Suor Hirota: la partecipazione delle donne, una ricchezza per il Sinodo
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Sarà la Commissione istituita lo scorso 15 marzo a preparare il documento che verrà consegnato ai vescovi per la loro Assemblea generale ordinaria del Sinodo. E sarà proprio questo documento, l'Instrumentum laboris, la base su cui partirà il discernimento dei presuli che, per decisione di Papa Francesco, in questo Sinodo si svolgerà in due tempi, la prima Assemblea nell'ottobre prossimo, la seconda nell'ottobre 2024, al termine di un lungo percorso iniziato nel 2021.
L'ascolto al centro del percorso sinodale
"Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione", il tema del Sinodo su cui si sono interrogate dapprima le Chiese locali, diocesi e parrocchie, associazioni, comunità e singole persone, e successivamente le Chiese di uno stesso continente dando vita alle Assemblee di Europa, Africa, America del Nord e America del Sud, Asia, Oceania e Medioriente. Ascoltare tutti e che nessuno si senta escluso, le parole d'ordine degli innumerevoli incontri che si sono tenuti a tutti i livelli nelle due fasi. E durante l'ascolto, la raccolta delle voci e le sintesi, poi inviate alla Segreteria generale del Sinodo, di quanto via via emerso nell'ottica della "conversione" della Chiesa ad uno stile sempre più sinodale, in cui battezzati e Pastori, unico popolo di Dio, sono in cammino e in uscita verso il mondo.
Suor Hirota: la nostra guida sarà lo Spirito Santo
Sette i componenti della Commissione preparatoria all'Assemblea dei vescovi a cui passa ora il lavoro sotto la presidenza del cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo. Tra loro una religiosa giapponese, suor Shizue Filomena Hirota, delle Missionarie Mercedarie di Berriz di Tokyo. Nel suo ministero ha prestato servizio in Nicaragua, Messico, Filippine e Roma e ha collaborato con Pax Christi. Attualmente è consulente del Consiglio cattolico per la giustizia e la pace della Conferenza episcopale del Giappone ed è membro del consiglio di amministrazione del Women's Active Museum of War and Peace. Nell'ottobre 2022, suor Hirota ha coordinato l'Assemblea generale delle Conferenze episcopali dell'Asia (FABC) precedente l'Assemblea continentale, ma organizzata in stile sinodale. Suor Hirota è l'unica donna a far parte della Commissione e l'intervista con lei non può prescindere da questo particolare elemento e dalla riflessione sulla questione femminile nella Chiesa:
Suor Hirota, lei è una religiosa e delle religiose si è parlato durante il percorso sinodale sottolineando la necessità di valorizzare di più il loro ruolo e contributo, come quello in generale delle donne. E' emerso anche quanto le religiose operino già, ad esempio, nel campo delle opere sociali. Qual è il suo commento a quanto si è detto finora a proposito della presenza femminile nella Chiesa?
Non ho partecipato alle fasi precedenti del Sinodo, ma ero presente alla Conferenza generale della FABC, che riunisce tutte le Conferenze episcopali del Giappone ed era organizzata in modo molto sinodale, ma non era una tappa del Sinodo. Ero presente in rappresentanza di Talitha Kum Asia, che opera a fianco delle vittime della tratta di esseri umani. Devo dire che è stato molto positivo esserci, perché la missione di Talitha Kum è stata messa in risalto e grazie alla nostra presenza il tema della tratta è stato ben evidenziato. Ma, a parte questo, penso che ci sia stata una minoranza, ma molto visibile, di donne in quella Conferenza generale e c'è stata una proiezione di un film dove c'era la testimonianza di una ragazza di soli 14 anni e lei era presente e ha parlato. E i vescovi erano davvero molto colpiti. Ma se guardiamo alla storia delle Conferenze episcopali asiatiche, già nell'86, durante l'assemblea plenaria, ci fu una sorta di workshop sulle donne. E ricordo sempre che c'era una teologa indiana di nome Stella Faria, che continuava a ripetere: "La donna è una persona umana. La donna è una persona umana. Perché ci sono così tante situazioni in Asia e anche altrove, in cui le donne non sono trattate come un essere umano?". Ed è stato importante perché i vescovi sono rimasti così colpiti dalla sua insistenza che alla fine, nel documento finale, c'è una frase che dice che la donna è una persona umana. Così le persone che non erano presenti, si sono interrogate dicendosi: ma i vescovi si rendono conto che le donne sono esseri umani solo ora? Del resto conosciamo quanto sia difficile la situazione delle donne in generale. Con Talitha Kum lavoriamo con tutte le donne che sono vittime del traffico di esseri umani. Poi ci sono anche alcune congregazioni che hanno scuole per l'educazione delle donne. Abbiamo tanti tipi di progetti per la liberazione dalla loro schiavitù. Questa è stata per molto tempo una delle preoccupazioni principali della FABC. Inoltre, in Asia, la Chiesa cattolica è solo una piccola minoranza. Quindi, lavoriamo con tutti, e lavoriamo anche con le religiose di varie congregazioini, perché una delle cose che abbiamo capito è che la maggior parte dei fondatori di Istituti religiosi erano per la liberazione delle donne, ma per il fatto che poi gli uomini hanno assunto la leadership, la Chiesa come istituzione non è sempre stata davvero così chiaramente impegnata per l'umanizzazione delle donne, quindi è positivo lavorare con le donne.
