Venezia, il cardinale de Mendonça dialoga col regista Mario Martone
Alessandro Di Bussolo – inviato a Venezia
Incontrarsi nell’orto-giardino dai mille colori e profumi del Padiglione della Santa Sede alla 18.ma Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, nell’abbazia benedettina di San Giorgio Maggiore, ma anche nel giardino con tante erbacce visibili e violente e molti fiori d’amore resistenti della Napoli descritta nel film “Nostalgia” di Mario Martone. Lo hanno fatto il regista laico, che ha ricevuto ieri il Premio Robert Bresson dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, con il patrocinio dei Dicasteri della Cultura e dell’Educazione e per le Comunicazioni della Santa Sede, e il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del primo dei due organismi.
La visita al Padiglione della Santa Sede alla Biennale
Occasione l’evento “Amicizia Sociale: Incontrarsi nel Giardino”, promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, in collaborazione con la Fondazione Ente dello Spettacolo e della Benedicti Claustra Onlus. Nel primo momento d’incontro, dopo la visita guidata al Padiglione dal curatore Roberto Cremascoli anche all’installazione “O Encontro” dell’architetto portoghese Álvaro Siza, nell’orto-giardino disegnato dal collettivo italiano Studio Albori, il saluto dell’abate benedettino di Praglia, Stefano Visintin, dello stesso curatore e di monsignor Davide Milani, presidente di Feds.
Moraglia: creare amicizia dove c’è il disagio
La serata è poi proseguita nel salone della Compagnia della Vela, sempre nell’isola veneziana, con il dialogo tra il cardinale e il regista, moderato dal giornalista Aldo Cazzullo, prima di passare alla proiezione del film “Nostalgia”, uscito nel maggio 2022 e che ha rappresentato l’Italia agli Oscar per la categoria "Miglior Film Internazionale". Presente anche il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, che in un saluto ha ricordato come i film “devono essere in grado di farci fare i conti con noi stessi, davanti una realtà che rischiamo di subire”. La socialità, ha aggiunto, “è un’amicizia che va oltre il io-tu e diventa in noi. È importante creare amicizia là dove ci sono situazioni di disagio e di ingiustizia”.
Martone: con la cinepresa in strada come nel neorealismo
Il moderatore ha ricordato che i due dialoganti sono poeti, Martone lo è per i suoi film e il porporato per i suoi versi, invitando poi il regista a parlare della genesi del film, nato da un romanzo dello scomparso Ermanno Rea. Un racconto che la sceneggiatura ha ribaltato, portando nel finale l’apertura del libro, e che “ha a che fare con i contrasti, anche politici”. Ma il protagonista Felice, stando insieme a don Luigi (personaggio ispirato a don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità presente in sala, nd.r) ritrova qualcosa che aveva perduto”. “Mi affascinava – ha spiegato il regista - che questa storia si svolgeva tutta in un quartiere, il Rione Sanità. È un giardino pieno anche di erbacce, che se sono lì una ragione c’è. Bisogna capire come coltivarlo, non diserbando tutto. Il protagonista torna dopo 40 anni, all’inizio vuole fuggire, un po’ alla volta comincia a capire che ci sono anche dei fiori e c’è chi si sta battendo perché crescano”. Non portatevi dietro solo il finale, è stato il suo invito agli spettatori, “ma anche la scena nella quale i ragazzi di don Luigi ballano con Felice. Ho usato attori del Rione, con la macchina da presa in strada, come ai tempi del neorealismo, raccogliendo quello che succedeva. E siamo rimasti in contatto con padre Antonio e i suoi ragazzi”.
