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Il briefing sui lavori del Sinodo in Sala Stampa vaticana Il briefing sui lavori del Sinodo in Sala Stampa vaticana

Sinodo, il 25 ottobre la pubblicazione della "Lettera al Popolo di Dio"

L'annuncio del presidente della Commissione per l'Informazione, Paolo Ruffini, nel briefing in Sala Stampa vaticana: "La lettura della bozza accolta con un applauso". Sabato sera sarà diffuso il "Documento di sintesi". Schönborn: con questo Sinodo l’Europa non è più il centro della Chiesa. Aguiar Retes: "Se mettiamo in pratica quello di cui abbiamo parlato, ci sarà un cammino". Aveline: "Ora la settimana decisiva. Nei prossimi mesi raccoglieremo i frutti". Suor Rigon: "Costruiamo un bel mosaico"

La lettura della bozza della Lettera al Popolo di Dio è stata accolta in Aula, stamani, con un applauso dall’Assemblea. Su invito del cardinale segretario generale Mario Grech, sono stati proposti e accolti «piccoli suggerimenti di modifica e di integrazione del testo, in particolare riguardo le traduzioni nelle diverse lingue: ci sarà tempo fino alle 18 di stasera per presentare alla Segreteria generale del Sinodo altre proposte di modifica». La Lettera «sarà approvata e pubblicata mercoledì». Lo ha reso noto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione, nel briefing odierno con i giornalisti, che ha avuto inizio alle 14.30, nella Sala stampa della Santa Sede, ed è stato introdotto dal vice direttore Cristiane Murray.

La Messa e i lavori di questa mattina 

La giornata di oggi, lunedì 23 ottobre, si è aperta, alle 8.45, con la celebrazione eucaristica presieduta — all’altare della cattedra della Basilica vaticana — dal cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon in Myanmar. Successivamente nella sedicesima Congregazione generale — coordinata dal presidente delegato di turno don Giuseppe Bonfrate — alla presenza di Papa Francesco (350 i partecipanti) hanno preso la parola, dopo l’ascolto del passo del Vangelo di Marco (4,26-34), gli assistenti spirituali — il domenicano padre Timothy Radcliffe e la benedettina madre Maria Ignazia Angelini — e il teologo australiano don Ormond Rush. È stata quindi presentata e discussa — come reso noto dal prefetto Ruffini — la Lettera al Popolo di Dio.

Il cardinale Schönborn: fede speranza e carità nella comunione

Il cardinale domenicano Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, membro del Consiglio ordinario della Segreteria del Sinodo, dall’alto della sua esperienza nelle passate assemblee ha confidato un ricordo del 1965, alla fine del Vaticano II, quando aveva 20 anni ed era studente di teologia. Il cardinale ascoltò una conferenza di Karl Rahner e l’ultima frase gli rimase nel cuore: «Se da questo Concilio non esce un aumento di fede, di speranza e di carità, tutto è vano».

Quindi, ha aggiunto il cardinale, «direi lo stesso del Sinodo» in corso. Come teologo Schönborn ha anche partecipato nel 1985 al Sinodo straordinario indetto da Giovanni Paolo II a vent’anni dalla conclusione del Vaticano II . Riguardo al concetto fondamentale di communio, ha detto di avere l’impressione che «ciò che facciamo adesso, dopo il cinquantennale dell’istituzione del Sinodo», consista proprio nel chiedersi «come vivere la comunione nella Chiesa. Essa è communio di fede; communio col Dio uno e trino; communio tra i fedeli e communio aperta a tutti gli uomini». Come viverla? «La sinodalità è il modo di fare migliore» è la risposta del cardinale Schönborn. Si tratta di ripensare alla visione della Lumen gentium, dove si parla del grande mistero della Chiesa. Dunque la Chiesa è mistero, poi è popolo di Dio, e solo dopo si parla della costituzione gerarchica dei suoi membri.

