Alex Zanotelli: ha ragione il Papa, basta con lo sfruttamento dell'Africa
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
“Giù le mani dall’Africa” è stato il grido lanciato da Francesco nel suo primo discorso nella Repubblica Democratica del Congo, quello davanti alle autorità, alla società civile e al corpo diplomatico, quando il Papa ha chiesto di rispettare sia il Paese che il Continente, di non “soffocare più” una nazione che “non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”, e quando ha invocato che l’Africa divenisse “protagonista del suo destino”.
Oggi quel discorso, così come tutti quelli pronunciati da Francesco prima nella Repubblica Democratica del Congo e poi nel Sud Sudan, durante il viaggio dal 31 gennaio al 5 febbraio, sono raccontati in un volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana che raccoglie anche le testimonianze di chi il Papa in quei giorni lo ha incontrato. Parole drammatiche, soprattutto pronunciate a Kinshasa, dalle vittime di una feroce ed inaudita violenza, ma anche parole di perdono e rinascita. La scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie ha scritto la prefazione al volume, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, che sarà presentato questa sera, 22 maggio, alle 20.45 al Salone OFF, nell’ambito del Salone del Libro di Torino. Sarà presente il missionario comboniano padre Alex Zanotelli.
Padre Zanotelli, un titolo che più chiaro di così non poteva essere: “Giù le mani dall’Africa”, le parole di Francesco pronunciate nel suo primo discorso nella Repubblica Democratica del Congo…
A “Giù le mani dall’Africa” aggiungerei quello che dice sempre Papa Francesco, “porre mano all’Africa”. E quindi finiamola con le esperienze coloniali, neocoloniali, neoliberiste e invece diamo una mano a questo continente per rimettersi in piedi. Io, proprio in questo momento drammatico in cui si sta rifiutando l’altro, soprattutto il volto nero, vorrei ricordare prima di tutto una cosa molto semplice che ormai ci dice la scienza: l’Homo sapiens è nato in Africa orientale, quindi è incredibile quanto allora diventi importante anche antropologicamente. L'Africa, invece, è stato il continente più bastonato di questi secoli. E Papa Francesco ha ragione! “Giù le mani dall’Africa”, è la prima cosa che deve essere fatta. Basta davvero con questo sfruttamento, con le guerre. Questo è proprio il senso del primo discorso che ha fatto in Congo dove, ed è incredibile, c'è una guerra che dura da sessant'anni, sessant'anni di guerra, dall’indipendenza a oggi, non è mai finita e ha già fatto 12 milioni di morti, per che cosa? Per dei minerali preziosi: prima era l'uranio per la bomba atomica, adesso il coltan per i telefonini, poi il cobalto per le pile elettriche… È assurdo andare avanti così! Noi italiani poi in Africa stiamo facendo la nostra politica per ottenere più che possiamo petrolio e gas. Ma veramente! Alla fine è semplicemente un succhiare il sangue senza lasciare nulla sul territorio. Questa è la gravità. Ecco perché il Papa dice allora: iniziate a porre mano all'Africa, date una mano a questo continente a rimettersi in piedi.
Questo libro contiene i discorsi e le testimonianze del viaggio che Francesco ha fatto prima a Kinshasa, poi a Giuba. È un libro che racconta questi due Paesi, ma è un libro che racconta tutta l'Africa, ciò che noi leggiamo qui e ciò che possiamo leggere in tutto il continente…
Certamente. Le testimonianze in questo libro sono veramente agghiaccianti, in particolare quelle del Congo, ma è davvero quella la realtà. È la guerra più terribile che in questo momento viene combattuta, eppure c’è un silenzio incredibile, ed è questa la grande domanda. All’Africa la stampa e la televisione stanno praticamente dedicando pochissimo spazio. Questa è l'assurdità di tutto.