De Mendonça: anziani, un’emergenza educativa
Il cardinale de Mendonça ha confessato di essere stato molto colpito da “Nostalgia”, dalla prima visione, perché “il cinema ci fa credere nella vita e nella storia di quelle persone. Nostalgia vuol dire il dolore del ritorno a casa, ritrovare tutti i legami profondi, per esempio nel film il legame maternale. Ma dopo c'è anche il dolore”. Una delle cose bellissime di questo film, per il porporato, “è l'intimità tra il figlio e la madre, che soltanto la decisione di curare i genitori, di curare quella madre anziana permette. E questo è molto bello, in un tempo nel quale non sappiamo, l’Europa non sa, cosa fare degli anziani. Invece il film mostra con una grande tenerezza, un rispetto, un'intimità, cosa può essere l'amore filiale”. Anche quella degli anziani è un’emergenza educativa, ha chiarito il porporato stimolato dal moderatore, “e anche la scelta di portare di nuovo un padiglione a Venezia risponde a questa esigenza educativa”. Concetti che il cardinale José Tolentino de Mendonça ha approfondito con Vatican News in questa intervista:
Perché in “Nostalgia” l'ha colpita in modo così forte la scena della “deposizione al contrario”, del protagonista Felice con la madre anziana, portata nella tinozza da bagno, in quel momento che ha definito il vero finale, anche se sfalsato?
È interessante l'etimologia della parola nostalgia, che vuol dire il dolore del ritorno a casa, del ritorno a sè stessi. C'è un desiderio in tutti noi di tornare all'interno della nostra storia, dalla nostra biografia, dalla nostra città. Ritrovare tutti i legami profondi, per esempio nel film il legame maternale. Ma dopo c'è anche il dolore. Perché nel cammino dell'essere umano noi non combaciamo perfettamente con il mondo: Gesù diceva. “Noi non siamo di questo mondo”. Questo dolore ognuno di noi lo deve sperimentare, fare un cammino con questo dolore. E il protagonista del film ritorna a casa, ritorna dalla madre. Una delle cose bellissime di questo film è l'intimità tra il figlio e la madre, che soltanto la decisione di curare i genitori, di curare quella madre anziana permette. E questo è molto bello, in un tempo nel quale non sappiamo cosa fare degli anziani. L'Europa non sa più trattare i suoi i suoi vecchi. Invece il film mostra con una grande tenerezza, un rispetto, un'intimità, cosa può essere l'amore filiale.
Lei pensa anche che questo film, nel tema dell'amicizia sociale di questo padiglione, sia un esempio di come si possono incontrare due mondi diversi come quelli del protagonista Felice, non credente, e del sacerdote don Luigi, e attraverso l’amicizia, lavorare per il bene comune?
L'amicizia sociale, Papa Francesco lo spiega molto bene, nell’enciclica Fratelli tutti, è la materia della pace e la pace, lui ci ricorda, è un lavoro artigianale, dobbiamo farlo con le mani. In questo film si sente il carattere artigianale, in questo ritorno del protagonista alla sua Napoli natale, si sente tutta l'umanità. Felice è una persona che entra in ascolto, e questo è molto bello, perché è anche l'opportunità per fare una sintesi della vita e prospettare una visione di futuro.
La Napoli che descrive Mario Martone è una Napoli che cerca riscatto, però è anche violenta e mortale, lo ha detto anche lei alla consegna del Premio Bresson al regista. Che ha parlato della gioia unita al dolore che lui vede dalla nascita. Una città piena di contraddizioni che lui ben descrive…
Purtroppo tutte le grandi città del mondo sono così, non è soltanto Napoli. Noi vediamo la sofferenza, la violenza dappertutto e soltanto l'umanità può essere un aggancio di speranza che è capace di introdurre le dinamiche di riconciliazione, di incontro, in situazioni dove il conflitto, la violenza sembrano dominanti.
“Nostalgia” e Napoli, problematica e affascinante
Un racconto, quello tratto dal libro omonimo di Rea, che è anche “una meditazione su Napoli – ha concluso il prefetto del Dicastero della Cultura e dell’Educazione - tessuto problematico e affascinante, ma Napoli sono tutte le grandi città e la storia del protagonista è quella di tutti noi, che affrontiamo la morte di chi amiamo. Nell’anno della sua uscita, il 2022, è stato per me il film più bello, che ho ricordato di più”. Le due Napoli, il centro e la periferia, i quartieri-bene e i rioni della micro-criminalità diffusa, “non si possono separare – ha commentato poi il regista napoletano – anche se c’è chi si ostina a dividerle. Le risposte non possono venire solo dalla politica. Gli uomini di Chiesa fanno moltissimo, e lo dico con tanta ammirazione, chi sta lì nel disagio sono solo loro, molto spesso”. Ma anche laici come Francesco Di Leva, l’interprete di don Luigi, “per tutta la vita a San Giovanni a Teduccio (quartiere della periferia est di Napoli, n.d.r), dove con il gruppo Nest ha occupato una palestra abbandonata e ne ha fatto un teatro, diventato un avamposto sociale, e fanno un buon teatro! Così ha salvato tante persone”. Ci sono anche “Le associazioni delle donne nei quartieri spagnoli".
