Ruffini: rinegoziare le regole dei social media, riappropriarsi della relazione
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Riattivare il senso della condivisione oltre la connessione. È il cuore dell'iniziativa "Verso una piena presenza" promossa dal Dicastero per la Comunicazione, che si propone di promuovere una riflessione comune sul coinvolgimento dei cristiani con i social media. Se n'è parlato stamani in Sala Stampa vaticana dove è stato presentato il documento diffuso oggi, 29 maggio, e il sito di riferimento https://www.fullypresent.website/.
Rinegoziare le regole dei social, riappropriarci delle relazioni
Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione, esordisce precisando che il documento è destinato a tutti, non solo ai credenti o ai professionisti, e che la sua genesi si pone come risposta alle domande rivolte nel tempo 'dal basso' al dicastero che egli guida. Ruffini cita il cardinale Carlo Maria Martini e la sua Lettera pastorale Effatà che, pur risalendo ad oltre trent'anni fa, andava al cuore dell'aspetto squisitamente dialogico e reciprocamente attivo della comunicazione. Dobbiamo fare nostri i suggerimenti contenuti in quel testo di riferimento per far sì che la comunicazione sia capace di produrre cambiamenti. Il prefetto illustra il documento come frutto di una riflessione teologico pastorale il cui "focus è l’uomo e non la macchina, il cuore non l’algoritmo. Sta a noi rinegoziare le regole, riappropriarci delle relazioni, per passare dalla connessione alla condivisione", sottolinea. È il tempo di una rinegoziazione consapevole, spiega. È un documento dunque che non parte dalla tecnologia e che non contiene raccomandazioni precise, consigli pratici. "Non è un direttorio, una sorta di guideline pratico funzionale". E ancora aggiunge: "Sta a noi trasformare il mondo dei social liberandolo dai dogmi unilaterali delle aziende che lo gestiscono, per riconsegnarlo al bene comune, alla condivisione gratuita".
"Non si tratta di redimere la macchina, ma di formare l'uomo"
Il buon samaritano, icona a cui il Papa fa esplicito riferimento quando si parla di comunicatori, in rete - dice Ruffini - può apparire un perdente, ma la sua testimonianza agisce nel tempo. Si tratta di una figura che va controcorrente perché sul web vengono selezionati in genere quelli che urlano più forte, chi crea più divisione. Poi si sofferma sul logo che presenta due pesciolini, simbolo cristiano per una comunicazione fatta per unire e non per dividere. È stato realizzato da un gruppo di giovani comunicatori che ha partecipato al programma Faith Communication in the Digital World, il progetto pilota di formazione che questo dicastero porta avanti da tre anni. Rispondendo ad alcune domande dei giornalisti che hanno posto, per esempio, la questione degli haters, del deep fake, come ambito su cui essere vigili e hanno chiesto il modo con cui poterlo essere di più, Ruffini prova a ridimensionare un problema che, dice, non è nato con il digitale e di fronte al quale la chiave cristiana è sempre non rispondere all’odio con l’odio. Al centro resta "non redimere la macchina, ma formare l'uomo".
Un documento che intercetta le istanze sinodali
Proprio sull'importanza di una formazione integrale che si avverte essenziale sul mondo digitale, per i pastori come per le suore, interviene suor Natalie Becquart, sottosegretaria della Segreteria Generale del Sinodo e membro del Dicastero per la Comunicazione. Lei si concentra su come il documento interseca il cammino del Sinodo: ricorda che sono stati proprio i giovani a chiedere nei lavori sinodali uno strumento per essere aiutati a navigare nello spazio digitale. Istanze di questo tipo sono giunte dal Medio Oriente e dall'Asia ma anche dall'America Latina. Soprattutto in questa epoca post pandemica, afferma Becquart, dobbiamo potenziare un uso del digitale più efficace. E aggiunge che è emersa la necessità di accompagnare più da vicino gli evangelizzatori digitali. Il documento, precisa, si presenta come aiuto al discernimento per focalizzare il proprio modo di essere presente nei social media, di camminare insieme on-life.
Un sito come piattaforma di condivisione
Il segretario del Dicastero per la Comunicazione, monsignor Lucio Adrián Ruiz, accenna a ciò che i Papi, da Paolo VI in poi, hanno detto sui social media, precisando che "la tecnologia mai e in nessun modo è neutra, quindi è essenziale il giudizio critico". Ruiz ripete che la nostra cultura è fatta di presenzialità e di virtualità, che questo è il nostro spazio dove trovare uomini e donne per l’annuncio del lieto messaggio: è la nostra terra di missione. "Il documento vuole avviare un processo", dice. E illustra il sito che si è voluto creare a questo proposito come piattaforma di condivisione: fullypresent.website
Un tempo profetico, non giocare in difesa
La testimonianza di suor Veronica Donatello, S.F.A., responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità della Conferenza Episcopale italiana e consultrice del Dicastero per la Comunicazione, è andata al cuore dell’ascolto come spazio di incontro e di appartenenza. Lavorando con persone con disabilità (il 15% della popolazione) ha maturato un'esperienza tale per cui può dire che i social sono essenziali per loro. Con i social media sanno di 'poterci essere'. "Certo, i like non bastano", osserva e cita l'eredità di don Lorenzo Milani per il quale educazione e relazione sono state due parole chiave fondamentali. "Se l'obiettivo è generare vita anche in questi spazi - afferma la religiosa - allora le parole del cardinale Zuppi che ricorda proprio il sacerdote maestro di Barbiana sono alquanto ficcanti: non basta innamorarsi delle proprie idee ma mettersi nelle scarpe dei ragazzi". E conclude: "È un tempo profetico questo, siamo in un tempo nuovo. La sfida è nel non giocare in difesa".
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