Premio Ratzinger, Parolin: l'eredità di Benedetto XVI farà fruttificare la Chiesa
Michele Raviart – Città del Vaticano
Un atteggiamento a “muoversi volando alto con le due ali aperte della ragione e della fede, anche se sempre con umiltà, fatica e perseveranza”. È questa l’eredita, “viva e da far fruttificare nel cammino futuro della Chiesa", che lascia Benedetto XVI a poco meno di un anno dalla sua scomparsa. A sottolinearlo è il cardinale di Stato, Pietro Parolin, durante la consegna, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, del Premio Ratzinger 2023, prima edizione dopo la sua morte. “Un pastore e un maestro di fede” e “un esempio luminoso e coraggioso di dialogo”, lo ha definito Parolin, che ha ricordato il suo magistero “caratterizzato dalla consapevolezza della situazione culturale e spirituale del mondo”, delle tensioni tra i popoli e tra l’uomo e la creazione.
La continuita con Francesco
Temi e problemi, ha ricordato Parolin, di cui Benedetto XVI ha contribuito a comprendere le ragioni profonde e il cui sviluppo – si pensi all’enciclica Caritas in Veritate e alle sue influenze sulla Laudato si’ e Fratelli Tutti – è in forte continuità con il magistero di Francesco. Una guida anche nell’affrontare la crisi degli abusi sessuali dei membri del clero, ha ricordato il segretario di Stato, “di cui aveva già visto la gravità da cardinale prefetto e con cui dovette confrontarsi per tutto il tempo del pontificato”. “Lo fece - ha ribadito - con intima sofferenza, ma con umile rispetto per le vittime e della verità, orientando la Chiesa sulle vie dell’ascolto, della giustizia e del rigore, della conversione e della prevenzione”. Vedeva l’essenziale “con ordine e chiarezza”, ha ricordato ancora, fino alla “fragilità crescente della vecchiaia vissuta nella preghiera”. Lo stesso gesto della rinuncia è stata definito da Parolin, “una sintesi ammirabile di visione lucida e ragionevole della situazione, di responsabilità nell’esercizio del governo e di umiltà davanti a Dio e agli uomini”.
Blanco Sarto: ho sentito la musica del Mozart della teologia
I vincitori del Premo Ratzinger 2023, che è assegnato ogni anno dal 2011 dalla Fondazione vaticana omonima a “studiosi che si sono contraddistinti per particolari meriti nell’attività di pubblicazione e/o nella ricerca scientifica”, è stato consegnato, come era già noto, agli spagnoli Pablo Blanco Sarto e Francesc Torralba Roselló. Del primo, teologo all’università di Navarra, il cardinale Luis Ladaria, prefetto emerito del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha ricordato il volume La teologia di Ratzinger del 2011, dove “basta uno sguardo per farsi un’idea dell’ampiezza del pensiero di Ratzinger: La bellezza, la liturgia, la Chiesa, la persona, la fede, l’amore, il ministero, Maria, Gesù Cristo”. "Se lui è stato il Mozart della teologia, credo di aver ascoltato questa musica", ha affermato il professor Blanco Sarto, che ha dedicato gran parte del suo percorso di studi ad approfondire il pensiero del Papa teologo. "Quello mi ha colpito - ha affermato - è la dimensione vitale, esistenziale ed ermeneutica del suo pensiero”, insieme al realismo e “al linguaggio pienamente accessibile”.
Torralba Rosellò: ha ampliato il concetto di ragione
Nel corso degli anni, ha ricordato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Cultura, il Premio Ratzinger ha ampliato la sua dimensione dalla teologia alle arti, al diritto, alla sociologia e alla filosofia, ambiti tutti affrontati dal pensiero del Papa emerito. In questo senso va inteso il premio al filosofo Francesc Torralba Rosellò, professore all’università Ramon Llull di Barcellona. Ratzinger ha ampliato il concetto di ragione moderna, ha affermato il premiato, “aggiungendo la misura del dono e aggiungendo la gratuità”. La ragione, per Benedetto, non può essere riducibile solo al verificabile e allo sperimentale. Tutta la metafisica sarebbe esclusa, mentre fede e ragione sono fondamentali per la costruzione del domani.
Lombardi: ci ha insegnato a cercare e trovare la verità
“Joseph Ratzinger non ha mai inteso costruire un proprio sistema di pensiero o costituire una propria scuola, ma ci ha insegnato a cercare e trovare la verità con la forza della ragione e la luce della fede, conservando sempre la ragione 'aperta', nel dialogo fra le persone, le discipline e le grandi tradizioni religiose”, ha spiegato in apertura padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Ratzinger. “Nel tempo così drammatico che viviamo - ha proseguito padre Lombardi - sono la stessa dignità della persona e il senso della sua vita e del suo essere nel mondo a venir messi alla prova nei loro fondamenti” e in questo senso Papa Ratzinger “è stato ben consapevole delle possibilità e dei rischi del cammino dell’umanità, come pure della missione della Chiesa per la sua salvezza. Egli ci conduce ad entrare con umiltà e coraggio al livello più profondo, per trovare e ritrovare punti di riferimento comuni solidi e irrinunciabili”.
In mattinata la preghiera sulla tomba di Benedetto XVI e l'udienza da Francesco
Lombardi ha anche ricordato gli incontri che hanno preceduto la premiazione. In mattinata i presenti alla cerimonia si sono riuniti in preghiera nelle Grotte Vaticane, presso la tomba di San Pietro e la tomba di Benedetto XVI. "Abbiamo chiesto insieme al Signore - ha sottolineato il presidente della Fondazione - che lo ricompensi per il suo servizio, ma anche che il suo lascito spirituale e culturale continui a dare frutti preziosi per la Chiesa, per noi e per il bene dell’umanità. Pensiamo infatti che sia doveroso coltivare non solo nella riflessione culturale, ma anche nella comunione spirituale e nella preghiera, il senso della presenza viva e ispiratrice di questo nostro grande maestro e pastore”. Poi i premiati sono stati ricevuti da Papa Francesco.
Ieri 29 novembre si è svolto invece il primo appuntamento del progetto di studio “eredità di Benedetto XVI” alla Pontificia Università Gregoriana; si concluderà la prossima primavera in Indiana, negli Stati Uniti, sede del De Nicola Center dell’Università di Notre Dame, che ha organizzato l’evento e si aggiunge alla rete di atenei che collaborano con la Fondazione.
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