Martone: nel film pezzi di mondo si incontrano e scontrano
Poi, ha concluso, ti cadono le braccia con episodi come quello dell’omicidio del povero Giovanbattista Cutolo” (il giovane musicista napoletano ucciso durante una lite per un parcheggio. Alla sua memoria, Martone ha dedicato il Premio Bresson ricevuto, n.d.r). Le parole di Mario Martone, regista di Morte di un matematico napoletano ma anche Noi credevamo, de Il giovane favoloso, come Capri-Revolution, fino a Il sindaco del rione Sanità, sul suo ultimo film e sul senso dell’incontro al nostro microfono:
Davvero “Nostalgia” può essere la rappresentazione di un'amicizia sociale tra mondi diversi come sono quelli dei due protagonisti per costruire il bene comune, come auspica anche il Papa?
Sì, “Nostalgia” nasce da un romanzo di Ermanno Rea in cui la cosa bellissima era il fatto che è all'interno di un quartiere, e tutto il film si svolge tutto nel rione Sanità, non si esce mai e dentro questo quartiere ci sono così tanti pezzi di mondo che si incontrano e si scontrano. Quindi è molto interessante perché era come fare un film su un'isola, che è come se diventasse una lente d'ingrandimento di tanti conflitti e anche di tanti sentimenti profondi che nascono tra queste persone.
Lei è anche detto che del romanzo di Rea ha cercato di riportare lo scontro di forze diverse, differenze, la cui armonia il Papa vi ha chiesto in Cappella Sistina di cercare di valorizzare…
Tra le tante cose straordinarie che ha detto Papa Francesco in quell'incontro, c'era proprio quest'idea dell'armonia che si può raggiungere attraverso la rappresentazione dello scontro, dei conflitti. L’armonia non nasce pensando in maniera sentimentale di creare dei recinti dorati, ma nasce tra gli esseri umani e quindi naturalmente anche nel dolore, nelle miserie che ognuno di noi naturalmente molto ben conosce. Tutto questo dà forma caotica all'esistenza, al mondo, alle nostre vite. Ma proprio provando a raccontarlo, bisogna cercare invece un'armonia, che significa una composizione prima sociale e poi artistica.
In un’intervista a Il Cinematografo, lei definisce il personaggio di don Luigi, ispirato a Padre Loffredo, come rischioso. E’così difficile portare la figura di un prete in un film?
E’ rischioso perché un sacerdote è un uomo che fa del bene, e si sa bene che al cinema e in letteratura, raccontare persone positive, votate al bene è difficile e infatti abbondano i personaggi negativi. Raccontare in maniera credibile l’essere umano che è un sacerdote è una sfida che ha bisogno di una certa attenzione.
Milani: lo spirito che unisce il Padiglione e il film
Nel suo saluto prima della proiezione del film, il presidente di Fondazione Ente dello Spettacolo, monsignor Davide Milani, ha spiegato la scelta del film "Nostalgia", condivisa con il cardinal de Mendonça, è legata allo spirito incarnato dal padiglione della Santa Sede alla Biennale di Architettura, "quello delle encicliche Fratelli tutti e Laudato sì, la vita dell’uomo all'insegna dell'ecologia integrale, che non riguarda solo l'ambiente, ma anche le relazioni, il modo con cui viviamo". Il film di Martone, per Milani, "sviluppa questi temi dentro una città come Napoli dove è facile vedere lo scarto, affascinante ma violenta, accogliente, con grandi segni di bellezza e di speranza ma che sa essere anche matrigna". Il regista, ha concluso il presidente Feds, "ci mostra che la rinascita di una città non viene da fattori esogeni o tecnici, la politica, l'economia, ma parte dalle persone".
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