Charis, risvegliare la fede attraverso il dono dello Spirito
Michele Raviart - Città del Vaticano
Quando si accompagna una persona verso Gesù, bisogna farlo fino in fondo. Non basta indicare la strada, ma bisogna arrivare “fino ai suoi piedi”, perché solo lì si trova la salvezza. Un percorso che può avvenire solo risvegliando la fede dei cristiani e nelle parrocchie. Ad affermarlo è padre James Mallon, fondatore del Divine Renovation Ministry, che questa mattina ha aperto la parte dedicata a “capacità, doni e carismi” nella seconda giornata dell’evento Charis - il Servizio internazionale al Rinnovamento Carismatico Cattolico – “Chiamati, trasformati e inviati”, che si sta svolgendo dal 2 al 4 novembre in Aula Paolo VI e che culminerà nella giornata di sabato con l’intervento speciale di Papa Francesco.
La Chiesa non è un club esclusivo
Come i barellieri dell’episodio del Vangelo di Luca avevano il desiderio di portare il loro amico da Gesù con la convinzione che avrebbe fatto la differenza così, spiega padre Mallon, bisogna focalizzarsi nel diventare “discepoli missionari”, in modo da evitare che la parrocchia diventi un qualcosa di autoreferenziale, come condanna Papa Francesco, ma sia proiettata verso il mondo. “La Chiesa non è un club”, ricorda Mallon, e deve spostare il suo centro dal proprio interno all’esterno.
Risvegliare una fede in attesa
L’obiettivo per il 2033 di Charis, la cui progettualità è uno dei temi di questi giorni di incontri, canti e preghiera, è quello di “risvegliare” 16 mila “discepoli missionari” l’anno, in modo da raggiungere oltre 30 mila parrocchie nel mondo. “Dio conduce sempre il suo popolo in avanti e noi siamo in viaggio”, spiega invece Michelle Moran, cofondatrice della Comunità Sion, una delle realtà carismatiche cattoliche, che è intervenuta sul tema “il dono della leadership”. Aiutare a “risvegliare una fede in attesa” grazie ai doni dello Spirito, spiega Moran, “non è un lavoro”, ma una “chiamata alla responsabilità”.
L'umiltà radicale dei leader
La leadership, infatti, “è un servizio”. Come ha ricordato il Papa, la parola “servo” è più importante della parola “leader”. È una condizione “costosa”, in cui bisogna prepararsi a rinunciare a tanto, sottolinea ancora Moran, che ha cominciato ad avere incarichi di responsabilità nella sua comunità quando aveva 17 anni. “L’umiltà deve essere radicale”, spiega ancora e il compito di chi guida è quello di “proiettare una visione che opera attraverso lo Spirito Santo e il discernimento”. “Viviamo una stagione del raccolto”, conclude rivolgendosi ai partecipanti provenienti dai vari movimenti carismatici cattolici del mondo presenti in Aula Paolo VI, un momento di “espansione in cui il Signore ci dice di allargare lo spazio delle nostre tende” e in cui, auspica, è necessario rinnovare alcune delle vecchie strutture del movimento.
Il programma della giornata
Nel corso della giornata sono intervenuti anche l’argentino Pablo Alois, che ha parlato dei doni delle preghiera attraverso le manifestazioni dello Spirito Santo, una chiave per attraversare le porte della vita; Matt Lozano, direttore della formazione del ministero “Unbound”, che ha sottolineato che è un “inganno di Satana”, quando si ha l’impressione che Dio non ti ama abbastanza, che non sia un buon padre e che non ci si possa fidare di lui e Pino Scafuro, moderatore di Charis che ha parlato di “capacità naturali e soprannaturali, ordinarie e straordinarie”. Nel pomeriggio è prevista poi la Messa nell'Aula Paolo VI presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis a cui seguirà un concerto per la pace nella Basilica di San Pietro.
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