Athletica Vaticana, a Glasgow una corsa in memoria di Gino Bartali
Beatrice D'Ascenzi e Mario Galgano – Città del Vaticano
Pedalare per lanciare un messaggio di fratellanza. La partecipazione della Athletica Vaticana ai Campionati Mondiali di Ciclismo di Glasgow 2023 rappresenta un’occasione per testimoniare i valori autentici e positivi che fanno parte della storia del ciclismo. Allontanandosi dalla pura competizione i ciclisti vaticani stanno affrontando ogni prova cercando, attraverso il loro esempio concreto, di portare una luce nuova all’interno delle gare. Gioia Bartali, nipote di Gino Bartali, celebre ciclista italiano, racconta a Radio Vaticana – Vatican News il significato della partecipazione di Athletica Vaticana a questi campionati del mondo.
Un esempio nello sport e nella vita
“Il nonno, possiamo dire, è stato uno spirito 'guerriero'", spiega la nipote dell’atleta. "Lui disse che il faticare in bicicletta era quello che più lo avvicinava alla preghiera. È indubbio che tutto ciò che ha fatto, soprattutto che non sia rimasto indifferente davanti alla sofferenza delle persone e si sia messo a disposizione per loro, per le proprie capacità e soprattutto per il bene, riflette indubbiamente quello che è il pensiero e il cuore dell’Athletica vaticana”. Gino Bartali infatti non fu solo un famoso campione di ciclismo, che vincendo tre Giri d’Italia e due Tour de France si impose nell’immaginario sportivo italiano come pochi atleti prima erano riusciti a fare. Tra il settembre 1943 e il giugno 1944, mise in gioco la sua vita e la sua carriera durante l’occupazione nazista in Italia. Bartali contribuì al salvataggio di 800 ebrei, trasportando documenti falsi nel manubrio e nella sella della sua bicicletta e nascondendo personalmente una famiglia ebrea in uno scantinato di sua proprietà. Azioni che nel 2013 gli valsero il titolo di Giusto tra le Nazioni.
Lo spirito di Athletica Vaticana
“Ogni opera di bene fatta nel ciclismo ricorda Gino Bartali, questo è indubbio. Lui ne sarebbe sicuramente felice”, prosegue la nipote Gioia. Gli sportivi della Santa Sede che partecipano alle gare per portare il messaggio del Papa - dall’inclusione, alla fraternità, dall’amicizia, alla comunione - sposano a pieno, secondo la nipote, anche l’esempio del campione: “Credo che una gran parte della forza di questi ciclisti che indubbiamente non cercano la vittoria, come lui non l’ha cercata quando pedalava silenziosamente durante gli anni bui della guerra, sia una parte assolutamente coerente con la figura di nonno Gino”
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