Migranti, il futuro cardinale Marchetto: chi salva vite merita il nostro elogio
Antonella Palermo - Città del Vaticano
Su uno dei temi più urgenti che occupano le agende politiche e mediatiche, quello relativo alla gestione del fenomeno migratorio, soprattutto attraverso la rotta del Mediterraneo, si è intrattenuto con i media vaticani uno dei cardinali designati per il Concistoro di sabato 30 settembre, il vicentino monsignor Agostino Marchetto, già segretario di quello che è stato il Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Presente stamane in Sala Stampa vaticana insieme ad altri cinque futuri cardinali provenienti da diverse regioni del mondo, ha scandito: chi salva vite è degno del nostro elogio.
Il Papa non smette di invocare rispetto e accoglienza per i migranti, eppure a livello politico assistiamo a un vero e proprio stallo. Come se ne esce, secondo lei?
Io credo che esista tutta una base da tener presente nelle soluzioni che devono essere giuste e legittime. Questo non vuol dire che sia facile e che non ci siano a volte emergenze. Ma non possiamo tenere sempre le emergenze, perché vuol dire che relativizziamo quello che è un fenomeno permanente, che c’era prima e che continuerà a esserci anche successivamente. Quindi, pur dicendo che affrontiamo l’emergenza con misure straordinarie, dobbiamo considerare che esse non vadano contro quelli che sono i diritti umani. Li abbiamo tanto invocati, questi diritti, e finalmente dopo la Seconda Guerra mondiale sono arrivati.
Solo con la Seconda Guerra mondiale la gente si è resa conto di cosa è successo non rispettando questi diritti. Non dobbiamo cadere nello stesso errore, c'è una legislazione vigente. Per esempio, il diritto del mare... Come possiamo non rispettare il diritto del mare? È una delle forme più straordinarie di rispetto della dignità delle persone, persone in pericolo peraltro.
Si è levato in questi giorni un grosso dibattito anche a proposito della condizione dei minori migranti….
I minori, secondo la legislazione internazionale, devono essere trattati come i rifugiati riconosciuti. Ci deve essere tutto il rispetto per loro e non si possono respingere.
Il prossimo 3 ottobre ricorrono dieci anni dal terribile naufragio a Lampedusa dove morirono 368 migranti. Come definire il percorso fatto da allora in termini di sensibilità e politiche?
Il solo fatto che abbiamo avuto il Papa fra di noi - con questo dinamismo e con questa freschezza nel proclamare la parola anche per questa categoria di persone messe al margine - con tutte queste difficoltà, è già un risultato.
Sulla questione delle Ong che nel Mediterraneo salvano chi affronta la traversata dai Paesi di emigrazione forzata si è sollevata una disputa…
Chi salva è degno del nostro elogio. Poi bisogna analizzare le varie situazioni. Ma di fronte al fatto che ci siano persone che si dedicano al salvataggio di quelli che fuggono, io credo che sono tanto benvenuti perché tutelano la dignità umana.
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