgato lo studio “Salviamo la Fattoria Italia”, con gli ultimi dati sulla situazione post covid e l’allarme: quasi una stalla su dieci, il 9% sull’intero territorio nazionale, è in una tale situazione critica da portare alla cessazione dell’attività a causa dell’esplosione dei costi. Notevoli i conseguenti rischi per l’economia e l’occupazione, ma anche per l’ambiente, la biodiversità ed il patrimonio enogastronomico nazionale.
Le conseguenze della guerra
Tra le cause della crisi si segnala una vera e propria esplosione delle spese di produzione, in media del +60%, legata ai rincari energetici, che arriva fino al +95% dei mangimi, al +110% per il gasolio e addirittura al +500% delle bollette per l’elettricità, necessaria ad alimentare anche i sistemi di mungitura e conservazione del latte. A questo – denuncia Coldiretti – si somma il problema della disponibilità di fieno e foraggi, la cui produzione è stata tagliata dalla siccità, con i prezzi in salita anche a causa della guerra in Ucraina.
La direttiva sulle emissioni industriali
Inoltre una vera e propria “spada di Damocle” è costituita, secondo i coltivatori e gli allevatori, dalla direttiva europea sulle emissioni industriali che “finisce per equiparare una stalla con 150 mucche ad un inceneritore o ad una fabbrica altamente inquinante, andando a colpire circa 180mila allevamenti ed esponendoli al rischio chiusura. Una situazione che rischia di lasciare campo libero alle importazioni da Paesi che non applicano le pratiche sostenibili del sistema produttivo europeo o, ancora peggio, di spingere verso lo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte”.
L’allevamento italiano costituisce il 35 per cento dell’intera agricoltura nazionale, per una filiera che vale circa 40 miliardi di euro, con un impatto rilevante dal punto di vista occupazionale: circa 800mila impiegati nel settore.
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