Parolin: grati per il dono di Dio che è il pontificato di Francesco
Vatican News
È la “gratitudine” il motivo principale per cui celebriamo l’elezione del Papa: “La gratitudine per il dono di Dio”, “un gesto elementare di fronte a ciò che non meritiamo, di fronte a ciò che è del tutto gratuito e ci fa bene”. Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha esordito nel suo intervento di ieri pomeriggio all'incontro online organizzato dall'Accademia dei Leader Cattolici, estesa in undici Paesi dell’America latina, in occasione dei dieci anni dell’elezione di Francesco.
Comunione ecclesiale
Proprio soffermandosi su questa ricorrenza di domani, 13 marzo, il cardinale ha sottolineato che: “Il Papa, con le sue virtù e i suoi limiti, fa parte della pedagogia provvidenziale che Dio attua per educarci e correggerci”. “Questo Papa”, in particolare, e “non il ‘papato’ in astratto”, ha spietato Parolin, “è il dono che celebriamo e accogliamo senza paura, se vogliamo vivere in piena comunione ecclesiale e in un vero atteggiamento di sequela di Gesù Cristo”. Lo insegna la costituzione conciliare Lumen Gentium: il Papa “è il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell'unità, sia dei vescovi che della moltitudine dei fedeli”. “Questo significa che non c’è piena comunione ecclesiale se non quella con Papa Francesco”, ha rimarcato il segretario di Stato.
L'umanità del Papa
“L’umanità del Papa, attraverso la quale si realizza il ministero di Pietro, è senza dubbio il suo fianco vulnerabile”, ha aggiunto. “L’umanità di Pietro e di tutti i suoi successori è sempre stata oggetto di disprezzo e di attacchi”. Già il grande teologo Hans Urs von Balthasar, ne La epidemia antiromana del 1974, affermava che ogni Papa, per quanto santo possa essere, offre sempre un “lato umano” che è aperto alle critiche. “Ma è un peccato che nella Chiesa cattolica, che è fatta di peccatori non appena uno occupa una carica più alta, perda tutta la simpatia che aveva e finisca nelle mani di critiche più o meno aspre”.
Il mistero del ministero
Queste “forti parole” di von Balthasar “sono vere anche oggi”, ha detto Parolin: “Ogni Papa, all’inizio del suo pontificato, sperimenta sicuramente la vertigine di chi sarà giudicato duramente. Liberali e conservatori, grandi teologi o ‘influencer’ alla moda, potranno indicarlo, criticarlo e metterlo in difficoltà. Tuttavia, il mistero del ministero di Pietro va ben oltre le facili squalifiche. Il mistero del ministero di Pietro ci dà un parametro oggettivo per il discepolato e per la vita nella vera comunione e sinodalità. Il Papa è il Pastore universale. Non dimentichiamolo mai”.
No letture mondane
A dieci anni dall’elezione di Francesco, per il Segretario di Stato, “vale la pena ricordare queste cose” che “sono una parte essenziale della fede cattolica”. Al contrario, “una lettura puramente mondana del ministero di Papa Francesco può facilmente condurci a giochi di potere e di potere”. Invece, “un apprezzamento basato sulla fede della sua persona e della sua carità pastorale è il modo per interpretare correttamente il dono che lo sostiene e lo guida”.
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