Sessant'anni fa moriva Giovanni XXIII, profeta di una Chiesa accanto al popolo
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Il Papa del Concilio Vaticano II, della crisi dei missili di Cuba, del dialogo e dell’ecumenismo. Il vescovo di Roma gentile, semplice, della “carezza ai bambini”, della visita al carcere di Regina Coeli. Giovanni XXIII diviene successore di Pietro il 28 ottobre 1958. Il suo pontificato sarà lungo poco meno di un lustro e oggi si ricorda il sessantesimo anniversario della morte, la sera del 3 giugno 1963. Sarà canonizzato da Francesco il 27 aprile 2014 assieme a Giovanni Paolo II. A dichiararlo beato era stato proprio Papa Wojtyla, il 3 settembre 2000.
L'annuncio della morte
A dare l'annuncio della morte fu la Radio Vaticana, in collegamento con la Radio Televisione Italiana: "Con l'animo profondamente commosso, diamo il seguente, triste annuncio. Il Sommo Pontefice Giovanni XXIII è morto. Il Papa della bontà è spirato santamente e serenamente dopo aver ricevuto i sacramenti alle ore 19:49 di oggi, 3 giugno 1963".
Un diplomatico dal grande cuore
Roncalli è stato dunque il Papa che inaugurò il Concilio Vaticano II. La data scelta per la sua memoria liturgica richiama proprio quella storica apertura, avvenuta l’11 ottobre 1962. “Tutti sentiamo ancora l’eco delle parole pronunciate quella sera, al termine della fiaccolata, quando chiese di portare ai bambini la carezza del Papa”, ricorda don Ettore Malnati, parroco, docente di Teologia, vicario episcopale per il laicato e la cultura della diocesi di Trieste, intervenuto alla puntata di Doppio Click dedicata a questo anniversario.
“Angelo Roncalli è stato un ecclesiastico – sottolinea Malnati - capace di focalizzare quello che era l’aspetto teologico, culturale e storico con la pastorale. Pur essendo un uomo che ha avuto una grande esperienza nel campo della diplomazia, è riuscito ad avere un grande cuore dal punto di vista pastorale”. Il sacerdote ricorda poi la sua capacità di “mediare dopo l’occupazione nazista della Francia, la conclusione della guerra” tra Chiesa e Stato francese. “Giovanni XXIII – prosegue – fu profeta della dimensione specifica di una Chiesa accanto al popolo”. Un uomo “di speranza – conclude – di quella propria di chi è determinato e sa cogliere i segni dei tempi, ricordandoci che è più efficace la medicina della condanna”.
Messaggero di pace
Di grande importanza fu l’intervento di Giovanni XXIII per evitare che precipitasse la crisi di Cuba. Gli Stati Uniti infatti scoprirono la presenza di missili con testate nucleari in grado di colpire Washington e le principali città americane. Una guerra atomica fu scongiurata per poco. Oggi, a 60 anni di distanza, quel pericolo è drammaticamente tornato all'orizzonte.
L'enciclica Pacem in Terris dell'aprile 1963, firmata dal Papa due mesi prima della morte, è di una incredibile attualità, come ha ricordato Francesco lo scorso 12 aprile, al termine dell'udienza generale. Per il Papa quella enciclica “fu una vera benedizione, come uno squarcio di sereno in mezzo a nubi oscure”. Il suo messaggio “è attualissimo”, aveva quindi sottolineato il Papa, citandone un intero passo, il punto 62: “I rapporti fra le comunità politiche, come quelli fra i singoli esseri umani, vanno regolati non facendo ricorso alla forza delle armi, ma nella luce della ragione; e cioè nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante”.
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