La Santa Sede condanna la tratta di esseri umani: atroce crimine da contrastare
Vatican News
La Santa Sede condanna “solennemente ogni forma di tratta di esseri umani, di sfruttamento e di schiavitù moderna”; riafferma “l'inviolabile dignità divina di ogni essere umano”, e rinnova il suo impegno a combattere “questi crimini atroci in tutte le loro forme”. Davanti ai partecipanti alla 53ma Sessione Regolare del Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite, è monsignor John D. Putzer, incaricato d'affari ad interim presso la Missione di Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, a condividere la preoccupazione per quanto emerso dal Rapporto del Relatore Speciale sulla tratta degli esseri umani.
Le crisi umanitari alimentano la tratta
“La tratta – si legge nella dichiarazione di Putzer – è una tragica realtà che oggi è esacerbata dal crescente numero di crisi umanitarie e di rifugiati, in particolare quelle derivanti da conflitti, cambiamenti climatici e povertà”. Vittime predestinate ne sono “migranti, rifugiati, richiedenti asilo e sfollati forzati”, che spesso diventano preda di varie forme di traffico di persone, soprattutto donne e bambini, “anche attraverso la violenza domestica o sessuale, nonché lo sfruttamento del lavoro”.
Il rischio tecnologia
Accanto alle grandi opportunità che oggi vengono offerte dalle nuove tecnologie, ci sono anche i rischi legati al loro rapido sviluppo, avverte Putzer. Ecco che possono diventare per i trafficanti ulteriori strumenti per “sfruttare le vittime e organizzare il loro trasporto”. Un esempio ne sono i social media, sempre più utilizzati per “identificare e reclutare le vittime, soprattutto i bambini”
Necessarie politiche mirate
Se da una parte sono quindi necessarie misure internazionali ancora più efficaci per prevenire e combattere questo triste fenomeno, al tempo stesso serve sviluppare politiche mirate per la protezione, l’assistenza e il reintegro delle vittime. Un esempio su tutti: con una attività di sensibilizzazione dell’uso sicuro di Internet e dei social media, conclude il presule, si potrebbe “contribuire a mitigare il rischio” che bambini e adolescenti possano cadere vittime della tratta online.
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