Rifugiati, la Santa Sede: urgente solidarietà globale, salvare le vite in mare
Francesca Merlo – Città del Vaticano
La difficile situazione degli sfollati e l’urgente necessità di una solidarietà globale sono stati il centro dell’intervento di monsignor Daniel Pacho, sotto-segretario per il Settore Multilaterale della Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali della Segreteria di Stato, a capo della delegazione della Santa Sede al 74° Comitato Esecutivo del Programma dell’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) che si è svolto ieri, 9 ottobre, a Ginevra.
Nomi e non numeri
Monsignor Pacho ha iniziato il suo discorso sottolineando l’angosciante realtà di oltre 108 milioni di persone nel mondo, sfollate con la forza. Non si tratta solo di numeri, ma di esseri umani con un volto, ognuno dei quali rappresenta una storia e una lotta unica, ha detto. Conflitti, violenze, persecuzioni e gli impatti del cambiamento climatico continuano a provocare sfollamenti di massa, una situazione che Papa Francesco ha descritto come una “terza guerra mondiale, combattuta a pezzi”.
Pacho ha espresso quindi la preoccupazione della Santa Sede per i conflitti in corso, in particolare per la situazione in Ucraina e per le tragiche conseguenze che essi comportano, tra cui la perdita di vite umane, i feriti, gli sfollati e gli immensi danni socio-economici. Tali conflitti, ha sottolineato il presule, evidenziano la tragica assurdità della guerra.
La dignità umana
Al centro della posizione della Santa Sede sulla questione rifugiati c’è il riconoscimento della dignità umana come fondamento per affrontare la crisi. “I rifugiati non sono semplici destinatari di assistenza, ma titolari di diritti e responsabilità”, ha affermato monsignor Pacho, sottolineando l’importanza di non rimpatriare le persone in Paesi in cui subiscono violazioni dei diritti umani o condizioni di pericolo di vita. Ha inoltre ribadito le parole di Papa Francesco che “il futuro non può essere nei campi profughi”.
Soluzioni a lungo termine
Il capo della delegazione vaticana ha poi sottolineato la necessità di andare oltre le emergenze temporanee e lavorare per soluzioni durature e a lungo termine che includono l’accelerazione del reinsediamento in Paesi terzi, il rilascio di visti umanitari, l’istituzione di programmi di sponsorizzazione individuale e comunitaria, l’apertura di corridoi umanitari per i più vulnerabili e la garanzia del ricongiungimento familiare.
La Santa Sede chiede anche il diritto di chiedere asilo come estensione della dignità umana e della fraternità, allineandosi con l’appello ancora di Papa Francesco a “evitare di trasformare il Mediterraneo da culla della civiltà a cimitero della dignità”, ha detto Pacho. Ha quindi ribadito che la Santa Sede sostiene fermamente il salvataggio di coloro che rischiano di annegare nelle pericolose traversate in mare, considerandolo un dovere di umanità e civiltà.
Non trattare i rifugiati come merce di scambio
A questo proposito, il delegato vaticano deplorato le tragedie sulla terraferma e in mare, sottolineando l’urgenza di proteggere e salvare le persone che attraversano il mare. Infine ha osservato che lo spostamento delle responsabilità o il trattare i rifugiati come merce di scambio sono chiari segni della necessità di un’azione concertata. Da qui un rinnovato appello per un senso globale di fraternità, perché senza di esso è impossibile avere una società più giusta e una pace duratura.
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