Parolin ai due nunzi ordinati vescovi: curate il dialogo ecumenico e interreligioso
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Nella missione di nunzi apostolici “sarà vostra cura promuovere un genuino dialogo ecumenico e interreligioso che favorisca la messa al bando di ogni strumentalizzazione della religione”. E’ uno dei consigli ai nuovi rappresentanti del Papa e della Santa Sede in Costa d’Avorio e Kazakhstan, Kyrgyzstan e Tadjikistan, rivolti dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, nell’omelia alla Messa della loro ordinazione episcopale. A monsignor Mauricio Rueda Beltz, 53 anni, colombiano, già sottosegretario della Sezione per il Personale di ruolo diplomatico della Santa Sede e in passato anche organizzatore dei viaggi papali, e a monsignor George George Panamthundil, 51 enne originario dell’India, finora consigliere di nunziatura a Cipro, il cardinale Parolin, riferendosi alle Letture del giorno, chiede soprattutto di essere “sentinelle che scrutano i segni dei tempi” e “artefici di riconciliazione”, affinché “i figli adottivi di Dio rimangano nell’amicizia col Signore e ne ottengano la grazia”.
Sentinelle che scrutano i segni dei tempi
Entrando a far parte del Collegio dei vescovi, con l’ordinazione episcopale, chiarisce il segretario di Stato, dovrete vagliare i segni dei tempi “e discernere quanto di buono e di bello si profila all’orizzonte e quanto invece costituisce un pericolo che, qualora non fosse riconosciuto e fermato, potrebbe fare molti danni, sconvolgendo la vita dei fedeli”. Ricordando le esigenze “di una sana vita cristiana” aiuterete tutti i battezzati “a mettere sempre al primo posto la conservazione dell’amicizia con il Signore”. Riferendosi poi alla pagina del Vangelo di Matteo, Parolin ricorda l’invito ad essere “artefici di riconciliazione”, distribuendo i doni divini, il perdono, la pace interiore, la presenza del Figlio di Dio nell’Eucaristia, suscitando l’amore per la Chiesa.
Nunzi che portano negli Stati la voce di pace del Papa
Come nunzi, inoltre, “avrete sempre caro il pensiero e le parole del Papa” che con il carisma di verità ricevuto può far meglio avanzare la Chiesa “nella fedeltà all’autentica tradizione, non concepita come cenere da custodire, ma come fuoco da alimentare”. Alle autorità degli Stati, poi, prosegue il cardinale Parolin, “testimonierete l’accorata preoccupazione del Papa per la pace e per uno sviluppo armonioso, che non produca sacche crescenti di esclusi lasciati ai margini in condizioni di indigenza e senza tutele, o che aggravi gli squilibri climatici”.
Al servizio della comunione e dell'unità che non è uniformità
La vostra presenza, ricorda il porporato, è al servizio “del bene inestimabile della comunione e dell’unità, che non annulla le legittime differenze, ma le armonizza, le purifica e le sostiene” così che le Chiese particolari ricevano dalla Chiesa universale gli aiuti necessari e godano della giusta autonomia nei confronti dei poteri civili. Questa, sottolinea, “è la grande bellezza e provvidenzialità dell’essere cattolici”, che pur proveniendo da culture, lingue e tradizioni differenti, si ritrovano “uniti nelle cose fondamentali, nella preghiera, nella celebrazione, nel magistero al servizio di tutti”. Un corpo saldamente unito ma non da “una uniformità noiosa e soffocante”. “In Unitate Trinitatis” è il motto episcopale di monsignor Panamthundil, ricorda Parolin, “un'unità dunque gioiosa e multiforme”.
Costa d'Avorio e Kazakhstan: multireligiosi e multiculturali
Citando la Dichiarazione sulla fratellanza umana di Abu Dhabi, del febbraio 2019, il responsabile della diplomazia della Santa Sede sottolinea infine che “Le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano mai sentimenti di odio, ostilità, estremismo”. Grazia a Dio sia in Costa d’Avorio che in Kazakhstan, “Paesi ambedue contraddistinti da una spiccata multiculturalità e multiconfessionalità, questi convincimenti hanno trovato terreno fertile e le differenti comunità religiose” vivono nel mutuo rispetto e in pacifica convivenza”. Se tutti ne seguiranno l’esempio, conclude il cardinale, “allora si aprirà un nuovo capitolo nelle mutue relazioni, con un ampio spazio per una più approfondita conoscenza reciproca e per una maggiore collaborazione che si dimostrerà il migliore antidoto contro ogni estremismo e fanatismo”.
Il saluto e le figure dei due nuovi vescovi
Nella liturgia dell’ordinazione, impongono le mani sugli eletti tutti i vescovi presenti, iniziando dai conconsacranti cardinal Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei siro-malankaresi, e cardinal Ruben Salazar Gomez, arcivescovo emerito di Bogotà. Monsignor Mauricio Rueda Beltz, a conclusione della celebrazione, chiede al Signore di aiutarlo a restare vicino agli "schiavi di oggi", portando loro la luce del Vangelo. Finora sottosegretario per il personale di ruolo diplomatico della Santa Sede, nominato arcivescovo titolare di Cingoli, è nato a Bogotá (Colombia) l’8 gennaio 1970, ed è stato ordinato sacerdote il 19 dicembre 1996, incardinandosi nell’arcidiocesi di Bogotá e si è laureato in Diritto canonico. Nel servizio diplomatico della Santa Sede dal luglio 2004, ha prestato servizio nelle Rappresentanze pontificie in Guinea, Cile, negli Stati Uniti d’America e in Giordania. E’ stato quindi nominato responsabile dell’organizzazione dei viaggi apostolici, nella Sezione per gli Affari generali della Segreteria di Stato. Trasferito poi alla Nunziatura apostolica in Portogallo, nel dicembre 2020 è stato nominato sottosegretario della Sezione per il Personale di ruolo diplomatico della Santa Sede.
Monsignor George Panamthundil, nel suo saluto finale da nuovo vescovo, ringrazia innanzitutto Dio e la Santa Vergine. Poi la Chiesa Siro-Malankarese, Papa Francesco e la Segreteria di Stato con tutti i nunzi presenti, i confratelli vescovi, i consacrati e i fedeli laici. Infine la sua famiglia di origine e gli amici di Cipro e dei Paesi nei quali ha prestato servizio. Finora consigliere di nunziatura, nominato arcivescovo titolare di Floriana, è nato a Trivandrum City (India) il 20 maggio 1972, è stato ordinato sacerdote il 18 febbraio 1998, incardinandosi nell’arcidiocesi di Trivandrum dei Siro-Malankaresi. Laureato in Diritto canonico orientale, è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede nel luglio 2005, ed ha prestato servizio nella nunziatura apostolica in Costa Rica, in Guinea, in Iraq, in Austria, in Israele, nella delegazione apostolica in Gerusalemme e Palestina e nella Rappresentanza pontificia in Cipro.
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