Verso il Giubileo con i "cieli aperti" di El Greco
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
Una mostra che nasce nel cuore di Roma. Nel luogo di martirio di una delle prime sante martiri cristiane, tra le più conosciute e amate: Agnese, nata nel 291 a Roma e morta nel 304 trafitta dalla spada, proprio qui, nella chiesa dedicata a lei detta “in agone”, perché lungo il lato lungo dello stadio di Domiziano, è stata inaugurata ieri 6 settembre la mostra “I cieli aperti. El Greco a Roma”, la prima delle manifestazioni che accompagneranno il Giubileo 2025.
Opere per la prima volta in Italia
Si tratta di tre opere del pittore greco, nativo di Candia, nell’isola di Creta, nel 1541, Domínikos Theotokópoulos, poi soprannominato El Greco per via dei decenni trascorsi in Spagna, dove morì, a Toledo, nel 1614. Due di queste opere provengono da Toledo: la Sacra Famiglia con Sant’Anna e il Battesimo di Cristo, dall’Hospital de Tavera, e la terza, il Cristo abbracciato alla Croce, da El Bonillo, Museo Paroquial. Durante la presentazione sono intervenuti il rettore della chiesa ospitante l’evento, monsignor Paolo Schiavon, monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, l’ambasciatrice di Spagna presso la Santa Sede Isabel Celaa, l’assessore alla cultura Miguel Gotor, in rappresentanza del sindaco di Roma capitale, e infine il curatore della mostra e autore del catalogo don Alessio Geretti.
Le opere sono agganciate a una struttura autoportante - per non danneggiare i marmi della chiesa - in pannelli di fibra e alluminio progettata da Roberto Pulitani e allestita dalla ditta Tosetto. Su questa scenografia campeggia in alto la frase programmatica del progetto “Giubileo è cultura” perché, come spiega monsignor Fisichella, “il Giubileo è esperienza di fede ma anche di cultura: in un certo senso il pellegrino, venendo a Roma, diventa anche turista, diventa curioso e cercatore di bellezza”. E all’insegna della bellezza sarà l’Anno Santo, con il desiderio di organizzare altre mostre in luoghi insoliti ma dal significato potente: carceri e ospedali, per portare speranza attraverso il linguaggio universale della bellezza anche alle persone bisognose. Ai media vaticani monsignor Fisichella ha spiegato le ragioni e gli obiettivi del primo evento in vista del Giubileo.
Monsignor Fisichella, in che modo questa mostra si lega al prossimo Anno Santo?
È una manifestazione che vuole esprimere che il Giubileo è anche cultura. Il Giubileo è certamente e in primo luogo un'esperienza religiosa, ma, come ci ha detto anche Papa Francesco, il Giubileo, oltre ad avere un valore spirituale, ha anche un valore sociale e quindi è a pieno titolo una esperienza di preparazione al Giubileo. Non dimentichiamo, tra l'altro, che le opere esposte parlano di un grande artista che è considerato anche artista della mistica del Cinquecento e quindi siamo qui in un'esperienza culturale, ma anche in una profonda esperienza di fede.
Tra gli obiettivi c'è quello di realizzare altre manifestazioni, anche nelle carceri, negli ospedali e di renderle anche gratuite...
Certamente, questo Giubileo vuole portare la bellezza e il messaggio di speranza in quei luoghi dove ancora tutto questo è solo un desiderio. Quindi alcune mostre andranno nelle carceri, andando negli ospedali, nei luoghi dove bisogna portare, attraverso la speranza, anche un'espressione di forte consolazione e la capacità di guardare al futuro con coraggio.
El Greco, “l’uomo toccato da Dio”
Durante il suo discorso, monsignor Fisichella spiega che l’etimologia del nome greco dell’artista, Theotokópoulos, significa in italiano “uomo toccato da Dio”. In questo senso la scelta di El Greco per aprire la serie di eventi in vista del Giubileo appare emblematica. Il pittore cretese rappresenta la sintesi tra Oriente e Occidente, il verticalismo delle sue figure portano a vederne la trascendenza. El Greco riesce a esprimere la bellezza di Dio con delle cifre che vanno oltre la resa estetica. Riesce a esprimere il mistero di Dio e di fronte al mistero la prima reazione è il silenzio che contempla”. Inoltre il pro-prefetto aggiunge una nota personale: “Ogni volta che mi reco dal santo Padre, nel Palazzo Apostolico, mi imbatto in un piccolo dipinto con il volto di Cristo, opera di El Greco. Da qui il desiderio di mostrare questo artista a tutti. In un certo senso El Greco è tornato a Roma, dove in passato soggiornò per sei anni”.
A chiusura della mostra, don Alessio Geretti ha accompagnato i partecipanti a leggere le tre opere dell'artista eposto, in modo sapiente e emozionale insieme.
Don Alessio, che ricchezza porta a El Greco questa mostra?
Una scelta come questa è in parte determinata dal carattere di questo artista. Si potrebbe anche ragionare del suo carattere nel senso umano del termine, perché era un personaggio poco governabile, nella convinzione che fossero i potenti a doversi adattare agli artisti e non viceversa. La convinzione che gli diede più di qualche problema. Ma oltre a questo spirito libero, il suo carattere estetico e teologico che impressiona sempre, generando attraverso i suoi pennelli un linguaggio senza tempo. Perché guardando le sue opere negli ultimi anni del Cinquecento o dei primi del Seicento, come queste tre che abbiamo qui, potremmo avere la sensazione di essere davanti a qualcosa di Cézanne per gli sfondi, o di Kirchner per le figure allungate, o di Kandinskij per la concezione del colore come un evento che genera in noi risonanze spirituali. Nello stesso tempo c'è il riassunto di tutto quello che lui aveva visto in Italia, a Venezia specialmente, e anche delle sue radici greche da scrittore di icone. Un uomo così, quando dipingeva, metteva la materia, le luci, i colori, le forme a servizio dello spirito. Coscientemente perché ha dichiarato che per lui l'arte è un momento di rivelazione e non un intrattenimento dei sensi. Se dobbiamo iniziare ad aprire porte che è il gesto classico del Giubileo in anteprima, mettiamo al posto delle porte di una chiesa delle opere d'arte, come per ricordarci che le opere d'arte sono porte spalancate tra il visibile e l'invisibile, tra il materiale e lo spirituale. E iniziamo a muoverci anche se ci fermano, inchiodandoci nella loro contemplazione ammirata.
Questa mostra ha un legame con quella a Palazzo Reale di Milano che inizia a ottobre, la settimana dopo la chiusura di questa romana?
È un legame provvidenziale e non studiato. Abbiamo ragionato in parallelo, poi ci siamo incontrati lungo l'organizzazione degli eventi, perché due di queste opere poi saranno destinate alla mostra di Palazzo Reale. E di fatto questa è un'anteprima dell'esposizione su El Greco che Milano proporrà da ottobre. Ma sono nate parallelamente, forse per una regia celeste.
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