Papa Francesco ha affermato più volte l'esistenza di uno sguardo diverso delle donne rispetto a quello maschile. Lei è l'unica donna a far parte della Commissione, sente questa responsabilità e opportunità di far emergere attraverso la sua persona uno sguardo femminile sulla Chiesa e sulla realtà?
Quando il cardinale Hollerich, il relatore generale del Sinodo, mi ha chiesto se ero disponibile a far parte della Commissione, ho pensato che ci sarebbero state molte persone e così ho detto di sì. Ma poi abbiamo avuto il primo incontro via Zoom e mi sono resa conto, con sorpresa, che io ero l'unica donna tra i cardinali, i vescovi e i sacerdoti. Mi sono chiesta il perchè e me lo sto ancora chiedendo, ma tutti stiamo riconoscendo che è molto, molto importante che ci sia stata una buona partecipazione di donne nel processo sinodale, quello che si fa poi qui alla Segreteria generale del Sinodo è solo una parte di esso, piuttosto riservata ai vescovi. Ma ci sono donne, uomini, persone non ordinate nel percorso del Sinodo e la missione dei vescovi non è fatta a titolo personale, il vescovo è qui in rappresentanza del popolo di Dio. Così mi sono detta: "Va bene, sto lavorando con loro e sto ricordando loro che ci sono modi diversi, realtà diverse, esperienze diverse".
Con che atteggiamento interiore si propone di svolgere il suo compito all'interno della Commissione in prepazione all'Assemblea dei vescovi?
Beh, siamo ancora agli inizi del lavoro. In questi giorni abbiamo parlando molto del sensus fidei e della partecipazione delle donne ecc. ... Penso che il mio ruolo sia proprio quello di lavorare e penso anche che sia importante avere un'esperienza sinodale tra noi come gruppo, perché una delle caratteristiche di questo Sinodo dovrebbe essere proprio quella di avere un'esperienza di comunità, di sentirci tutti seguaci di Gesù e di fare esperienza dello Spirito. Quindi, penso che dobbiamo avere un'esperienza comunitaria di Dio qui, e per avere questo tipo di esperienza comunitaria, dobbiamo davvero prepararci. A questo serve il nostro ritiro spirituale di tre giorni. Per il cammino sinodale si parla di praticare la "conversazione spirituale", cioè un ascolto reciproco profondo, e qualcosa deve accadere. Sappiamo che ci sono questioni controverse, ma la cosa positiva è che non abbiamo paura di parlare di questioni controverse, perché finora, in un'altra fase, se avessi parlato dell'ordinazione femminile, ad esempio, sarebbe tutto finito, ma ora ne possiamo parlare liberamente. E poi c'è tutta la questione LGBTQ: non è facile, non è semplice. E questo non è il Sinodo delle persone LGBTQ e non è nemmeno il Sinodo sull'ordinazione delle donne, anche se emerge anche questo tema. La cosa importante è il tipo di atteggiamento che avremo nell'affrontare queste questioni molto complicate, che la Chiesa, in un certo senso, non ha mai affrontato. Si tratta quindi di una sfida. E potrebbe essere il motivo per cui il Papa ha deciso di tenere due sessioni dell'Assemblea generale dei vescovi nel 2023 e nel 2024. Sento che dobbiamo prepararci davvero, come gruppo, e i cardinali e i vescovi sanno meglio di chiunque altro che tipo di interazione, che tipo di difficoltà o di confronto, si sta verificando in alcune parti del mondo e della Chiesa. Quindi penso che sia davvero una sfida e vedremo cosa succederà. Non abbiamo ancora finito. Lavoreremo per preparare l'Instrumentem laboris, saremo tutti qui a Roma a metà aprile, quindi vedremo e mi viene da dire: vieni Spirito Santo!
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