Peña Parra a Seoul: chiamati a essere “ponti” al servizio della famiglia umana
L’Osservatore Romano
Per la costruzione di una società di comunione e fraternità, non si deve mai dimenticare che l’amore e la pace “possono prevalere solo quando gli individui sono disposti a vivere e lavorare in comunione di intenti al servizio di obiettivi lungimiranti”: soltanto così si potrà garantire “un futuro di pace alle generazioni che verranno”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, durante la cerimonia di inaugurazione — svoltasi venerdì 17 novembre a Seoul — della mostra museale presso il santuario dei Martiri Seosomun.
La promozione della pace
Il sostituto – in visita nella Repubblica di Corea fino a sabato 18 – ha portato i saluti e la benedizione di Papa Francesco, il quale ha visitato il santuario nel 2014, nella fase iniziale della sua costruzione. Si tratta di un luogo molto caro ai cattolici coreani perché, “come la storia ci ricorda, è qui che molti dei vostri antenati hanno testimoniato la loro fede fino al martirio” ha evidenziato il presule. Il Pontefice, ha aggiunto Peña Parra, “segue da vicino la vita ecclesiale, politica e sociale di questa amata nazione, una terra che, nonostante momenti difficili e a volte tragici, ha avuto la forza di costruire un futuro prospero per i suoi figli, rimanendo fermamente impegnata a promuovere la pace e a costruire una civiltà dell’amore”.
Abbattere le barriere ed essere ponti
L’arcivescovo ha poi fatto notare che il tema della mostra — “Amore e pace per tutti” — è quanto mai appropriato “in quest’ora buia della storia”. Esso incoraggia ad abbattere le barriere puntando “all’amore e alla fraternità tra i popoli del mondo”, che sono chiamati, “nel piano di Dio, ad essere “ponti” al servizio di una famiglia umana che desidera vivere in armonia e in pace”. Il presule ha quindi ricordato “l’importante ruolo educativo svolto dai genitori e dagli anziani che, come ci ricorda spesso Papa Francesco, sono la memoria e le radici di un popolo”. In questo senso, “la loro saggezza è un’eredità preziosa per i giovani che si affacciano alla vita”. Chi è più anziano, ha osservato, “ha la responsabilità di sostenere e incoraggiare chi è giovane, ed è importante che i giovani non smettano mai di ascoltare gli altri, per imparare ad affrontare le sfide senza arrendersi e a perseguire sempre le vie dell’amore e della pace”.
Il legame con la Santa Sede
Riferendosi ai documenti esposti nella mostra, il sostituto ha osservato che essi testimoniano il legame tra la Repubblica di Corea e la Sede apostolica, e sono una testimonianza della particolare attenzione e benevolenza che quest’ultima ha mostrato verso il Paese asiatico. D’altra parte, essi dimostrano “chiaramente come, nel secolo scorso, la Sede apostolica si sia concretamente adoperata per consolidare sia le strutture ecclesiali locali sia per favorire le buone relazioni con le autorità governative”. In diversi modi l’esposizione attesta anche l’importanza della comunità cattolica coreana, “la vitalità delle sue vocazioni e il ruolo essenziale svolto dai laici che hanno evangelizzato questa Chiesa”.
La vocazione della Corea
Come ha ricordato recentemente il Papa, la comunità ecclesiale in Corea, sull’esempio di sant’Andrea Kim Taegon, è chiamata a riconoscere la sua vocazione e a vivere “una fede giovane”. I viaggi apostolici di san Giovanni Paolo II e di Papa Francesco, che si sono recati nel Paese come pellegrini di pace, “rimangono memorabili a questo proposito; quei momenti di grazia hanno favorito una “scossa dello Spirito” per il cattolicesimo coreano”. E in questa mostra, ha sottolineato il sostituto, “sono incluse anche numerose attestazioni della vicinanza e della sollecitudine pastorale che i Papi hanno mostrato per l’intera Penisola, compresa la recente decisione di celebrare la Giornata mondiale della gioventù 2027 a Seoul”.
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