Dal porporato anche una critica all’Europa «che non è più il centro principale della Chiesa», come si vede quotidianamente al Sinodo. America latina, Asia, Africa e le loro Conferenze continentali sono protagoniste, mentre l’episcopato europeo non è riuscito ad avere il potenziale sviluppato per esempio da Fabc e Celam. Nel vecchio continente, ha ammesso, «siamo rimasti un po’ indietro nella sinodalità vissuta. Serve uno stimolo». E ha portato come esempio il fatto che le Conferenze episcopali europee non abbiano mai detto una parola comune sul dramma dei migranti. Infine un accenno alle Chiese orientali che da sempre sperimentano come la sinodalità non esista senza liturgia. Da qui l’invito ad avere a cuore una fede celebrata prima che discussa.

Il cardinale Aguiar Retes: continuità sinodale 

Il cardinale Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di México, tra i presidenti delegati dell’Assemblea e membro di nomina pontificia, ha ricordato, in spagnolo, il Sinodo del 2012 voluto da Benedetto xvi sulla nuova evangelizzazione, giunto alla conclusione che la trasmissione della fede era “fratturata”: «Le famiglie non erano più capaci di rivolgersi alle nuove generazioni». Per questo il primo Sinodo di Francesco è stato dedicato alle famiglie, che sono fondamentali in tal senso. Ed è importante lavorare con esse per poter arrivare ai giovani, ai quali è stato poi dedicato il successivo Sinodo del 2018 . Parlando della propria esperienza con le nuove generazioni dell’arcidiocesi di Tlalnepantla, dov’era pastore prima di trasferirsi nella capitale del Messico, ha riferito di aver avuto riunioni con giovani di diverse classi sociali, nell’ottica di un dialogo mirante a promuovere l’amicizia oltre i confini di ceto. Perciò va trasmesso l’anelito di fede mediante i giovani che vivono la fede stessa.

Quindi, ha continuato nella sua ricostruzione il cardinale messicano, Papa Francesco lo ha chiamato per il Sinodo dedicato all’Amazzonia. E riflettendo sull’importanza del cambiamento climatico e della salvaguardia del creato ci si è resi conto che era importante poter contare sulla sensibilità ecologica di bambini e giovani. Perciò essi vanno aiutati a capire la Parola di Dio su tali temi. Infine il porporato ha parlato del processo sinodale nell’arcidiocesi di Città del Messico, che avrebbe voluto fare prima della pandemia ma che a causa del covid-19 è stato rimandato con inizio nell’ottobre 2021. Un’esperienza di visita alle realtà locali, con un metodo basato sul consenso, sul dialogo e sull’ascolto reciproco, i cui frutti sono stati messi in comune per rispondere alle esigenze della società; perché — ha concluso — «il percorso della Chiesa è la sinodalità».

Il cardinale Aveline: ascolto, silenzio, preghiera e libertà

Il cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, al Sinodo come membro di nomina pontificia, eletto nella Commissione per la Relazione di sintesi, ha esordito esprimendo i sentimenti che lo hanno accompagnato nella sua prima esperienza al Sinodo: «Gioia per una nuova avventura, curiosità per l’incontro con persone provenienti da tutto il mondo, con le quali c’è stato un reciproco scambio di esperienze; ma anche preoccupazione per le notizie di guerra che giungevano qui a inizio lavori e che sono continuate con il passare dei giorni».

Di fronte a tali drammatici eventi, ha sottolineato il cardinale Aveline, «la Chiesa deve assumersi la responsabilità di diffondere con ancora più forza nel mondo il messaggio di amore di Dio». Un altro sentimento è stato quello di apprensione dovuta al fatto che «nel mio Paese non tutti hanno aderito al processo sinodale e per questo esiste un margine di progresso» per far partecipare più persone a questo cammino condiviso. Esso, ha ribadito il cardinale, «sta suscitando molte aspettative sulle nostre decisioni finali che rifletteranno la nostra responsabilità comune». Questa, ha concluso, sarà «una settimana decisiva, in cui vivremo fasi importanti, cercando di metterci d’accordo su diverse questioni e di appianare le divergenze. I prossimi mesi che ci aspettano saranno i mesi in cui raccoglieremo i frutti che abbiamo seminato».

Suor Rigon: cosa posso fare perché il mondo sia migliore per tutti?

Ha quindi preso la parola suor Samuela Maria Rigon, superiora generale delle suore della Santissima Madre Addolorata, docente alla Pontificia Università Gregoriana, che partecipa al Sinodo come membro di nomina pontificia. «Nella preghiera ho accolto come un appello di Dio essere chiamata al Sinodo, come donna battezzata, cristiana, consacrata» ha affermato. E il Sinodo si sta rivelando «un’esperienza molto arricchente, in cui sto toccando con mano l’universalità della Chiesa». Un’esperienza, ha proseguito, che è «un invito all’umiltà; e il mio punto di vista è solo una finestra sull’orizzonte che può contribuire a costruire un mosaico bello».

«Da ieri porto con me tre parole dalla liturgia eucaristica dove l’apostolo Paolo ci parlava di fede operosa, fatica nella carità, fermezza nella speranza in Gesù Cristo. Se da questo Sinodo uscisse questo, avremmo già fatto una vera rivoluzione in senso positivo» ha affermato la religiosa; perché, ha aggiunto, «abbiamo ricevuto un seme importante che Dio farà crescere nonostante noi o con noi». Su questo principio la religiosa ha fatto riferimento al pensiero di san Francesco: «Oggi comincio io di nuovo a essere un cristiano diverso». Se ognuno facesse questo, ha rilanciato, «avremmo una trasformazione».

Il “Documento di sintesi” sarà diffuso sabato sera  

Rispondendo a una domanda, il prefetto Ruffini ha affermato che la votazione, con modalità ancora da definire, e la diffusione del Documento di sintesi sono previste per sabato sera. Riguardo alla seconda domanda — se in un futuro Conclave si dovrà tener conto del Sinodo attuale in termini di contenuto e di forma — il cardinale Aguilar Retes ha spiegato che se si mette in pratica quello che è stato discusso e vissuto, ci sarà un percorso da compiere. Tutto, ha aggiunto, dipende da quanto verrà realizzato nel momento in cui si rientrerà nelle proprie diocesi.

Un’altra domanda ha fatto riferimento al metodo scelto per l’Assemblea e alla possibilità di applicarlo nella Chiesa a tutti i livelli, ampliando anche la partecipazione di laici e donne. Il cardinale Schönborn ha ricordato il suo intervento del 2015 sul tema della sinodalità, quando, partendo dal concilio di Gerusalemme, aveva spiegato che, in primo luogo, il metodo è l’ascolto, cioè l’ascolto di ciò che Dio mostra tramite l’esperienza del camminare. La conclusione del Sinodo viene da questo ascolto, dal discernimento comune. Il porporato ha affermato di essere già abituato a un metodo simile, praticato nell’arcidiocesi di Vienna; e ha ricordato, in proposito, che dal 2015 fino ad oggi vi sono state cinque assemblee diocesane con 1400 partecipanti, espressione di tutto il popolo di Dio. Anche se non si è votato, ha detto, si sono vissuti l’ascolto e la comunione. L’importante, ha sottolineato, è che alla fine si deve arrivare a delle decisioni. Infatti, il concilio di Gerusalemme prese una decisione fondamentale per la storia della Chiesa; e il cammino per arrivarci è quello che si legge negli Atti degli apostoli. Tale metodo si caratterizza per le tre tappe: ascolto, silenzio, discussione.

Gli ha fatto eco suor Rigon, la quale ha fatto notare che quello utilizzato nel Sinodo è un metodo, ma l’aspetto essenziale è l’ascolto. Tutti, ha detto, hanno bisogno di riscoprire questa dimensione, nei luoghi di lavoro, nelle famiglie, nelle comunità religiose. Tutti devono avere la possibilità di condividere e di essere ascoltati. Non a caso, il primo comandamento della Bibbia è «ascolta Israele».

La natura del Sinodo non è cambiata 

In risposta alle critiche che mettono in dubbio l’integrità del Sinodo dei vescovi perché include dei laici come delegati, il cardinale Schönborn ha evidenziato che a suo giudizio non si tratta di un problema, in quanto resta un Sinodo episcopale pur con una vera partecipazione di non vescovi. Esso costituisce un organo che serve a esercitare una responsabilità collegiale. Non è cambiata la sua natura; è stato solo ampliato e l’esperienza è decisamente positiva. D’altra parte, ha detto il cardinale, ci sono sempre stati esperti laici, con alcuni interventi di enorme importanza, ma ora c’è un rapporto molto più stretto: un Sinodo dei vescovi con una partecipazione allargata.

Rispetto al dubbio se la perdita della sinodalità abbia portato la Chiesa alla divisione e in quale misura si possano invitare tutte le Chiese a un comune cammino, lo stesso porporato domenicano ha fatto notare che la divisione dei cristiani è un ostacolo alla testimonianza; ma, ha detto riferendosi alle parole di un monaco copto-ortodosso, forse Dio permette questa “vergogna” perché non si è ancora capaci di fare buon uso dell’unità per il bene dell’umanità.

Il cardinale Aguiar Retes ha poi fatto riferimento all'esperienza della Conferenza episcopale messicana, in un Paese con 180 milioni di abitanti, dei quali l’80% cattolici, riuniti intorno a una religiosità ancorata alla Madonna di Guadalupe. Vi sono, però, diverse condizioni tra nord, sud e centro del Messico. Nella visita apostolica del 2016, il Papa ha invitato a un processo sicuro in risposta alle necessità del contesto socio culturale. E in questo la diversità non deve essere un ostacolo: ci sono diversi modus operandi ma tutti concentrano gli sforzi per il bene della Chiesa.

Da parte sua il cardinale Aveline ha sottolineato che un grande momento di unità del Sinodo è stata la veglia di preghiera ecumenica “Together”: tutti erano presenti intorno a Cristo Crocifisso, perché il desiderio dell’unità cresce nella contemplazione del Crocifisso, in quanto la debolezza di Cristo è l’unico cammino sicuro verso l’unità.

Modifiche al Catechismo solo da parte del Papa

Riguardo al fatto che alcune persone Lgbtq+ possano sentirsi ferite dalle parole del Catechismo della Chiesa cattolica che fa riferimento al “disordine” morale, il cardinale Schönborn ha ricordato che lui stesso è stato segretario della redazione dello stesso Catechismo. Esso, ha detto, è opera della Chiesa, promulgato dal Papa. E da allora c’è stata solo una volta una modifica, quando Francesco è intervenuto sulla pena di morte. Se ve ne saranno altre, questo dipende solo dalla decisione del Pontefice. Il porporato ha poi raccomandato sempre di «leggere i testi nel loro insieme». Sono temi, ha aggiunto, che riguardano la Teologia morale, ma il principio è che «c’è un ordine oggettivo e ci sono le persone umane. Queste hanno sempre diritto al rispetto, anche se peccano - cosa che tutti noi facciamo, anche io. Abbiamo il diritto al rispetto. Abbiamo diritto ad essere accettate», come lo sono da Dio.

Infine, sul rapporto tra attualità del magistero e contributo dei teologi e del sensum fidelium è stato ancora il cardinale Schönborn a spiegare che occorre guardare a san Giovanni XXIII e a quello che ha detto all’inizio del Concilio Vaticano ii riguardo all’immutabilità della dottrina e del modo in cui viene presentata. Ci sono, ha aggiunto, grandi sviluppi a livello della comprensione, ma c’è anche l’immutabilità della fede: non si può cambiare la dottrina sulla Trinità, sull’incarnazione o sull’istituzione dell'Eucaristia. Su questo si fonda un credo valido ovunque nel mondo e anche se le culture sono diverse la sostanza della fede non può essere modificata, anche se essa si è sviluppata tantissimo dal tempo degli apostoli.

(A cura de L'Osservatore Romano)

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23 ottobre 2023, 16:45