E infatti, padre, nella prefazione a questo libro di Chimamanda Ngozi Adichie si sottolinea che la grande tragedia, in questo caso del Congo, ma di tanti Paesi dell'Africa, non sono i conflitti interni, ma il silenzio del mondo. Questa è la tragedia del Congo, questa è la tragedia dell'Africa…
Esatto! E questo silenzio che avvolge, è un silenzio davvero colpevole, perché copre quelli che sono i nostri interessi e questa è la cosa grave. Mentre noi andiamo avanti ad approfittare dell'enorme ricchezza di questo continente, facciamo silenzio e mettiamo sotto il silenzio tutto il resto. Io ho già scritto 2 o 3 appelli proprio ai giornalisti, chiedendo di provare ognuno a mettere un sassolino, a far passare una piccola notizia che almeno faccia capire alla gente i drammi di chi vive in Africa, e non soltanto in termini di guerre. Io vengo da un'esperienza di dodici anni in una baraccopoli (Korogocho, uno slum della periferia di Nairobi, capitale del Kenya, ndr), sono vissuto anche io in una baracca, per cui capisco questa gente che sta scappando, ma tu non puoi vivere in quelle condizioni, ogni uomo cerca un minimo di dignità. È questo che dobbiamo aiutare a capire, la stampa deve aiutare a far capire alle persone cosa è questo continente, per forzare i nostri governi davvero a porre mano all'Africa, come dice Papa Francesco…
Padre Alex, questo libro di Francesco cosa smuove delle coscienze? A suo giudizio, cosa dovrebbe dirci?
La prima cosa che mi sento di dire è un grazie a Papa Francesco per i discorsi che ha fatto in Africa. Discorsi che veramente toccano il cuore. È stato bello che le drammatiche esperienze di tanti in Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan stiano state messe in un libro. Davvero un grazie al Papa per la lucidità. Adesso, però, è altrettanto importante che questo libro possa girare. Ciò che a me dispiace di più è che i grandi insegnamenti di Papa Francesco, come quello della Laudato si’, non stiano passando alla base. Mi auguro che questo libro possa girare nelle parrocchie e nelle comunità cristiane, perché si incominci a capire il dramma di questo continente. Vorrei concludere semplicemente ricordando che quando io, dopo 12 anni, sono partito da Korogocho, dalla baraccopoli, un gruppo di persone lì mi ha chiesto di pregare, alla fine di una preghiera bellissima, uno ha detto: “Alex inginocchiati”, mi sono inginocchiato in mezzo a loro e un altro ha detto: “Imponetegli le mani”, e un ministro di una chiesa indipendente africana ha cominciato a pregare come fanno loro, carismaticamente, alla fine della preghiera ha detto rivolgendosi a Dio: “Papà ti prego, dona a padre Alex il tuo Spirito Santo, dona il tuo Spirito – e intanto la gente mi schiacciava a terra per darmi lo Spirito - perché adesso possa tornare dalla sua tribù bianca e convertirla”. Ecco, per me l'Europa oggi è diventata ed è effettivamente terra di missione. Ecco perché mi auguro che questo libro di Papa Francesco possa girare alla base per aiutare la gente ad aprire gli occhi.
Forse l'Africa ancora oggi ha sete di eroi o ha bisogno di eroi, secondo lei?
No, assolutamente no. Non ha bisogno di eroi, di eroi ne ha avuti tanti, parlo di africani e parliamo del Congo, come Lumumba, il grande eroe africano (Patrice Émery Lumumba primo ministro dell’allora Repubblica del Congo nel 1960 anno in cui fu ucciso ndr), tutto questo ce l'hanno dato davvero, anche in chiave ecclesiale. Uno dei vescovi più straordinari era monsignor Munzihirwa che è stato ucciso proprio a Bukavu, nella sua diocesi, nella zona in difficoltà del Congo (Christophe Munzihirwa Mwene Ngabo, Arcivescovo di Bukavu, assassinato nel 1996 ndr) perché ha denunciato senza mezzi termini quello che stava avvenendo in quella invasione del Congo. Quello di cui l'Africa ha bisogno è un grande movimento da basso, come dice Papa Francesco, la gente deve cominciare a capire che deve mettersi insieme e dare il via a grandi movimenti popolari, perché anche i governi africani sono prigionieri ormai di questo sistema economico finanziario che ci avvolge tutti. Per cui, come dice Papa Francesco, davvero solo grandi grandi movimenti possono scuotere questi nostri governi, in particolare i governi in Africa.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui