Sotto il Cupolone, l’ultima “dimora” di Burkhard il senzatetto
Gudrun Sailer – Città del Vaticano
Si sono svolti ieri, venerdì 16 giugno, nel Camposanto Teutonico in Vaticano, i funerali di Burkhard Scheffler, morto la mattina del 25 novembre 2022, sui cartoni dove aveva trascorso la notte sotto il colonnato di piazza San Pietro. Celebrando la liturgia della Parola prima della sepoltura del sessantunenne tedesco, che era stato battezzato come protestante, il rettore Konrad Bestle ha ricordato la ricorrenza della solennità del Sacro Cuore di Gesù: «Questa festa — ha detto — dovrebbe ricordarci che c’è un cuore in cui i nostri nomi sono saldamente iscritti: il cuore di nostro Signore Gesù Cristo, che è stato trafitto dalla lancia mentre era appeso alla croce. In questo cuore, in questo amore, affidiamo la vita del signor Burkhard Scheffler».
Nel cuore di Francesco
«Penso a quell’uomo cosiddetto “di strada”, tedesco, che morì sotto il colonnato, solo, abbandonato. È Gesù per ognuno di noi», aveva detto il Papa il 2 aprile scorso, durante l’omelia della Domenica delle Palme, parlando della vicinanza amorevole di Dio agli emarginati e ai dimenticati. Anche quando Scheffler era morto, Francesco aveva espresso il suo dolore e nella preghiera aveva ricordato lui e tutti coloro che vivono per strada, come aveva riferito il direttore della Sala stampa della Santa Sede. E durante la preghiera dell’Angelus della domenica successiva, il Papa aveva citato per nome Burkhard Scheffler, «morto tre giorni fa qui sotto il colonnato di piazza San Pietro: morto di freddo».
La storia di Burkhard
Scheffler era nato a Gladbeck il 1° maggio 1961. Era arrivato a Roma intorno al 2010, vivendo per le strade del quartiere che confina con il Vaticano. A dargli da mangiare erano le Missionarie della Carità e i volontari della Comunità di Sant’Egidio, che hanno le mense intorno a piazza San Pietro, ma anche i gestori di alcuni bar, che conoscevano Burkhard come un ospite discreto, timido e silenzioso. Il denaro di cui aveva bisogno per la birra e le sigarette gli veniva dato da passanti compassionevoli, molti dei quali tedeschi come lui. Era solito dormire anche in strada; non voleva passare la notte in strutture d’emergenza per i senzatetto.
Morte fra i cartoni
Durante lo stretto lockdown per Covid nella primavera del 2020, quando i bar avevano chiuso e — a parte i senzatetto — quasi nessuno era in strada, Scheffler ha commesso quello che può essere interpretato solo come un atto di disperazione. Ha minacciato con un coltello un uomo che non voleva dargli l’elemosina. Un giudice romano lo aveva condannato a più di tre anni di carcere. Grazie alla sua buona condotta, era stato rilasciato dopo due anni e mezzo e doveva essere espulso e rimandato nel suo Paese d’origine, come avviene di solito in questi casi. Per ragioni non del tutto chiare, ciò non era avvenuto. Nuovamente aveva dormito per strada. Non più abituato al freddo, Burkhard Scheffler era morto pochi giorni dopo la sua scarcerazione, la mattina del 25 novembre 2022, sotto il colonnato in piazza San Pietro.
L’“Arciconfraternita di Nostra Signora sul Campo Santo tedesco presso San Pietro” aveva accettato immediatamente di seppellire il defunto in condizioni di indigenza nella propria tomba dei pellegrini. Particolari complicazioni, anche burocratiche, hanno ritardato il funerale. Nel frattempo, fedeli tedeschi e olandesi avevano offerto delle donazioni per la cremazione, che era a carico del Comune di Roma. Quasi sette mesi dopo la sua morte, Burkhard Scheffler ha trovato la sua ultima dimora in Vaticano, vicino alla basilica di San Pietro, a pochi metri dalla tomba dell’apostolo Pietro.
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