Caritas Internationalis, Czerny: dopo il decreto del Papa, pronti a lavorare meglio
Tiziana Campisi - Città del Vaticano
Ci tiene a chiarire che la decisione di Papa Francesco, nel novembre dello scorso anno, di nominare un commissario straordinario per rilanciare l’ente che coordina i 162 organismi caritativi della Chiesa e risolvere le carenze nelle operazioni della Segreteria Generale non ha voluto “mettere in discussione i risultati ammirevoli e necessari della Caritas Internationalis o di una qualsiasi delle Caritas che ne fanno parte”. Il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, intervenuto questa mattina all’Assemblea Generale di Caritas Internationalis, che si sta svolgendo a Roma, dedica gran parte del suo discorso ai cambiamenti voluti dal Papa nel decreto datato 21 novembre 2022 e sottolinea “l'immenso valore della Caritas”, ricordando quanto è stato fatto durante la pandemia di Covid-19 per le persone in difficoltà: “Le Caritas locali, spesso sostenute da altri membri altrove, sono state molto attive nell'organizzare alloggi, servizi e mezzi di sopravvivenza. Abbiamo pubblicato bollettini pieni di storie di questo eccellente lavoro locale”. Dunque, precisa Czerny, “la nomina di un amministratore temporaneo della Segreteria generale e degli organi di governo lo scorso novembre non è mai stata una critica al buon lavoro svolto in tutta la Confederazione”.
I motivi del provvedimento del Papa
Circa le motivazioni alla base delle disposizioni di Francesco, il prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale - istituzione che ha “il mandato di accompagnare Caritas Internationalis” - specifica che “alcune persone che lavorano presso la Segreteria generale hanno lamentato problemi sul posto di lavoro”. Per tale motivo è stata intrapresa “un'indagine sistematica” che ha rivelato “modelli di relazioni e processi sul posto di lavoro che impedivano alla Segreteria generale di funzionare correttamente”, che “hanno minato il benessere del personale” e “hanno messo a rischio le operazioni, il nome e la reputazione non solo di Caritas Internationalis, ma di tutte le Caritas”. Prendendo atto di tutto ciò “il Papa ha effettuato dei cambiamenti nella leadership e ha commissionato una revisione degli statuti, in modo che le nuove norme e le nuove pratiche consentissero agli organi competenti della Confederazione di individuare e risolvere meglio i problemi futuri”. “Il lavoro è iniziato immediatamente; è iniziata la guarigione - evidenzia il cardinale Czerny - gli statuti sono stati rivisti”. Il Segretariato ha quindi preparato l’assemblea generale e la Caritas Internationalis “è pronta a funzionare e servire meglio in futuro”.
Caritas Internationalis riparte secondo le nuove normative
Consapevole che comunque quanto accaduto può aver causato tristezza, delusione o amarezza, il porporato si sofferma ancora ad analizzare i fatti e spiega che “la nomina di un amministratore temporaneo è stato un atto di amore e di cura, non una denuncia, perché la Caritas è vicina al cuore del Papa, della Chiesa, del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale. È stata una chiamata necessaria per riparare e mettere a punto un organismo che è essenziale per tutta la Chiesa”. Ora la Caritas Internationalis si prepara a ripartire, come stabilisce la recente costituzione apostolica Praedicate Evangelium secondo i nuovi statuti, i quali stabiliscono che l'articolazione della sua missione, “la scelta delle priorità, la selezione dei modi e dei mezzi per raggiungere i risultati, la valutazione dei risultati e la correzione di eventuali carenze dipendono interamente” dalla stessa. “Ci rallegriamo e ringraziamo per i servizi della Caritas - carità, soccorso, sviluppo, giustizia - che la nostra fede e la nostra Chiesa ci chiedono - afferma Czerny -. Questi sono la spiritualità e la prassi del Buon Samaritano”.
Una grande famiglia con molte potenzialità
Circa il funzionamento di Caritas Internationalis, il porporato osserva, poi, che “procedere come un unico organismo con molti membri in tutto il mondo è, ovviamente, intrinsecamente difficile” e riconosce che “ci saranno momenti in cui funzionerà in modo scomodo e in cui gli sforzi appariranno costosi e inefficaci”. Perciò occorre pazienza, e poiché la confederazione “è una grande famiglia con una ricchezza di potenzialità che nasce dalla fede e dalle differenze”, ci sono margini di miglioramento perché prosperi e cresca. La Caritas Internationalis “nella sua varietà, rispecchia la Chiesa su scala più piccola: una koinonia o comunità sparsa e mondiale, esistente quasi ovunque, caratterizzata da un modello di relazioni partecipative e da un governo condiviso” prosegue il cardinale Czerny, che all’interno dell’organismo vede i semi della sinodalità. Infine il porporato, citando ancora le nuove normative della Caritas Internationalis, evidenzia che “statuti e procedure sono solo parole”, che “non possono realizzare nulla senza le capacità e la dedizione” di uomini e donne che si impegnano nella Caritas. Da qui l’invito a dedicare le migliori energie e risorse “allo svolgimento di queste funzioni statutarie e anche al governo di questa insostituibile Confederazione” e a tenere a mente, come esorta costantemente Papa Francesco, “di pregare il Signore per ottenere guida e forza”.
Seguire l’esempio del servo buono e fedele
A conclusione del suo discorso, il cardinale Czerny ringrazia l'amministrazione temporanea per il lavoro svolto ed esprime gratitudine “alla precedente dirigenza per il suo contributo, in particolare per aver aperto la strada a una rete più fraterna della Caritas Internationalis con i livelli internazionale e regionale meglio integrati e con le Caritas di diverse nazioni che imparano a collaborare meglio in una missione condivisa di servizio all'umanità”. “Cambiare per il futuro non significa rinnegare le conquiste del passato - rimarca il porporato -. Da questo momento in poi, seguiamo l'esempio del ‘servo buono e fedele’ che sa usare i beni con intelligenza ed evita ogni suggestione o tentazione contraria alla caritas”. Poi a tutti rivolge l’augurio: “Che possiate lavorare insieme, guidati dalla bussola della parola di Dio e valorizzando le vostre molteplici capacità. Che tutte le strade che percorrete favoriscano la riconciliazione, lasciandosi alle spalle le divisioni del passato e le tensioni che vi privano della gioia del Vangelo”. L’auspicio del capo Dicastero è che si possano tracciare “gli itinerari migliori, per continuare a servire come volto e braccio ‘amorevole’ della Chiesa”.
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