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I partecipanti all'incontro dei Cammini giubilari sinodali applaudono la testimonianza di Gemma Capra Calabresi I partecipanti all'incontro dei Cammini giubilari sinodali applaudono la testimonianza di Gemma Capra Calabresi 

Giustizia biblica e fraternità nel nuovo incontro dei Cammini giubilari sinodali

Si è svolto nell'Aula nuova del Sinodo il primo simposio del nuovo ciclo dell'iniziativa organizzata dalla Fondazione Fratelli Tutti e dalla Basilica di San Pietro in preparazione all'Anno Santo del 2025. Le testimonianze di Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi, e del biblista Pietro Bovati: nell'azione divina è fondamentale la salvezza di chi si è perduto

Michele Raviart – Città del Vaticano

La giustizia di Dio non è la giustizia dell’uomo, che mira solo a riparare il torto subito, ma abbraccia il concetto più ampio del perdono e della riconciliazione. È questo il filo conduttore del primo del nuovo ciclo di incontri dei “Cammini giubilari sinodali”, dedicati nel 2023 alla purificazione della memoria, che si è svolto questo pomeriggio nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano. “La giustizia biblica e la fraternità” è stato il tema del simposio, ispirato dal capitolo sette dell’enciclica Fratelli Tutti – Percorsi di un nuovo incontro - e che ha visto riuniti esponenti del mondo della società civile ed ecclesiale.

Gemma Capra Calabresi: il perdono è una scelta di vita

Quello di includere il perdono come categoria essenziale della giustizia non è un percorso facile ed è impossibile da percorrere senza la fede. A testimoniarlo è Gemma Capra Calabresi, vedova del commissario Luigi Calabresi, ucciso il 17 maggio 1972 sotto la sua casa. La donna aveva 25 anni e ricorda come quel giorno, crollata sul divano del salotto per il dolore lacerante, sentì una forza e “un’assurda pace interiore”, che la portò a pregare per la famiglia dell’assassino. “Una forza che non poteva nascere da me”, ha spiegato, sottolineando come quel giorno, seppure già credente, “ebbe il dono della fede”.

Da lì, racconta a Vatican News, è partito un percorso che l’ha portata a riflettere sul senso stesso di perdono, nato dalla vista dei responsabili al processo, dalle domande dei suoi alunni durante le lezioni di religione, dall’incontro con la gente comune e con i detenuti. “È stato un cammino lungo, difficile - spiega - con tanti scivoloni indietro, ma quando ho letto la parola perdono ho capito che era un dono, e quindi era inutile cercare di ragionare perché il perdono non lo dai con raziocinio, con l’intelligenza, con il ragionamento, ma lo dai solo con il cuore. Un dono lo dai con amore”. “Così a quel punto ho fatto la scelta nella mia vita di iniziare questo cammino - testimonia ancora -, è proprio una scelta interiore e vorrei dire a tutti che si può, che è difficile ma si può anche dopo un dolore lacerante amare ancora la vita, si può anche dopo il tradimento e la calunnia credere ancora negli altri e si può cambiare giudizio sulle persone che vedevi come fossero tutto il male del mondo”.

Ascolta Gemma Capra Calabresi

Bovati: salvare chi è perduto è il senso della giustizia biblica

Nelle stesse Scritture, ha spiegato invece il padre gesuita Pietro Bovati, segretario emerito della Pontificia Commissione biblica, la giustizia si rivela “quando il Signore entra in contatto con l’ingiusto e il colpevole”, sia esso stesso un singolo o un popolo. La giustizia divina salva il colpevole, come testimonia Cristo, che dona la grazia a ogni peccatore pentito che incontra. Una salvezza che parte da Dio e che non dipende dal peccatore, ma che non può esistere senza che questi accolga la grazia divina. Questo, sottolinea Bovati è anche “il compito che è affidato ai credenti, i quali non possono accontentarsi di una giustizia che semplicemente dà a ciascuno le sue colpe, pensando che nel compimento della sentenza, nel giudizio di condanna sia portato a compimento il processo, ma devono portare fino in fondo il desiderio di andare a cercare e a salvare colui che è perduto. Questo è il vero senso della giustizia biblica”.

Ascolta Pietro Bovati

Gambetti: costruire una società intorno alla fraternità

I “Cammini giubilari sinodali” sono organizzati dalla Fondazione Fratelli Tutti in collaborazione con la Basilica di San Pietro e hanno come obiettivo la preparazione al Giubileo del 2025 avendo come orizzonte l’enciclica di Papa Francesco. Il sogno per l’Anno Santo, ha spiegato il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica papale di San Pietro è quello di “dare un contributo alla costruzione di un mondo più bello” e vedere costruita una società intorno alla fraternità, perché questa “rovescia i potenti dai troni, dà da mangiare agli affamati, dà spazio agli umili, e permette agli ingiusti di diventare giusti”.

Occhetta: ricostruire i legami unica alternativa alla violenza

L’esperienza di questa nuova tappa dei “Cammini”, che lo scorso anno hanno avuto come temi la prossimità e la cura, coinvolgendo 325 associazioni e più di mille partecipanti e l’anno prossimo si occuperanno della responsabilità di costruire insieme il bene comune, “è anzitutto quella di fare incontrare chi nella società civile sta lavorando sul grande tema della giustizia – mediatori, avvocati, giudici, notai, il terzo settore, il mondo del volontariato – perché crediamo che come alternativa alla violenza e alla guerra ci sia proprio la ricostruzione dei rapporti, secondo quanto la Bibbia ci dice, che è proprio mettere insieme i legami che si spezzano nella società”. Ad affermarlo è padre Francesco Occhetta, presidente della Fratelli Tutti, che ribadisce: “Vogliamo narrare quello che è possibile fare, ma vogliamo dare anche un luogo perché chi si incontra possa creare un nuovo processo e una nuova cultura, perché la fraternità non è biologica, si dà culturalmente ed è una scelta da fare”.

Ascolta padre Francesco Occhetta

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04 marzo 2023, 18:24