Blaise Pascal, il cardinale de Mendonça: ancora oggi un modello di riferimento
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
La vita di Blaise Pascal è stata breve, solo 39 anni, ma densissima, capace di lasciare un'impronta profonda nella cultura occidentale. Quest'anno ricorre il quarto centenario della sua nascita (Clermont-Ferrand, 19 giugno 1623) e per l’occasione, nel pomeriggio, nella sede dell'Institut Français - Centre Saint-Louis che ha organizzato l'evento con l'Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, si terrà il colloquio "La Grandeur de l'âme humaine, 400 ans de Pascal", dove al centro della riflessione ci sarà il matematico, fisico, teologo e filosofo francese, “instancabile cercatore di verità”, come è stato definito da Papa Francesco nella Lettera apostolica, Sublimitas et miseria hominis, “Grandezza e miseria dell’uomo”, pubblicata oggi.
Un colloquio sulla figura e il pensiero di Pascal
L'iniziativa è stata presentata questa mattina, nella Sala stampa della Santa Sede, dal cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, che ha presentato anche la Lettera apostolica del Papa, e da François-Xavier Adam, direttore de l’Institut Français - Centre Saint Louis che ha parlato del programma del colloquio, con interventi di studiosi della letteratura del Seicento: Tony Gheeraert dell’Università di Rouen, Benedetta Papasogli della Libera Università Maria SS. Assunta, Laurence Placenet, direttrice del Centre international Blaise Pascal di Clermond-Ferrand, e Jean de Saint-Cheron de l’Institut Catholique de Paris. Sempre nella Sala stampa della Santa Sede, per l'occasione, sono state esposte alcune opere di Blaise Pascal appartenenti alla collezione della Biblioteca Apostolica Vaticana.
La conversione della "Notte di fuoco"
Il cardinale de Mendonça ha presentato Pascal, riportando la descrizione che ne fa il Papa nella Lettera apostolica, come un’intelligenza precocissima, segnata dalla morte della madre in tenera età e dalla sua salute cagionevole. Una vita immersa nello studio della matematica e delle scienze applicate. A lui si deve la nascita del metodo scientifico moderno, e scoperte come il primo sistema di trasporto pubblico, la siringa idraulica, e la Pascalina, antesignana dei nostri calcolatori elettronici. Quando morì, nella fodera della giacca fu trovata una pergamena con questa scritta, nota come Memoriale di Blaise Pascal: “Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe. Non dei filosofi e dei dotti... Dio di Gesù Cristo”. "Il 23 novembre 1654 è la nuit de feu, la "Notte di fuoco” - ha ricordato il prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione - Pascal rimane miracolosamente illeso durante un incidente con la carrozza sul ponte di Neuilly". Da quel momento gli studi di matematica e fisica cedono il posto a quelli teologici e alla riflessione religiosa. Questo avvenimento, ha sottolineato il cardinale portoghese, “trasformò la vita di Pascal e lo spinse a dedicarsi con rinnovata devozione alla preghiera, facendo della sua fede cristiana il centro assoluto della sua esistenza e dedicando ogni suo sforzo a profonde riflessioni filosofico-teologiche sull’uomo e su Dio”.
Ispiratore per la vita della Chiesa del mondo
Tra le opere del filosofo francese la più celebre, ha ricordato de Mendonça, è senz’altro Les pensées, "I pensieri", rimasta incompiuta e pubblicata postuma nel 1670. È formata da frammenti, alcuni dei quali sono diventati proverbiali, tanto da entrare nell’immaginario comune. Pascal, ha proseguito il cardinale, ha affascinato e influenzato “credenti e non credenti: Charles Péguy lo definì ‘il più grande genio che la terra abbia mai avuto’; Friedrich Nietzsche lo riteneva ‘l’uomo più profondo dei tempi moderni’. Giacomo Leopardi, Arthur Schopenhauer, Alessandro Manzoni. Martin Heidegger… pochi sono i pensatori e i filosofi dal XVII secolo in poi che non si siano confrontati con la sua antropologia”. Anche Papa Francesco, ha rivelato il prefetto, è “da sempre innamorato dei Pensieri – ne conosce e ne cita vari a memoria – ed è profondo ammiratore di Pascal”. Il Papa, ha sottolineato, ha deciso di dedicargli una Lettera apostolica per onorare la sua figura, così come ha fatto per altre figure ispiratrici per la vita del Chiesa nel mondo d’oggi, come ad esempio Francesco de Sales, Dante Alighieri o Santa Teresa di Lisieux.
Aspetti inediti: la vicinanza ai poveri
Ma ciò che importa evidenziare, ha chiarito de Mendonça, è che Papa Francesco nella Sublimitas et miseria hominis si concentra su aspetti, forse meno conosciuti, del grande filosofo, come i sentimenti di carità verso i poveri e gli ammalati. “La vita di Pascal, fu costellata da pratici gesti di carità e d’amore verso i più deboli e verso gli infermi e i sofferenti”, chiarisce de Mendonça. Una sensibilità sicuramente legata alle sue esperienze di dolore e malattia, come possiamo anche comprendere dalla sua Preghiera per il buon uso delle malattie del 1659.
Un profondo credente, sempre
Prima della Nuit de feu, sottolinea il cardinale, Pascal credeva già in Dio, ma quella notte egli ebbe l’illuminazione di riconoscere nel peccato il simbolo della mancanza del desiderio del Signore. Da quella mistica esperienza scaturirono i suoi concetti di orgoglio e di umiltà e, soprattutto, la categoria del “cuore” che gli fu molto cara. Papa Francesco scrive nella sua Lettera apostolica che in quella notte, egli si rese conto della sua "coscienza isolata e autoreferenziale", citazione della sua esortazione Evangelii Gaudium. Quello che il Papa ha voluto celebrare è innanzitutto l’onestà di Blaise Pascal a cui piaceva la frase "bisogna essere sinceri, veri". Tolentino de Mendonça ha concluso che "Questa onestà è quella che fa di Pascal, ancora oggi, un modello di riferimento per affrontare le complessità dell’uomo moderno, dilaniato fra le verità scientifiche e teologiche, che trova nell’essenza della sua propria natura, illuminata dalla fede, quella certezza che Pascal difese ardentemente nelle sue Pensées: 'Non mi cercheresti se non mi avessi già trovato'".
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