"Il nunzio François Bacqué, servitore e ambasciatore"
L’Osservatore Romano
“Lo scorso 9 novembre l’arcivescovo François Bacqué ha concluso improvvisamente il suo pellegrinaggio terreno, lasciando questo mondo quasi in punta di piedi, com’era proprio della sua persona”. Con queste parole il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha ricordato il nunzio apostolico — morto una settimana fa a Roma — all’inizio dell’omelia durante le esequie celebrate in Vaticano ieri, giovedì 16 novembre, nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini.
Fedele servitore della Chiesa universale
“Con questa celebrazione — ha affermato il porporato — vogliamo anche ringraziare il Signore per il tanto bene che egli ha fatto, ricordandolo come figlio della Nazione francese e sacerdote dell’arcidiocesi di Bordeaux, ma anche come fedele servitore, per lunghi anni, della Chiesa universale e della Sede apostolica”. Il segretario di Stato ha delineato la figura e la missione di monsignor Bacqué: “Nato il 2 settembre 1936 a Bordeaux, fu ordinato sacerdote il 1° ottobre 1966. Laureatosi in Diritto canonico e in Scienze politiche, iniziò il servizio diretto alla Santa Sede svolgendo il suo lavoro nelle rappresentanze pontificie in Cina, Olanda e Cile. Dopo un periodo presso la Segreteria di Stato, nell’allora Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa, ritornò all’estero in Portogallo e in Danimarca”.
Servitore e ambasciatore
“Il 17 giugno 1988 san Giovanni Paolo II — ha ricordato il porporato — lo nominò pro-nunzio apostolico in Sri-Lanka, dove rimase per sei anni, affiancando l’episcopato nella promozione di varie iniziative ecclesiali e sociali, specialmente in aiuto alle popolazioni più bisognose. Nel 1994 divenne nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana e nel 2001 fu destinato come rappresentante pontificio nei Paesi Bassi: un ulteriore incarico che gli chiedeva ancora una volta la fatica di sradicarsi da un contesto ecclesiale e civile dove si era prodigato in favore della Chiesa e della popolazione”.“In ogni nuova missione a cui era chiamato dall’obbedienza”, il nunzio Bacqué “vide la volontà del Signore e un’ulteriore opportunità di generoso servizio al Vangelo, realizzando così il suo motto episcopale Servus et legatus, servitore e ambasciatore”. E “nella sua lunga esistenza, spesa senza riserve — ha continuato Parolin — egli profuse le sue doti umane e spirituali, suscitando ovunque amore alla Chiesa e al successore di Pietro”.
Il ministero del nunzio apostolico
“Animato dal dono e dalla chiamata alla santità, nostro fratello monsignor Bacqué ha accettato di andare laddove Dio ha voluto, distinguendosi sempre per la sua pronta disponibilità” ha detto il cardinale. E “la sua dipartita richiama alla nostra mente alcuni elementi richiesti dal singolare ministero di nunzio apostolico: la ricerca del Regno di Dio sopra ogni cosa, il compimento fedele del proprio dovere, una serena fiducia in Cristo in ogni circostanza e di fronte ai diversi e a volte travagliati eventi. Si tratta di servire la Santa Sede con dedizione, aderendo senza tentennamenti al Vangelo e al magistero della Chiesa, faro di luce e porto di salvezza per l’umanità”.
Il cordoglio del Papa
“Durante la sua vita, ricca di incontri e di esperienze, monsignor Bacqué è stato chiamato a testimoniare poi la virtù della pazienza”, ha aggiunto il segretario di Stato. “In ragione della sua missione — ha ricordato — conobbe persone di ogni estrazione sociale ed avvicinò culture fra loro tanto diverse, sforzandosi di agire con comprensione e con apertura al dialogo nei rapporti col prossimo. Si tratta di interagire con gli altri in modo delicato e rispettoso, perché ogni persona porta il proprio mistero, il proprio dolore, la propria ansia e la quotidiana pena”. “Nel porgere l’estremo saluto a questo nostro caro confratello — ha concluso Parolin — il pensiero va all’arcidiocesi di Bordeax, agli amici e a quanti lo hanno conosciuto e apprezzato. A tutti rinnovo i sentimenti di profondo cordoglio del Papa e della Santa Sede”.
La celebrazione delle esequie
Con il porporato hanno concelebrato, tra gli altri, l’arcivescovo Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali; l’arcivescovo Russo, segretario per le Rappresentanze pontificie; gli arcivescovi Travaglino e Canalini, nunzi apostolici; il vescovo di Amsterdam, monsignor Hendriks; il vescovo Mellino, segretario del Consiglio di cardinali; i monsignori Campisi, assessore per gli Affari generali, Wachowski, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, e Murphy, sotto-segretario per le Rappresentanze pontificie. Erano presenti i cardinali Mamberti e Marchetto e l’ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, Florence Magnin.
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