Da Kenya e Ucraina, lo sport che corre contro la guerra
L’Osservatore Romano
Brigid Kosgei, kenyana, 29 anni, è la primatista mondiale di maratona (2h14’04”). Ha vinto, in particolare, l’argento alle Olimpiadi, due volte la maratona di Londra e di Chicago e la maratona di Tokyo.
Viktorya Gudyma, ucraina, 30 anni, è una mamma fuggita da Kiev con il figlio, sotto le bombe: in Gran Bretagna lavora come coach di ciclismo e corre maratone (a Roma e a Firenze è stata accolta da Athletica Vaticana) per testimoniare un tenace messaggio di pace a sostegno del suo popolo.
Ecco le loro testimonianze sullo sport come esperienza di sviluppo e di pace.
Brigid Kosgei: lo sport in Africa è anche riscatto dalla povertà
Non dimentico mai le mie umili origini in un villaggio povero del Kenya. Sono nata e cresciuta in una famiglia numerosa, con sei fratelli, che ha attraversato momenti veramente duri. In realtà, parlando di Africa, la mia storia non fa davvero eccezione. Nel mio Paese, così come in tante altre zone del mondo, ci sono tante situazioni difficili. Veramente non dimentico mai chi sono, da dove vengo, qual è la realtà quotidiana complicata della mia gente.
Per me, così come per le atlete e gli atleti del mio Kenya, lo sport è una salvezza. Un’ancora alla quale aggrapparsi per uscire fuori da situazioni di povertà grande. Essere una maratoneta di alto livello, che corre sulle strade delle Olimpiadi e dei grandi eventi internazionali a Londra o a Chicago, mi sta dando l’opportunità di vivere esperienze che, da piccola, nel mio villaggio, mai e poi mai avrei immaginato. Oggi sono una donna libera, emancipata. Non solo come atleta, ma proprio come donna. Ho una mia famiglia alla quale posso offrire prospettive.
Tra i miei obiettivi non c’è solo migliorare il mio record nella maratona e vincere altre gare, anche se mi alleno duramente. La vera vittoria di una donna maratoneta kenyana, animata da una profonda fede cristiana, è fare da traino a tante ragazze che vivono nella povertà dei villaggi, perché trovino anche nello sport una via di uscita. Una speranza. Penso sempre alla bambina che ero e non posso non incoraggiare le bambine che incontro, perché in rivedo in loro. Lo sport per l’Africa, e non solo, è un motore di sviluppo determinante.
Viktorya Gudyma: correndo per e con il popolo ucraino
Quando, un anno fa, Athletica Vaticana mi ha contattata per partecipare alla maratona di Roma è scattata una scintilla. La guerra nel mio Paese era scoppiata da pochi giorni, il 24 febbraio 2022, e io, con mio figlio Lev che ha 12 anni, ero scappata da Kiev — dopo due notti passate nelle stazioni della metro sotto le bombe — trovando accoglienza prima in Polonia e ora in Gran Bretagna, dove sono coach di ciclismo.
Ho sempre corso a piedi e in bici. Mi ero iscritta alla maratona di Roma 2022, poi la guerra aveva sospeso tutto. Ma ecco la chiamata di Athletica Vaticana: senza conoscermi, l’invito a correre insieme per testimoniare che la tenacia del maratoneta è un messaggio di pace, di speranza, contro la guerra. Ho pregato per la pace con Athletica Vaticana, e atleti di tutto il mondo, alla Messa del maratoneta a Roma, due volte: sono infatti tornata alla maratona di Roma anche lo scorso 19 marzo. E anche alla Messa del maratoneta a Firenze, a novembre 2022.
Ho sempre fatto sport, fin da piccola. Prima della guerra ero riuscita a unire la crescita di mio figlio, il mio lavoro nel settore informatico e la mia passione per lo sport. L’allenamento quotidiano mi dà un senso di controllo, di fiducia in me stessa, mi aiuta a mantenere una mentalità positiva e mi dà un senso di libertà. La libertà non viene dal fare quello che vuoi, ma dall’avere un tuo piano. La guerra finirà sicuramente, ma la nostra vita ora non è “in pausa” ora: ciascuno è responsabile del tipo di società che stiamo formando oggi e dell’esempio che diamo ai nostri figli. Infatti prima di crescere un figlio, devi imparare a gestire te stessa, a essere in grado di accettare le vittorie e sconfitte, a essere irremovibili nelle questioni di principio sui propri valori e flessibile nelle condizioni di sviluppo delle moderne tecnologie.
L’anno scorso sono riuscita a portare a termine il mio piano, che avevo formulato prima che iniziasse la guerra. Tramite Athletica Vaticana ho anche avuto il grande onore di incontrare Papa Francesco e chiedergli di pregare per l’Ucraina e di esprimere sostegno per il mio popolo che soffre a causa della guerra, che non è un videogioco. Proprio contro la guerra in Ucraina ho corso le due maratone a Roma e poi a Firenze, a Boston e a Helsinki, portando sulle spalle la bandiera ucraina.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui