Il “Padrone delle note” in Vaticano, anteprima del docufilm su Josquin Desprez
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
L’artista che ha segnato musicalmente il Rinascimento, e su cui ancora oggi si forma ogni musicista, definito dai contemporanei il “Michelangelo della musica”, e soprattutto le sue composizioni, sono i protagonisti del lungometraggio documentario “Il padrone delle note: Josquin Desprez”, scritto e diretto da Marco Zarrelli, che viene proiettato in anteprima mondiale questa sera, giovedì 6 luglio, alle 18 nella sala di Palazzo San Carlo della Filmoteca Vaticana. Un’opera di 140 minuti che ripercorre il percorso artistico ed umano di Josquin, nato alla frontiera tra Belgio e Francia, ma che è vissuto perlopiù tra Italia e Francia. A Milano, dove è cantore e compositore di Ludovico il Moro, Leonardo da Vinci lo ritrae nel “Ritratto di musico”. A Roma, per cinque anni canta per il Papa nella Cappella Sistina, ed è musicista di almeno due re di Francia.
L'apprezzamento dei contemporanei e di Lutero
Baldassarre Castiglione testimonia che nelle corti del suo tempo una musica viene apprezzata solo se composta da Josquin, e Martin Lutero lo definisce “il padrone delle note”, da qui il titolo scelto per questo docufilm che esce a due anni dal cinquecentesimo anniversario della morte del musicista, avvenuta il 27 agosto del 1521 a Condé-sur-L’Escaut, nella Francia settentrionale, vicino all’attuale confine col Belgio, dove Desprez era a lungo vissuto con gli zii, dopo essere nato circa 70 anni prima nelle Fiandre, e dove era prevosto della collegiata di Notre Dame.
Girato in Italia, Vaticano, Francia e Belgio
Il film segue quest’uomo dall’indole schiva attraverso le corti più prestigiose d’Europa, al fianco dei più celebrati artisti e letterati del Rinascimento. Come documentario di respiro cinematografico, il film utilizza tutti gli strumenti del cinema d’autore, e valorizza ambienti e paesaggi. Tra i quali l’eccezionale bellezza dell’abbazia benedettina di Farfa, ambienti del Vaticano poco noti al grande pubblico e altri conosciutissimi, come la Cappella Sistina, ma mostrati in una luce completamente nuova. Nel corso di tutta l’opera, lo spettatore viene immerso in quella epoca quasi mitica che è il Rinascimento, attraverso un utilizzo imponente di immagini d’epoca ad altissima risoluzione, che consente un’esperienza realmente “immersiva”.
Esecuzioni delle opere di Josquin nella Sistina e a Farfa
A ciò si aggiunge la ripresa di un brano di Josquin eseguito dalla cantoria della Cappella Sistina, che permette di apprezzare l’ambiente decorato magnificamente da Michelangelo e dai Quattrocentisti da un’angolazione totalmente inedita. Il brano musicale eseguito in Cappella Sistina, da elementi scelti del prestigioso ensemble De labyrintho, diretto dal maestro Walter Testolin, fa parte di un ricchissimo programma musicale, eseguito in presa diretta appositamente per il film nella cornice dell’Abbazia di Farfa. Dove l’ensemble Odhecaton, ben noto a livello internazionale e diretto dal maestro Paolo Da Col, ha eseguito alcuni dei più celebri brani sacri e profani di Josquin, nelle riprese sonore di Matteo Costa, uno dei più noti ingegneri del suono.
Josquin, il musico di Leonardo da Vinci
Il regista Marco Zarrelli (Erba, Como 1974), già autore, tra l’altro, del documentario “Una vita per la Danza (2010) e del film “Amor sacro” (2016), presenta anche una nuova interpretazione del simbolismo del “Ritratto di musico” di Leonardo, grazie ad una complessa e appassionante indagine, condotta con criteri rigorosamente filologici. Ed identifica con assoluta certezza il personaggio leonardesco in Josquin Desprez, dopo decenni di inutili tentativi da parte dei più prestigiosi musicologi e storici dell’arte. Alcuni dei testi più affascinanti del film vengono recitati in voice over da Sandra Ceccarelli (Leone d’Oro come miglior attrice protagonista alla Mostra del Cinema di Venezia per il film “Luce dei miei occhi” di Giuseppe Piccioni). Oltre che dei due maestri citati, il docufilm raccoglie le testimonianze di Laurent Dubuisson, monsignor Marcos Pavan, Barbara Jatta, Marco Pellegrini, Camilla Cavicchi. Ecco come l’autore e regista ci presenta il suo lavoro:
Ci spieghi come è nato il progetto de “Il padrone delle note: Josquin Desprez”
Il progetto nasce per celebrare l'anniversario dei 500 anni dalla morte di Josquin Desprez. Era un mio grande desiderio da sempre poter celebrare questo sommo compositore non solo del Rinascimento, ma in assoluto della storia della musica. E l'anniversario mi ha dato il pretesto per coronare questo sogno.
E come ha cercato di trasmettere la potenza della musica di Desprez nel suo film?
In questo lungometraggio-documentario io ho fatto una scelta molto precisa. Ho constatato che normalmente nei documentari sulla musica, la musica non è la protagonista, ma piuttosto al servizio di altro, quando dovrebbe essere invece la protagonista, in quanto un artista è innanzitutto la sua opera. Quindi nel mio film ho invece voluto dare largo spazio alla musica di Josquin, perché è ciò in cui, anche come uomo, egli ha voluto rispecchiarsi. E dunque nel film c'è molta musica di Josquin, eseguita al massimo livello, grazie alle esecuzioni dell’ensamble Odhecaton, diretta dal maestro Paolo Da Col, perché è uno dei massimi ensamble a livello internazionale. E nel film ha contribuito anche l’ensemble De labyrintho del maestro Walter Testolin, che ha avuto il privilegio davvero unico di poter cantare un mottetto di Josquin Desprez nientemeno che dalla cantoria della Cappella Sistina, dove Josquin stesso cantava nel periodo in cui è stato cantore papale a Roma e cantava spesso composizioni proprie…
E dove è anche inciso il suo nome sulla parete…
Esattamente. E le esecuzioni ad hoc per il film le abbiamo volute fare all'Abbazia di Farfa, un luogo veramente incantato, che ha restituito mirabilmente lo spirito della musica di Josquin, anche perché buona parte della chiesa dell'abbazia risale proprio al periodo in cui lui era a Roma. Questo non è un documentario classico, ma un documentario realizzato con uno stile cinematografico, quindi anche l'uso della luce è molto cinematografico. Quindi la luce viene usata per creare delle associazioni simboliche tra la musica e il testo della musica, che è fondamentale, gli ambienti, e creare una polifonia sensoriale che spero il pubblico apprezzerà.
Da grande esperto di Josquin, come lo descriverebbe a chi non sa niente di lui?
Josquin è la sua musica, perché è un uomo che sembra quasi che abbia voluto nascondersi come persona. Noi dei suoi contemporanei abbiamo lettere e testimonianze dirette, ma di Josquin, che era il compositore unanimemente riconosciuto come il più grande in assoluto, abbiamo veramente pochissimi cenni, qualche documento d'archivio e dobbiamo attaccarci a tre righe di una lettera del Duca di Ferrara, oppure ad un sonetto di un musicista suo collega a Roma, per cercare di farci un'idea di lui come uomo. Ma la realtà è che lui ha voluto consegnare sè stesso, e anche la sua più intima biografia, alla sua musica. Ecco perché è fondamentale dare risalto alla sua musica: ad esempio lo Stabat Mater di Josquin, che è la sua composizione in assoluto più celebre nel Rinascimento, quella di cui abbiamo più fonti manoscritte a stampa di quel periodo, ci dice tantissimo del profondo della sua anima. Dunque, nel film ho fatto un uso della musica anche molto simbolico, in associazione ovviamente a un apparato iconografico e ai luoghi in cui ho effettuato le riprese del film tra Italia, Francia e Belgio.
Parliamo proprio dell'iconografia. Nel film lei utilizza molti dipinti e immagini d'epoca rinascimentale, per immergere lo spettatore in questo periodo eccezionale per l'arte e per la storia. In che modo?
Proprio per questa concezione molto cinematografica di questo documentario, ho voluto evitare alcune abitudini documentaristiche in cui si privilegia l'intervista. Noi abbiamo ovviamente nel film interviste a personalità molto prestigiose, ma ho voluto anche un pò immergere lo spettatore in quello che era il mondo visivo dell'epoca, attraverso un ricorso molto massiccio a dipinti, a miniature, affreschi, a risoluzioni altissime. Quindi ho richiesto appositamente a biblioteche, archivi e musei di tutto il mondo di farmi avere quella immagine alla risoluzione massima. E ho avuto un supporto veramente inestimabile dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, che mi ha veramente molto supportato per i manoscritti musicali che abbiamo conservati nell'archivio della Cappella Sistina.
Infine, lei dà un'interpretazione del simbolismo del “Ritratto di musico” di Leonardo da Vinci che permette di identificare con certezza nel personaggio leonardesco Josquin. Ce la può anticipare?
Io ho intitolato questa sezione “Una fantasia di Josquin”, citando un suo pezzo strumentale. Io personalmente, dopo anni di studio e di frequentazione della letteratura specialistica più autorevole sul Rinascimento, sulla musica e sulla pittura, ma anche su Leonardo e specificamente sul musico, ho ritenuto di aver individuato alcune novità eclatanti. Sul musico di Leonardo, da decenni musicologi e storici dell'arte si arrovellano sull'identità di questo personaggio e molti hanno proposto l'identificazione di questo personaggio con Josquin Desprez, ma nessuno ha mai potuto portare le prove, la “pistola fumante” che quel musico è realmente Josquin. Io mi sono permesso di far notare alcune cose che non aveva nessuno fino ad oggi, consultando una bibliografia monumentale, ma traendo delle conclusioni mie personali che porto all'attenzione del pubblico e che confido possano portare qualche novità anche nel campo della storia dell'arte. Per questo mi sono avvalso della campagna fotografica di alta definizione che mi ha permesso di vedere il musico come nessuno lo può vedere, perché è stata l'ultima campagna fotografica che è stata fatta sul dipinto di Leonardo e ad una risoluzione che consente di notare dei dettagli che non era possibile notare prima. E questa non è l'unica novità a livello iconografico del film, perché nel film scopriamo altri ritratti completamente sconosciuti di Josquin, oltre all'unico ritratto ufficiale, che si trova in una pubblicazione del 1611.
Dal 10 luglio sarà a Milano, poi a Trieste, Roma, Cuneo e Firenze
Dopo l’anteprima in Vaticano, il 10 luglio “Il padrone delle note: Josquin Desprez”, sarà a Milano, all’ Anteo Spaziocinema, e l’11 luglio a Trieste, al Cinema Nazionale, a Roma, al Cinema Tiziano, a Cuneo, al Cinema Monviso e a Firenze al Cinema Spazio Uno. Il 18 luglio è programmata una proiezione al Multisala Moderno di Rieti, e il 12 settembre a Ferrara, al Multisala Apollo.
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