Parolin in Andorra: "Guardare al mondo con gli occhi di Maria"
L'Osservatore Romano
Accogliere Maria come modello di vita evangelica significa «guardare al mondo e alla storia con occhi nuovi, con uno sguardo diverso», uno sguardo «aperto e penetrante davanti a quanto succede nella propria terra». È questa la ferma convinzione espressa dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, durante l’omelia pronunciata ieri, venerdì 8 settembre, festa della Natività della Vergine, nella messa al santuario di Meritxell, in Andorra, in occasione dei 150 anni dalla proclamazione di Nostra Signora di Meritxell a patrona del Paese pirenaico.
Ciò che rende “forte” una comunità nazionale, ha osservato il porporato, è proprio quello sguardo «in grado di vedere quel che la malvagità, in tutte le sue tragiche forme, vuole nascondere, non far vedere». Lo sguardo «in grado di indicare ed accogliere gli scartati, gli umiliati, i poveri», ma anche capace di «fare spazio alla novità e al cambiamento» e «di immaginare il futuro come alternativa al presente lì dove quest’ultimo si mostra schiavo di logiche e pratiche di morte». Non ultimo, «lo sguardo che si proietta oltre le difficoltà e i fallimenti» e che «va oltre la paura e i suoi fantasmi», riuscendo a intessere legami e creare relazioni. In sostanza, ha rilanciato Parolin, lo sguardo di chi, come indicato da Papa Francesco, guarda «una persona dall’alto in basso soltanto per aiutarla a sollevarsi, niente di più». Senza escludere nessuno ma riconoscendo a tutti il diritto di esistere e vivere bene.
Nella fede, ha rimarcato il porporato, «è lo sguardo di colui e di colei che dicono: “Tutto posso in colui mi dà la forza” (Fil 4, 13)» e, al contempo, di chi, «di fronte al suo nemico, vede la possibilità della riconciliazione», senza temere il giudizio umano e intraprendendo «la difficile e scandalosa via del perdono quale nuovo inizio, nuova nascita, per sé e per gli altri».
Ecco allora che le molteplici sfaccettature di uno sguardo «che rende “forti” nella fede e in umanità», ha fatto osservare il cardinale, sembrano condensate «negli occhi grandi, acuti e penetranti dell’immagine di Nostra Signora di Meritxell». Non è quindi casuale, ha proseguito, che il popolo abbia trovato in lei quel punto di riferimento «che la rende compassionevole e sollecita Patrona della comunità nazionale: quegli occhi e quello sguardo sono il tesoro da custodire e da tramandare alle giovani generazioni, perché anch’esse siano attratte a ciò che rende “forti” nel campo della cultura, dell’educazione, della società, della politica, dell’economia, così come nel campo della fede consapevolmente vissuta, praticata e annunciata»: capaci, cioè, «di “far nascere” e di proiettarsi nel futuro; di “far nascere” non al presente dell’orrore e al futuro del nulla, ma al presente della bellezza e al futuro della speranza».
Ed è la stessa Chiesa universale, ha fatto notare Parolin, «a sentirsi impegnata ad essere una comunità viva che non si arrende alla sterilità ma “fa nascere”, “genera”: alla conoscenza e all’incontro con la Santa Trinità, all’esperienza della redenzione e della salvezza, alla rinuncia alla crudeltà e alla costruzione della pace». Un “far nascere”, e un “generare”, che però non avvengono all’interno di uno spazio protetto e separato, lontano da ciò che fa problema e paura», ha precisato. «Maria non nasce in un pezzo di mondo magicamente indenne dalle contraddizioni e dalle cattiverie umane» ma nella terra di Israele, «segnata, come tante altre terre — ieri e ancora oggi —, da conflitti ed inimicizie». Pertanto la Chiesa, ha ammonito il cardinale, «se vuole essere credibile nel suo essere comunità viva che “fa nascere” alla vita e “genera” al futuro, ha bisogno di stare “dentro” le sofferenze che nascono dalla negazione della dignità umana e della dignità del creato».
Con la sua nascita, ha detto in conclusione Parolin, «Maria ha iniziato il pellegrinaggio che Dio le ha preparato in mezzo all’umanità secondo «un unico disegno di predestinazione e di grazia» teso a far sì che «le tenebre che avvolgevano e ancora oggi avvolgono il mondo e la storia» si diradino per lasciare spazio «all’aurora che annuncia il Sole di giustizia».
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