“In-Visibles” le storie di resilienza e riscatto di otto donne africane
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Donne abbandonate, maltrattate, sole, disoccupate, rinate a una nuova vita grazie al sostegno di altre donne, laiche e consacrate. Le loro storie a lieto fine sono raccontate nel documentario “In-Visibles” proiettato oggi per la prima volta a Roma, nel corso dell’assemblea generale dell’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche apertasi oggi a Roma e che prosegue nei prossimi giorni ad Assisi. Il cortometraggio, della durata di 30 minuti, girato in Africa e curato dal Global Women's Observatory, è diretto da Lia Beltrami con suor Eleonora Agassa come assistente alla regia e ne sono protagoniste Eya Hegnon, messa incinta dal suo padrone e ora sarta al servizio di altre donne bisognose, Agnes Sokpo, riflessologa e madre single di una figlia tetraplegica, Benedicta Sokpo, che sta per conseguire la seconda laurea in psicologia, Christine Munetu e Rebecca Ama Agboli, giovani madri single abbandonate dai mariti che lavorano come pasticcere, Mamatou Akpo Sotondji, vedova con sette figli, proprietaria di un piccolo negozio, Dorcas Fleur Kpodo, fondatrice di un orfanotrofio, e Noeline Ezan Akossiwa, che ha subito violenze dal marito, che si sta formando per raggiungere l'indipendenza economica. Sono donne che vivono tra Ghana e Togo, le cui esperienze dolorose si sono trasformate in storie di resilienza e riscatto.
Il documentario disponibile su Vatican News in 4 lingue
“Sono grato e commosso", ha detto il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, alla presentazione di In-Visibles, aggiungendo che il Dicastero “e la buona comunicazione in generale” hanno bisogno “di tutte le donne, per vincere la battaglia contro la cattiva informazione, che ci fa pensare che il male abbia già vinto”. Da oggi pomeriggio il documentario è disponibile su Vatican News in quattro lingue diverse. “È un piccolo gioiello. È un film che ci interroga, come una parabola”, ha sottolineato Ruffini, che “riguarda l'amore e la cura” e che narrando la vita di tante donne invisibili, restituisce “la capacità di vedere, di capire e di agire per sradicare ogni violenza, a partire da quella subdola dell'indifferenza”. “In-Visibles ci mostra la sofferenza che attraversa le nostre vite - ha aggiunto il prefetto del Dicastero per la Comunicazione -. Ci mostra anche il modo in cui le religiose sanno tessere questa rete invisibile di amore che permette che questo processo dalla morte alla vita avvenga nella vita di coloro che servono. Come generano e rigenerano la vita come madri a pieno titolo, attraverso quell'amore sempre vittorioso”. Ruffini ha inoltre rimarcato che oggi c’è bisogno “di persone che sappiano rendere visibile ciò che è invisibile, persone che ci insegnino un altro modo di vedere le cose, di vedere oltre l'apparenza, con gli occhi dell'amore”, occhi di chi si china sul dolore per sanarlo, di chi affronta l'ingiustizia per riscattarlo, e di chi pensa sempre che l'amore è sempre vittorioso”.
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