La benedizione del Papa per le iniziative di fraternità con i malati al Gemelli
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
“La tradizione di questo ospedale meritava di essere salvaguardata. Il Santo Padre è stato molto determinato in questo”. L’affermazione è del cardinale Pietro Parolin che stamattina, 27 maggio, era all’Ospedale Gemelli Isola Tiberina per la presentazione del “Progetto San Bartolomeo”, ideato assieme alla Comunità di Sant'Egidio e alla Fondazione Deloitte per garantire l’equità nell’accesso alle cure, l’inclusione sociale e la solidarietà e dunque pensato in particolare per favorire chi vive condizioni sociali di disagio. Un aspetto benemerito questo che il segretario di Stato ha messo in risalto, ricordando le parole di Francesco sul ritorno alla “povertà di salute”, che vede categorie di persone impossibilitate a curarsi a causa di “lunghissime liste di attesa, anche per visite urgenti e necessarie”.
Le caratteristiche del progetto
Il Progetto San Bartolomeo nasce per rispondere a queste esigenze offrendo ai pazienti un accompagnamento nelle fasi di individuazione del bisogno e nella prenotazione dell’appuntamento, facilitati grazie da servizi come la mediazione linguistica. La fase pilota” del progetto è iniziata lo scorso gennaio e da allora, informa un comunicato dell’ospedale vaticano, “più di 170 utenti hanno avuto accesso agli ambulatori di Ginecologia, Ostetricia, Senologia e Odontoiatria. I servizi clinici - si precisa - sono rivolti a persone provenienti da più di 30 Paesi (es. Perù, Ucraina, Siria) colpiti da conflitti o da altre emergenze, persone per le quali è difficile, se non impossibile, accedere alle cure, e a cittadini italiani in condizioni di fragilità”.
Nusiner: il progetto, esempio di accoglienza e umanità
Nell’aula magna del Gemelli Isola Tiberina assieme al cardinale Parolin erano presenti fra gli altri il segretario generale del Ministero della Salute Giovanni Leonardi, il presidente della struttura vaticana Paolo Nusiner, Marco Impagliazzo presidente della Comunità di Sant’Egidio, Fabio Pompei CEO di Deloitte Italia e Guido Borsani, presidente della Fondazione Deloitte. Per Nusiner il progetto San Bartolomeo “vuole essere - ha detto - l’espressione chiara dei valori di umanità, accoglienza e ospitalità che, da sempre, muovono coloro che operano nell’ambito della sanità cattolica”. Anche Fabio Pompei, CEO di Deloitte Italia ha definito il progetto “ad alto impatto sociale” che prescinde “dallo stato socio-economico, dal genere di appartenenza, dalla provenienza geografica”.
Impagliazzo: una risposta solidale a chi più soffre
“Nell’ascolto delle persone che si sono rivolte ai centri della Comunità di Sant’Egidio - ha affermato da parte sua Marco Impagliazzo - abbiamo rilevato un bisogno di informazione e di aiuto relativo alla salute: molti tra loro non avevano avuto accesso ai servizi sanitari da molto tempo e presentavano diverse patologie, anche gravi, non adeguatamente trattate. È quindi assolutamente necessario sostenere e accompagnare chi è più fragile nel suo percorso di cura”.
aggiornamento al 28 maggio ore 13.00
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui