Musei Vaticani, nuovo accesso per la Necropoli sulla Via Triumphalis
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
In vista del Giubileo e al fine di valorizzare il loro pregevole patrimonio culturale i Musei Vaticani aprono un nuovo ingresso per la visita alla Necropoli lungo la Via Triumphalis per andare alla scoperta dell'affascinante percorso “Vita e Morte nella Roma dei Cesari”. Si tratta del varco Porta di Santa Rosa realizzato dallo scultore Gino Giannetti e inaugurato nel 2006. Da qui a partire dal 17 novembre prossimo, su prenotazione online, nelle giornate di venerdì e sabato i visitatori, anche singolarmente, potranno accedere alla celebre area archeologica partecipando ad un'esperienza di visita guidata che va ad aggiungersi alla ricca offerta culturale gestita dalle gallerie pontificie.
Il nuovo varco
“La grande novità”, spiega a Vatican News il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta, “è l'apertura diretta dal varco di Santa Rosa direttamente sull'Italia, direttamente su Piazza Risorgimento per accedere in un posto meraviglioso, incredibile e abbastanza sconosciuto".
"Fino ad oggi infatti il sito archeologico era aperto soprattutto a studenti studiosi proprio per l'eccezionalità del ritrovamento archeologico, avvenuto qualche decennio fa”.
Il cantiere che ha svelato la necropoli
La necropoli, la cui prima apertura al pubblico risale a dieci anni fa, si estende su un’area comprendente strutture e piccoli edifici sepolcrali edificati non lontano dall’altro complesso cimiteriale lungo la via Cornelia dove fin dai primi secoli dell’era cristiana la devozione riconobbe nella presenza di una piccola tomba, la sepoltura di Pietro, principe degli apostoli. L’area cimiteriale della Via Triumphalis fu scoperta alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso.
“Un primo nucleo di questa necropoli - racconta Claudia Valeri, curatrice del Reparto Antichità Greche e Romane dei Musei Vaticani - venne trovata in una prima parte negli anni '50, tra il 1956 e il 1958, in occasione del cantiere per la costruzione di un parcheggio sotterraneo. Sono gli scavi di Filippo Maggi, all'epoca ispettore delle antichità e responsabile dell'ufficio scavi”.
La necropoli dei poveri
Nel 2003 è stato portato alla luce il settore denominato Santa Rosa con una grande quantità di reperti. “La necropoli della Via Triumphalis è un'area archeologica molto vasta, del tutto originale nel panorama ricchissimo dell'archeologia di Roma. È eccezionale perché testimonia una classe sociale medio bassa, soprattutto nelle prime fasi di frequentazione. Questa – prosegue la curatrice - è una particolarità perché conosciamo tante necropoli, ma è difficile avere la percezione di sepolture così povere”.
“Entrando si ha la sensazione, di percorrere una necropoli antica proprio come proprio doveva apparire a chi la frequentava 2000 anni fa. E ci sono sì varie tipologie di sepolture: in anfora, incinerate, oppure ceste di materiale deperibile. I più ricchi potevano permettersi altari marmorei scolpiti e ce ne sono alcuni di grande pregio, per arrivare a mausolei più grandi con arcosoli. Infine abbiamo inumazioni più povere, le più tarde delle quali ci rimangono solo gli scheletri. Probabilmente erano avvolti in semplici lenzuoli, in tessuti che sono poi andati persi”.
Un luogo che racconta vita
“Ceti medio-bassi della società romana di cinque secoli sono rappresentati in questa necropoli”, aggiunge Barbara Jatta: “le sepolture ci parlano della morte, ma soprattutto, di tanta vita, tanta storia, tanta tradizione di quella società. Tutto è preservato perfettamente grazie ad una frana verosimilmente avvenuta alla fine del IV secolo e che ha preservato le tombe”. Questo fenomeno naturale ha sigillato le sepolture e gli arredi nella loro posizione originaria. Nella visita sarcofagi finemente scolpiti si alternano a statue, stucchi, mosaici, affreschi e bassorilievi con epigrafi. I reperti offrono uno spaccato della vita quotidiana di quanti riposano sulle pendici dell'antica collina, al di fuori della cinta muraria cittadina come previsto dalle leggi romane.
Le frane che preservarono i reperti
Il complesso funerario sorgeva all’inizio della Via Triumphalis che, procedendo sul fianco del Colle Vaticano, puntava verso Monte Mario e raggiungeva a nord l’etrusca Veio: un’area soggetta in età imperiale a frequenti inondazioni e non adatta allo sviluppo urbano. “Il Vaticano – precisa Claudia Valeri - è un colle di natura alluvionale quindi piuttosto instabile. Le frane seppellirono le tombe, i piccoli mausolei e anche piccole sepolture molto povere che in questo modo si sono potute conservare. All'epoca scavavano Giandomenico Spinola e Leonardo Di Blasi: erano gli archeologi di riferimento e poterono documentare questi fenomeni”.
Un lavoro in team
Spinola che oggi è vicedirettore artistico scientifico dei Musei Vaticani ricorda l’emozione di quell’incredibile scavo condotto “in fretta e furia” nel 2003:
“Le circostanze dell'epoca ci imposero lo scavo della zona Santa Rosa in pochissime settimane, che poi sono diventati tre mesi o poco più. Questa fretta ha fatto sì che non abbiamo potuto scavare tutto. Questo aspetto in un primo momento è stato vissuto come un limite. Viceversa è stata un'opportunità perché dopo qualche anno abbiamo fatto subentrare nei nostri scavi anche gli antropologi che, esaminando le singole ossa, ci hanno fornito informazioni che noi archeologi non potevamo ottenere. Abbiamo scoperto aspetti molto importanti relativi al culto, ai defunti, all’incinerazione”.
Una riunione familiare oltre la morte
“Dalla fine del I secolo avanti Cristo fino agli inizi del secondo dopo Cristo”, osserva il vicedirettore, “era praticata per gli incinerati la riunificazione delle ossa: quando alcuni bambini morivano, ed allora era alta la mortalità infantile, dopo qualche anno, una volta deceduti anche i genitori, le loro ceneri venivano riunite in urne differenti per dare luogo ad una sorta di riunione familiare nella vita ultraterrena. Questo è un aspetto che non potevamo immaginare. Le fonti infatti non ne parlano. Noi abbiamo conoscenza solo delle pratiche legate a personaggi importanti. Qui invece troviamo schiavi, liberti, artigiani, gente semplice che lavorava per la casa imperiale, per gli orti imperiali, per la macchia di Augusto”.
I chiodi piegati
Assente in questa necropoli è l’elemento religioso. “Non sono documentate sepolture cristiane”, commenta Giandomenico Spinola. “È probabile però che ci fossero anche tombe di cristiani. Sono assenti anche le divinità olimpiche. Non mancano invece aspetti buffi, legati al singolo defunto: superstizioni, elementi scaramantici contro il malocchio o ad esempio troviamo oggetti particolari come i chiodi piegati: servivano a fissare per sempre la dimora del defunto nell'aldilà”.
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