Parolin: no ad un’escalation in Medio Oriente, pensiamo soprattutto ai bambini
Vatican News
Due popoli, due Stati. Questa “è sempre stata” e continua ad essere “la posizione” della Santa Sede per Israele e Palestina, nonché “l’unica soluzione viabile che potrebbe assicurare un futuro di pace e di serena vicinanza, attraverso un dialogo diretto tra le due parti”. Ad affermarlo è il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che chiede al mondo di guardare soprattutto ai bambini vittime di questo nuovo conflitto: “Pensiamo ai bambini che sono stati straziati da Hamas, ma anche i tanti bambini che muoiono sotto le bombe a Gaza. L’appello è soprattutto per loro, a tener conto della loro innocenza, del loro futuro”.
La Santa Sede disponibile a fare tutto il possibile
Il porporato interviene oggi ad un evento dedicato al cardinale Achille Silvestrini al Campidoglio. A margine dell’appuntamento, interpellato dai giornalisti, il segretario di Stato ribadisce la piena disponibilità della Santa Sede a contribuire ad una soluzione di pace per il Medio Oriente segnato da tensioni e violenze: “Tutto quello che è possibile fare lo faremo, il Papa è molto disponibile su questo”, afferma. Attraverso microfoni e telecamere rilancia quindi l’appello reiterato più volte da Papa Francesco in questo tempo di guerra: “L’appello, cioè, che le ragioni della pace possano prevalere sulla violenza e sulla guerra” e “anche l’appello per la liberazione degli ostaggi e poi per la crisi umanitaria di Gaza”. “Questi sono i due focus sui quali si sta concentrando l’azione della Santa Sede”, sottolinea Parolin, spiegando che al momento non ci sono “grandi spazi” per una mediazione della Santa Sede. “C’è però la possibilità in loco – con la presenza della Chiesa locale, attraverso il Patriarcato latino di Gerusalemme - che ci sia qualche interlocuzione e scambio di messaggi. È più su quel versante che si sta cercando di fare qualcosa”.
Allo studio un possibile incontro tra il Papa e le famiglie degli ostaggi
Quanto alla possibile invasione di terra nella Striscia di Gaza, il cardinale esprime l’auspicio “che non ci sia un aggravamento della situazione e che si possa risolvere altrimenti. Credo – aggiunge - che la cosa è molto legata alla questione della liberazione degli ostaggi, se si riuscisse a risolvere il problema degli ostaggi probabilmente ci sarebbe meno impellenza di intraprendere un’azione di terra”. A proposito degli ostaggi israeliani, Parolin – in risposta alla domanda su un incontro del Papa con le famiglie dei rapiti – spiega: “Stiamo pensando su questo, abbiamo visto che sono qui e sono stati ricevuti a livello delle istituzioni in Italia, per noi ancora non è stata presa una decisione definitiva ma credo che entro oggi lo si farà”.
Contatti con gli Usa
Nessuna dichiarazione da parte del cardinale sulla telefonata di ieri del presidente turco Erdogān al Papa (“Non sono al corrente dei contenuti”); mentre sul colloquio telefonico del 22 ottobre tra Francesco e il presidente Usa, Joe Biden, afferma: “Pensiamo che gli Stati Uniti anche in questo caso possano svolgere un ruolo importante. Il Papa ha ripetuto quella che è la posizione della Santa Sede nei confronti di Biden, trovando ascolto perché lo stesso Biden – da quanto ho saputo - è preoccupato di una eventuale escalation e spera che le cose non peggiorino”. Altri contatti con altri leader internazionali non sono esclusi: “Si valuterà di giorno in giorno in base a come si evolverà la situazione”.
La tragedia dell'Ucraina
Il cardinale Parolin, infine, non dimentica l’Ucraina e “la tragedia” della popolazione da circa due anni in guerra. “Adesso l’Ucraina è uscita un po’ dall’attenzione, ma certamente anche su quello si continua a lavorare”, assicura. “Noi continuiamo a lavorare soprattutto sull’aspetto umanitario, è in corso un incontro a Malta dei Consiglieri politici sulla piattaforma di pace del presidente Zelensky. Ci sarà la partecipazione del nunzio. Ho fatto ieri un video per dire che continuiamo a prestare attenzione alla tragedia dell’Ucraina e della necessità di coinvolgerci tutti per trovare una soluzione”.
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